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venerdì 30 agosto 2019

Gratuità e Libertà


22a domenica del Tempo ordinario (C)
Siracide 3,19-21.30-31 • Salmo 67 • Ebrei 12,18-19.22-24a • Luca 14,1.7-14
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Va' a metterti all'ultimo posto
Davanti al Padre siamo grandi, da "esaltare":
non perché occupiamo un posto importante nella società, non perché siamo più giusti e migliori degli altri, non perché sappiamo fare i maestri e neanche perché ci sottovalutiamo;
ma:
se ci facciamo servi di tutti, stimiamo giovani e anziani, professori e analfabeti, credenti e non credenti uguali a noi, perché figli dello stesso Padre, ascoltiamo e impariamo anche dai fratelli che cercano insieme la verità e il bene, riconosciamo le doti e le capacità che abbiamo come doni di Dio da usare per il bene di tutti.

Il confronto comune con il Vangelo ci fa sentire tutti alla pari, ci fa riconoscere come dono di Dio le esperienze di amore nostre e degli altri, ci fa imparare ad ascoltare e a offrire le nostre idee senza imporle.

E allora: sappiamo stare davanti ai "capi" senza timore, davanti agli umili senza sentirci superiori, davanti a chi sbaglia convinti che sbagliamo anche noi? E superiamo la vergogna quando ci è chiesto di testimoniare la nostra fede agli altri?

Sarai beato perché non hanno da ricambiarti
È facile fare del bene a chi ci fa del bene, a chi è simpatico e lamentarsi se non riceviamo il ringraziamento e il contraccambio: in definitiva si ama ancora se stessi.
La gratuità e l'amore senza interesse, nella logica di Gesù, sono vie di realizzazione umana, che conducono a libertà: saper fare il bene anche a chi è noioso o antipatico; servire con amore marito o moglie o figli anche quando pretendono, non ringraziano, non danno una mano; pregare, partecipare all'Eucaristia e ai momenti di approfondimento del Vangelo anche quando ci sembra di non provare niente o solo noia; accogliere un incarico quando non vediamo immediatamente risultati o non riceviamo la collaborazione necessaria; fare bene un servizio che altri non vogliono fare...

Siamo in grado di individuare le persone del nostro ambiente da amare, che non possono darci il contraccambio? E quali sono i servizi che potremmo svolgere nel quartiere, nella città, in parrocchia, anche se non sempre avremo il contraccambio?

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11) - (28/08/2016)
(vai al testo)
 Chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11) - (01/09/2013)
( vai al testo…)
 Sarai beato perché non hanno da ricambiarti (Lc 14,14) - (20/08/2010)
(vai al post "La beatitudine della gratuità")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La gioia di chi dà non per interesse (26/08/2016)
  Umiltà e Gratuità (23/08/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 7.2016)
  di Marinella Perroni (VP 7.2013)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione: "Invito al banchetto", Bernadette Lopez)

venerdì 23 agosto 2019

Uno sguardo universale


21a domenica del Tempo ordinario (C)
Isaia 66,18b-21 • Salmo 116 • Ebrei 12,5-7.11-13 • Luca 13,22-30
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Appunti per l'omelia

Sforzatevi di entrare per la porta stretta
L'unico problema serio è la "salvezza", che si completa oltre la morte, ma inizia già nella storia della vita. Salvarsi è possibile a tutti, ma non basta avere un desiderio vago del "paradiso" o partecipare formalmente ai riti o anche affermare di conoscere Gesù e la sua Parola.
La gioia piena è frutto del passaggio per la "porta stretta": accogliere e vivere la Parola di Gesù, in tutte le sue esigenze, che appaiono a volte altrettante "porte strette", soprattutto le molteplici espressioni dell'amore ai fratelli: un amore aperto a tutti, che sa fare il primo passo, che non ricambia il male col male, che non pretende il rendiconto, che è casto, povero, misericordioso, che ricerca e costruisce la "pace"…
Scrive, infatti, l'evangelista Giovanni: «Noi siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli».

Verranno da Oriente e da Occidente ... siederanno a mensa…
Nella comunione col Padre si realizza anche la piena comunione fra gli uomini, in una pienezza di gioia e di festa.
Un duro colpo alla falsa sicurezza degli Ebrei e anche dei Cristiani: Dio chiama da tutte le nazioni, l'unica condizione per ottenere la salvezza è la conversione.
Proprio per questo Gesù propone un impegno radicale, senza sconti. Chi non si sforza, chi non lotta a tempo debito, con uno stile di vita conforme al Vangelo, si autoesclude dalla salvezza.
Il "pianto e stridore di denti" coincide con il rimorso, la disperazione, la delusione cocente di chi riconosce, troppo tardi, d'aver perduto l'unico bene che lo avrebbe fatto felice.
Nel cammino verso la salvezza non ci sono privilegi o corsie preferenziali. La salvezza è un dono, a cui non si ha diritto. Un dono che si riceve con gratitudine e al tempo stesso con un'accoglienza libera e responsabile.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sforzatevi di entrare per la porta stretta (Lc 13,30)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Vi sono ultimi che saranno primi (Lc 13,30) - (21/08/2016)
(vai al testo)
 Sforzatevi di entrare per la porta stretta (Lc 13,24) - (25/08/2013)
( vai al testo…)
 Sforzatevi di entrare per la porta stretta (Lc 13,24) - (20/08/2010)
(vai al post "Gesù è la porta")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Gesù ci riconosce da "suo odore" (19/08/2016)
  La porta della felicità (23/08/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 7.2016)
  di Marinella Perroni (VP 7.2013)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: "La porta stretta", Bernadette Lopez)

venerdì 16 agosto 2019

Radicalità


20a domenica del Tempo ordinario (C)
Geremia 38,4-6.8-10 • Salmo 39 • Ebrei 12,1-4 • Luca 12,49-53
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Appunti per l'omelia

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?
Gesù è "venuto a gettare fuoco sulla terra", una "parola" che non lascia tranquilli e fa guerra all'egoismo e alla chiusura. Vivere il Vangelo può far incontrare incomprensioni, critiche o derisioni: siamo chiamati ad andare controcorrente, nella direzione delle Beatitudini.
Anche l'amore per il padre o la madre, per il marito o la moglie, per il figlio o la figlia non può prendere il posto dell'amore per Gesù: anzi, l'amore per la persona più cara trova in Lui la sua pienezza.
Le incomprensioni e le divisioni in famiglia possono nascere perché ci si sente offesi per non essere al primo posto e non si capisce che Gesù possa essere al "centro" come datore di verità e di libertà.
Ma è amore squisito per la famiglia creare l'ansia e il desiderio di Dio come Padre, un "tesoro" che non si contrappone agli altri beni, ma li fa apprezzare nel loro reale significato.

Come mai questo tempo non sapete giudicarlo?
Gesù si lamenta che usiamo meno premura e interesse per capire che cosa il Padre ci fa capire oggi che per le altre cose.
E oggi nel mondo da una parte constatiamo il bisogno urgente di unirsi: solo insieme si possono affrontare i problemi dell'ecologia, delle migrazioni, delle comunicazioni, delle guerre. Dall'altra parte si sente il bisogno di non mortificare le identità: rinascono i nazionalismi e le tradizioni locali.
Come cristiani abbiamo un modello tutto nostro: Dio-Trinità, dove la massima distinzione (il Padre non è il Figlio, il Figlio non è lo Spirito Santo) si sposa con la massima unità (i tre sono un solo Dio in piena comunione di vita).
La soluzione più vera per i problemi di oggi passa attraverso l'unità costruita nella diversità. Siamo chiamati a collaborare ad una "comunità perfetta", dove non tutto è perfetto, ma si accetta, si rispetta e si ama l'altro diverso da sé, sperimentando che solo nella comunione si trova la realizzazione della singola persona e del singolo gruppo.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra (Lc 12,49)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Sono venuto a gettare fuoco sulla terra (Lc 12,49) - (14/08/2016)
(vai al testo)
 Sono venuto a gettare fuoco sulla terra (Lc 12,49) - (18/08/2013)
( vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Quel fuoco che rompe la falsa pace (12/08/2016)
  Fuoco che tutto trasforma (09/08/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 6.2016)
  di Marinella Perroni (VP 7.2013)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: "Divisione", Bernadette Lopez)

giovedì 15 agosto 2019

La festa del nostro corpo


15 agosto – Maria assunta in Cielo in corpo e anima

È la festa del nostro corpo: bello, segnato dagli anni; femminile, maschile; piegato dalle fatiche, fresco d'infanzia; vigoroso, provato dalla malattia: avremo per sempre il nostro corpo.
Non siamo angeli e Dio stesso ha voluto abitarne uno e trasferirlo nel seno della Trinità, in modo che tutto sia eterno e cielo e terra si fondano insieme.
E dopo Cristo doveva essere una donna a portare il suo corpo nell'eternità, senza né tempo né spazio, dove Dio è "tutto in tutti": per farci sapere che sarà così anche per noi.
La misericordia è lo sguardo con cui il Padre ci scruta: nessuno sfuggirà alla sua misericordia.
C'è un posto per il nostro corpo nel suo regno, come accade a Maria.
Basta accettare l'invito e abbandonarci con gratitudine.
Le rughe del corpo e dell'anima le guarirà Lui!

(Testo inviatomi dall'amico diacono Paolo Longo)

martedì 13 agosto 2019

Abbiamo un Padre che ci aspetta con amore


Assunzione della B.V. Maria
Apocalisse 11,19;12,1-6.10 • Sal 44 • 1Corinzi 15,20-26 • Luca 1,39-56
(Visualizza i brani delle Letture - Messa del Giorno)
(Vedi anche i brani delle Letture della Messa vespertina nella vigilia)

Appunti per l'omelia

Riporto le parole di papa Francesco all'Angelus del 15 agosto 2015.

Oggi la Chiesa celebra una delle feste più importanti dedicate alla Beata Vergine Maria: la festa della sua Assunzione.
Al termine della sua vita terrena, la Madre di Cristo è salita in anima e corpo al Cielo, cioè nella gloria della vita eterna, nella piena comunione con Dio. L'odierna pagina del Vangelo (Lc 1,39-56) ci presenta Maria che, subito dopo aver concepito Gesù per opera dello Spirito Santo, si reca dall'anziana parente Elisabetta, anch'essa miracolosamente in attesa di un figlio. In questo incontro pieno di Spirito Santo, Maria esprime la sua gioia con il cantico del Magnificat, perché ha preso piena coscienza del significato delle grandi cose che si stanno realizzando nella sua vita: per mezzo di lei giunge a compimento tutta l'attesa del suo popolo.
Ma il Vangelo ci mostra anche qual è il motivo più vero della grandezza di Maria e della sua beatitudine: il motivo è la fede. Infatti Elisabetta la saluta con queste parole: «Beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). La fede è il cuore di tutta la storia di Maria; lei è la credente, la grande credente; lei sa - e lo dice - che nella storia pesa la violenza dei prepotenti, l'orgoglio dei ricchi, la tracotanza dei superbi. Tuttavia, Maria crede e proclama che Dio non lascia soli i suoi figli, umili e poveri, ma li soccorre con misericordia, con premura, rovesciando i potenti dai loro troni, disperdendo gli orgogliosi nelle trame del loro cuore. Questa è la fede della nostra Madre, questa è la fede di Maria!
Il Cantico della Madonna ci lascia anche intuire il senso compiuto della vicenda di Maria: se la misericordia del Signore è il motore della storia, allora non poteva «conoscere la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita» (Prefazio).
Tutto questo non riguarda solo Maria. Le "grandi cose" fatte in lei dall'Onnipotente ci toccano profondamente, ci parlano del nostro viaggio nella vita, ci ricordano la meta che ci attende: la casa del Padre. La nostra vita, vista alla luce di Maria assunta in Cielo, non è un vagabondare senza senso, ma è un pellegrinaggio che, pur con tutte le sue incertezze e sofferenze, ha una meta sicura: la casa di nostro Padre, che ci aspetta con amore.
È bello pensare questo: che noi abbiamo un Padre che ci aspetta con amore, e che anche la nostra Madre Maria è lassù e ci aspetta con amore.
Intanto, mentre trascorre la vita, Dio fa risplendere «per il suo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza» (ibid.).
Quel segno ha un volto, quel segno ha un nome: il volto luminoso della Madre del Signore, il nome benedetto di Maria, la piena di grazia, perché ha creduto nella parola del Signore: la grande credente! Come membri della Chiesa, siamo destinati a condividere la gloria della nostra Madre, perché, grazie a Dio, anche noi crediamo nel sacrificio di Cristo sulla croce e, mediante il Battesimo, siamo inseriti in tale mistero di salvezza.
Oggi tutti insieme la preghiamo, perché, mentre si snoda il nostro cammino su questa terra, lei rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi, ci rischiari la strada, ci indichi la meta, e ci mostri dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del suo seno. E diciamo insieme: O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente(Lc 1,49) (15/08/2018)
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 L'anima mia magnifica il Signore(Lc 1,46) (15/08/2017)
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 Beata colei che ha creduto (Lc 1,45) (15/08/2015)
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 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49) (15/08/2014)
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 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49) (15/08/2013)
(vai al testo…)
 L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46) (15/08/2012)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
 Saper "vedere" le meraviglie di Dio (14/08/2018)
 La vittoria definitiva sul "drago" delle nostre paure di morte (14/08/2017)
 In Maria splende il nostro luminoso destino (13/08/2016)
 Come Maria… (13/08/2015)
 La "cose grandi" compiute da Dio (14/08/2014)
 Gioia e gratitudine immensa (14/08/2013)
 La meraviglia del Cielo (14/08/2012)

Vedi anche i post:
 Maria Assunta, sintesi dell'umanità realizzata (15/08/2011)
 Il nostro luminoso destino (15/08/2010)


Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2018)
  di Cettina Militello (VP 6.2017)
  di Luigi Vari (VP 7.2016)
  di Luigi Vari (VP 7.2015)
  di Gianni Cavagnoli (VP 7.2014)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Marinella Perroni (VP 7.2012)
  di Marinella Perroni (VP 7.2011)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Claudio Arletti (VP 7.2009)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno A)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno B)
  di Enzo Bianchi (Vol. Anno C)

(Illustrazione: Giovanni Lanfranco, La Gloria Celeste con la Vergine, 1625 - 1628, affresco, Cupola della Basilica di Sant'Andrea della Valle, Roma.)

venerdì 9 agosto 2019

Il "tesoro"


19a domenica del Tempo ordinario (C)
Sapienza 18,6-9 • Salmo 32 • Ebrei 11,1-2.8-19 • Luca 12,32-48
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore
Il Vangelo ci porta a scoprire di avere un "tesoro": il Padre! Al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno: di fronte a questo tesoro, tutti gli altri beni acquistano il senso di doni da condividere tra fratelli, che si riconoscono "figli" dello stesso Padre.
Per questo, è "disonesto" chi si fa padrone, e non amministratore, dei beni che possiede: usa solo per sé ciò che è di tutti. Non è giusto che uno possieda più del necessario e l'altro sia nella povertà, proprio perché siamo "fratelli". In questa luce va ripensato il senso stesso della "giustizia" anche da un punto di vista umano.
Il segreto per far proprio il "tesoro nei cieli" ed entrare nella comunione stessa di un Dio che è Trinità, dove tutto è di tutti, è distribuire e condividere i beni, a partire dai poveri.
Abbiamo un "tesoro" per eccellenza da non tenere solo per noi e far circolare: il Vangelo, la "notizia bella". I più poveri tra i poveri sono le persone che vivono senza avere il Padre per riferimento, e per questo non sanno amare, cercano la felicità dove non c'è. Ogni famiglia dovrebbe essere il primo luogo in cui si condivide questo tesoro.
E noi ci sentiamo "disonesti", se facciamo spese inutili e non diamo niente in solidarietà? E sentiamo davvero che è povero chi non conosce Gesù?

Siate simili a coloro che aspettano il padrone
Gesù pone un legame stretto tra l'aspettare l'incontro con Lui e il vivere come amministratori dei beni di Dio. Chi è certo della vita oltre la morte, dell'incontro con Gesù risorto, della gioia per sempre nella comunione di Dio-Trinità, scopre che la rinuncia ad un'apparente gioia immediata, la capacità di condividere e di servire sono ottimi guadagni. Aspettare Gesù è vivere il Vangelo nella dimensione che non viene meno: come in cielo così in terra.
Gesù ci chiede di preparare il futuro non solo per un futuro oltre la morte, il cielo, ma per una realtà di vita da realizzare nella storia: il cammino dell'umanità chiamata ad essere una sola "famiglia". Solo dalla condivisione dei beni, materiali e spirituali, si può generare una nuova economia, una nuova politica, una pace duratura.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese (Lc 12,35)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Anche voi tenetevi pronti (Lc 12,40) - (07/08/2016)
(vai al testo)
 Dov'è il vostro tesoro, sarà anche il vostro cuore (Lc 12,34) - (11/08/2013)
( vai al testo…)
 Fatevi un tesoro sicuro nei cieli (Lc 12,33) - (06/08/2010)
(vai al post "Il nostro tesoro")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Dio viene e si pone a servizio della mia felicità! (05/08/2016)
  La fede di quel "piccolo gregge" (09/08/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 6.2016)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: "Vegliare", Bernadette Lopez)

venerdì 2 agosto 2019

La vera "furbizia"


18a domenica del Tempo ordinario (C)
Qoèlet 1,2;2,21-23 • Salmo 89 • Colossesi 3,1-5.9-11 • Luca 12,13-21
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Di' a mio fratello che divida con me l'eredità
L'eredità è dono dell'amore e del sacrificio dei genitori per i figli ed è un invito non solo a ricordarli con riconoscenza, ma a vivere in comunione tra fratelli. A volte diventa, invece, come un diritto e causa di conflitto.
Gesù richiama al fatto che i beni della terra sono una "eredità" che il Padre ci dona come segno del suo amore, da condividere con i fratelli: tutto è di tutti.
Se ci limitiamo a "godere" le cose, la salute, le capacità, il denaro, le comodità, i mezzi offerti dalla tecnica moderna, essi diventano tentazioni per dimenticare Dio, per rinchiuderci in noi stessi, per cercare la sicurezza nell'accumulo. Se vediamo tutto come dono di Dio, allora ogni cosa diventa occasione per ricordare e ringraziare il Padre, per condividere e far circolare i beni, per far crescere la fraternità.
Allora chiediamoci: le ricchezze spirituali e materiali sono veramente per noi un "dono" del Padre da condividere con tutti? Come guardiamo i "ricchi": con invidia? o pensiamo che, in fin dei conti, si può essere cristiani e ricchi?

Non arricchisce davanti a Dio
Il ricco si gode una "pensione" guadagnata con fatica, ma è "stolto", sciocco e incosciente. Trascura l'affare più importante: l'incontro con Dio-Padre e con i fratelli.
Il Vangelo, in definitiva, è una scuola di sapienza: "arricchirsi" sì, ma "davanti a Dio". Il primo passo è il confronto continuo, personale e in gruppo, con la Parola di Dio: essa ci richiama all'essere "amministratori" dei beni, che sono di tutti perché di Dio, al dono scoperto come guadagno, al limitarci al necessario e al far crescere ciò che doniamo.
Se accogliamo anche ciò che costa per stare con Gesù e vivere il suo Vangelo, lo scopriamo vivo, lo sperimentiamo come il tesoro più grande e sentiamo davvero che in Lui la vita diventa più vera e più libera.

Giovanni Crisostomo, il santo vescovo di Costantinopoli del V secolo, diceva ai suoi fedeli: «Si dirà da parte di qualcuno: "Io non sono né monaco né anacoreta, ho moglie e figli e mi prendo cura della mia famiglia". Ecco la grande piaga dei nostri tempi: credere che la lettura del Vangelo sia riservata soltanto ai religiosi e ai monaci... È un grande male non leggere i libri che recano la parola di Dio, ma ve n'è uno peggiore: credere che questa lettura sia inutile... Non ascoltare la parola di Dio è causa di fame e di morte».

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Tenetevi lontani da ogni cupidigia (Lc 12,15)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 La vita non dipende da ciò che si possiede (Lc 12,15) - (31/07/2016)
(vai al testo)
 Arricchire presso Dio (Lc 12,21) - (04/08/2013)
( vai al testo…)
 La vita non dipende da ciò che possiedi (Lc 12,15) - (30/07/2010)
(vai al post "La libertà del dono")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La vita non dipende da ciò che possiedo (26/07/2016)
  L'unico mio bene (02/08/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 6.2016)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: "Il ricco stolto", Bernadette Lopez)

giovedì 1 agosto 2019

Dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore


Parola di vita – Agosto 2019

«Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12, 34)
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

Il "cuore" è ciò che abbiamo di più intimo, nascosto, vitale; il "tesoro" è ciò che ha più valore, che ci dà sicurezza per l'oggi e per il futuro. Il "cuore" è anche la sede dei nostri valori, la radice delle nostre scelte concrete; è il luogo segreto in cui ci giochiamo il senso della vita: a cosa diamo veramente il primo posto? Quale è il nostro "tesoro", per il quale siamo capaci di trascurare tutto il resto?
Nella società consumistica di stampo occidentale, tutto ci spinge ad accumulare beni materiali, a concentrarci sui nostri bisogni, a disinteressarci delle necessità altrui, in nome del benessere e dell'efficienza individuale.
Eppure già l'evangelista Luca, in un contesto culturale molto diverso, riporta queste parole di Gesù, come un insegnamento decisivo ed universale, per uomini e donne di ogni tempo e di ogni latitudine.

«Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore».

Il vangelo di Luca sottolinea con forza la necessità di una scelta radicale, definitiva e tipica del discepolo di Gesù: è Dio Padre il vero Bene, ciò che deve occupare tutto il cuore del cristiano, sull'esempio di Gesù stesso. Questa scelta esclusiva porta con sé l'abbandono fiducioso al Suo amore e la possibilità di diventare davvero "ricchi", perché figli di Dio ed eredi del suo Regno.
È una questione di libertà: non farci possedere dai beni materiali, ma piuttosto esserne noi realmente i padroni. La ricchezza materiale, infatti, può occupare il "cuore" e generare una crescente ansia di possedere ancora, una vera e propria dipendenza. L'elemosina invece, a cui siamo esortati in questo brano del vangelo [1], è una questione di giustizia, dettata dalla misericordia, che alleggerisce il "cuore" e apre all'uguaglianza fraterna. Ogni cristiano personalmente e tutta la comunità dei credenti possono sperimentare la vera libertà attraverso la condivisione dei beni, materiali e spirituali, con quanti ne hanno bisogno: è questo lo stile di vita cristiano che testimonia la vera fiducia nel Padre e mette fondamenta solide alla civiltà dell'amore.

«Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore».

Per liberarci dalla schiavitù dell'avere, è illuminante il suggerimento di Chiara Lubich: «Perché Gesù insiste tanto sul distacco dai beni, fino a farne una condizione indispensabile per poterlo seguire? Perché la prima ricchezza della nostra esistenza, il tesoro vero è Lui! [...] Egli ci vuole liberi, con l'anima sgombrata da ogni attaccamento e da ogni preoccupazione, così da poterlo amare veramente con tutto il cuore, la mente e le forze. [...] Ci chiede di rinunciare agli averi anche perché vuole che ci apriamo agli altri [...]. Il modo più semplice di "rinunciare" è "dare".
Dare a Dio amandolo. [...] E per dimostrargli quest'amore amiamo i nostri fratelli e sorelle, pronti a giocare tutto per loro. Anche se non ci può sembrare, abbiamo tante ricchezze da mettere in comune: abbiamo affetto nel cuore da dare, cordialità da esternare, gioia da comunicare; abbiamo tempo da mettere a disposizione, preghiere, ricchezze interiori da mettere in comune; abbiamo a volte cose, libri, vestiti, automezzi, soldi [...] Doniamo senza troppi ragionamenti: "Ma questa cosa mi può servire in tale o tal altra occasione [...]". Tutto può essere utile, ma intanto, assecondando questi suggerimenti, si infiltrano nel nostro cuore tanti attaccamenti e si creano sempre nuove esigenze. No,cerchiamo di avere soltanto quello che occorre. Facciamo attenzione a non perdere Gesù per una somma accantonata, per qualche cosa di cui possiamo fare a meno»
 [2].

Marisa ed Agostino, sposati da trentaquattro anni, raccontano: «Dopo otto anni di matrimonio tutto andava a gonfie vele: la casa e il lavoro erano proprio come li desideravamo, ma arriva la proposta di trasferirci dall'Italia in un Paese dell'America Latina, per sostenere una giovane comunità cristiana. Entrambi, fra le mille voci della trepidazione, dell'incognita per il futuro, delle persone che ci dicevano che eravamo pazzi, ne sentivamo una in particolare, che ci dava una grande pace: quella di Gesù che ci proponeva: "Vieni e seguimi". L'abbiamo fatto. Così ci siamo trovati in un ambiente completamente diverso da quello a cui eravamo abituati. Ci mancavano tante cose, ma sentivamo che in cambio ne trovavamo altre, come la ricchezza del rapporto con tante persone. È stata fortissima anche l'esperienza della Provvidenza: una sera avevamo organizzato una piccola festa ed ogni famiglia portava qualcosa di tipico per la cena. Noi eravamo appena tornati da un viaggio in Italia con un bel pezzo di formaggio parmigiano. Combattuti fra il desiderio di condividerne una parte con le famiglie e il pensiero che presto saremmo stati nuovamente senza, ci siamo ricordati la frase di Gesù: "Date e vi sarà dato..." (Lc 6,38). Ci siamo guardati e ci siamo detti: abbiamo lasciato la patria, il lavoro, i parenti, ed ora ci attacchiamo ad un pezzo di formaggio. Ne abbiamo tagliato un pezzo e lo abbiamo portato. Due giorni dopo suona il campanello di casa: era un turista che non conoscevamo, amico di nostri amici, che ci portava un pacco da parte loro. Apriamo: era un grosso pezzo di parmigiano. Quella promessa di Gesù: "...una misura scossa e traboccante vi sarà versata in grembo" è proprio vera».

Letizia Magri

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[1] Cf. Lc 12, 33.
[2] C. Lubich, Parola di Vita settembre 2004, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma, 2017) pp. 729-731.


Fonte: Città Nuova n. 7/Luglio 2019
(Illustrazione: acquarello di Maria Cavazzini Fortini)