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sabato 29 febbraio 2020

Cenere e vita



Mi hai fatto dono della vita e dell'amore,
mi hai affidato la pace e il perdono,
hai messo nelle mie mani la passione per la giustizia,
mi hai reso responsabile della gioia e del futuro del mondo.

Ho deciso di fare a modo mio, di testa mia
e tutto è partito in fumo
a causa della mia indifferenza, della mia scarsa volontà.
É quello che io riconosco
come il "mio peccato".

Ecco, Signore, quello che resta,
le ceneri della bellezza passata,
le ceneri del tuo progetto irrealizzato,
le ceneri di una fraternità che era possibile,
le ceneri della tua immagine che avevi posto dentro di me.

Ma per te niente è irrimediabile:
tu puoi rendere anche alle ceneri
la forza di germogliare
e di far spuntare la vita.

Ecco perché oggi vengo a te come un povero:
le mie mani sono vuote di risultati e di frutti.
Ecco perché oggi vengo a te come un pellegrino:
la polvere della strada si è attaccata ai vestiti
ma soprattutto al mio cuore.
Ed ecco perché oggi vengo a te con fiducia:
anche dalle mie ceneri tu puoi far rinascere la vita.

E allora prenderò le ceneri
le spargerò sulla mia terra
perché possa un giorno donare frutto.
Le prenderò sulla fronte o nelle mani
così come si accoglie una promessa di vita.
Se tutti vedono le ceneri del fallimento,
io penserò all'inizio di una vita nuova.

(T.G.)

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La poesia, dono di un amico

venerdì 28 febbraio 2020

La fonte della felicità


1a domenica di Quaresima (A)
Genesi 2,7-9;3,1-7 • Salmo 50 • Romani 5,12-19 • Matteo 4,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Che cos'è "conversione"? Guardare nella direzione di Dio (vertere = guardare verso), credendo che Dio non è "geloso" della nostra felicità e il suo comando non è una minaccia alla nostra libertà. Nella storia si ripresenta la "tentazione" di Adamo e di Eva (cfr. 1° lettura); ma chi non guarda verso Dio non riesce neppure più a guardare a se stesso: «Si accorsero di essere nudi», privi di quel rapporto di comunione che è vita e felicità.

Se sei Figlio di Dio…
Gesù nel deserto è colui che rimette al centro della vita il rapporto col Padre: Satana tenta esattamente su questo, non su qualche particolare dell'esistenza.
"Se sei Figlio di Dio": è un "potere" di cui disponi, non un "rapporto" che vivi, usalo allora per soddisfare le tue necessità vitali e quelle dell'umanità. Tu puoi farlo, non dipendi dal Padre. Ma la "Parola" ("Sta scritto…"), in cui il Padre si esprime, è il solo "alimento" che dà senso agli altri alimenti.
"Se sei Figlio di Dio": usa il tuo potere per compiere gesti spettacolari con cui conquisterai la gente. "Gettati giù...": è pur sempre una manifestazione di fiducia in Dio. Ma non è la fiducia del "figlio", è piuttosto mettere Dio alla prova: non c'è bisogno di forzare Dio a dimostrare al figlio che lo ama.
Se non riconosci il tuo "potere", provo a sollecitarti con un altro: il mio. Io posso prendere il posto di Dio: adora me. Ma l'Avversario viene smascherato: non sei Dio, sei "Satana"!
Le proposte di Satana sono apparentemente sagge e suggestive. Corrispondono al buon senso, alla concezione corrente, all'attesa di un messianismo facile e trionfalistico.

"Adora il Signore Dio tuo, a Lui solo rendi culto": ogni volta che siamo tentati di mettere qualcos'altro al posto di Dio o prima di Lui, ripetiamo in fondo al cuore: "Adora Dio solo!".

Sta scritto…
La "tentazione" ha accompagnato Gesù lungo tutto il suo ministero, raggiungendo una violenza inaudita nella Passione: Satana, il grande nemico - non un simbolo, ma una presenza reale, personale, anche se misteriosa - cerca di separare Gesù dal Padre boicottando il disegno di Dio. Ma Gesù, perseverando nella sua scelta controcorrente, rimane fedele fino alla morte.
I credenti in Gesù non possono pretendere che sia loro risparmiata la prova. L'affrontano, però, nella certezza che il loro Signore ha vinto Satana. Gesù rimane accanto a noi e ci insegna a pregare il Padre: "Non abbandonarci alla tentazione", non lasciarci soccombere alla tentazione di tradirti, di perdere la fede, di essere diversi da come Tu ci vuoi: figli.
Da Gesù impariamo con quale strategia vincere ogni forma di tentazione: "Sta scritto!". Il segreto è il rapporto vivo con la Parola di Dio. Gesù resta fedele alla volontà del Padre e tale volontà la legge nella Scrittura. Ad ogni attacco del diavolo risponde citando la Scrittura: non è una schermaglia di parole, ma la precisa volontà di lasciarsi muovere e misurare dalla Parola. Spesso, quando sentiamo forte la tentazione - dell'avere, del valere, del potere - basta lasciar risuonare dentro di noi una Parola, per trovare la forza di resistere e di unirci a Lui, unico Signore.
Ogni parola, in fondo, non fa che riecheggiare: "Sei tu, Signore, l'unico mio bene!".

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sta scritto: non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato (Mt 4,1) - (05/03/2017)
(vai al testo…)
 Non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4) - (09/03/2014)
(vai al testo…)
 Non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4) - (13/03/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Tentati, come Cristo; ma pronti a servire come angeli (03/03/2017)
  Il riscatto dalla nostra fragilità (07/03/2014)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2020)
  di Cettina Militello (VP 2.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2.2014)
  di Marinella Perroni (VP 2.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: La tentazione del pane, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2017)


mercoledì 26 febbraio 2020

Vivere nel Cuore del Padre


Mercoledì delle Ceneri

Inizio questo cammino di conversione con l'esigenza sempre più impellente di radicarmi in ciò che non passa, in un cammino di più intensa comunione col Padre, che "nel segreto" legge il cuore oltre ogni interferenza.
«Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,6).
Un cammino serio: non lasciarmi condizionare dalle cose esterne, né dalle preoccupazioni; chiudere la porta… e restare in filiale colloquio con l'Abba. In Lui getto ogni preoccupazione con la certezza di essere accolto, ascoltato ed esaudito… in un «dialogo cuore a cuore, da amico ad amico, (come scrive papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima di quest'anno)... una preghiera che prima di essere un dovere, esprime l'esigenza di corrispondere all'amore di Dio, che sempre ci precede e ci sostiene. Il cristiano, infatti, prega nella consapevolezza di essere indegnamente amato. La preghiera potrà assumere forme diverse, ma ciò che veramente conta agli occhi di Dio è che essa scavi dentro di noi, arrivando a scalfire la durezza del nostro cuore, per convertirlo sempre più a Lui e alla sua volontà».
Camminare con la gioia di poter testimoniare al mondo la potenza dell'amore di Dio, attento ai poveri «senza che la sinistra sappia quel che fa la destra» (cf. Mt 6,3), felice solo di essere visto e benedetto dal Padre.
È l'augurio reciproco all'inizio di questo cammino verso la Pasqua del Signore, dove la morte è vinta e la gioia è piena!

venerdì 21 febbraio 2020

Figli del Padre... come il Padre


7a domenica del Tempo ordinario (A)
Levitico 19,1-2.17-18 • Salmo 102 • 1 Corinzi 3,16-23 • Matteo 5,38-48
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Porgi l'altra guancia… lascia anche il mantello… amate i vostri nemici…
Gesù, Dio-con-noi e uomo nuovo, insegna ai suoi discepoli la nuova legge del Vangelo, che sostituisce per sempre la legge del vecchio uomo: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico".
Le esigenze di questo comandamento "nuovo" sembrano a volte quasi impossibili. Non è forse più facile aggredire chi ci aggredisce e amare chi ci ama? Questa è la voce dell'anima umiliata.
Ecco perché l'amore di carità è un precetto insolito, che apre ad un nuovo orizzonte umano la civiltà antica e ogni civiltà possibile. Visto da questo orizzonte, l'uomo, ogni uomo, appare creato a immagine e somiglianza di Dio e non più formato secondo una natura disuguale e arbitraria. Liberato dal peccato e rinnovato dall'azione dello Spirito, l'uomo, ogni uomo, è il tempio in cui risplende lo Spirito del Dio che è Padre e che ama l'uomo per se stesso.
Il Vangelo di questa domenica sembra a prima vista il vangelo dei deboli, di coloro a cui manca il coraggio di farsi vedere forti. «A chi mi dà un cazzotto io ne do due, a chi mi vuole "fregare", io gliela faccio vedere, a chi mi prende in giro, io di giri gliene faccio fare due, a chi mi chiede qualcosa, io gliene chiedo il doppio ...». È un po' l'idea del mondo: «Attento all'altro, fatti furbo, nessuno ti dà niente per niente ...!».
La logica di Gesù è una logica dura ma della durezza del diamante: fragile e nello stesso tempo dura (il diamante è il materiale più duro del pianeta e nello stesso tempo fragile), una logica capace di incidere in profondità, come la punta del diamante incide nel ferro, ma rispettosa della libertà dell'uomo. Ci vuole coraggio a "porgere l'altra guancia": rimanere in silenzio davanti a chi ti insulta, continuare ad essere amico di chi ti ha tradito, rischiare ancora una volta per chi ti ha voltato le spalle, in una parola: rispondere al male con il bene!

Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro
C'è un oltre, nella logica di Gesù, un orizzonte diverso, nuovo: un modo di pensare, di comprendere, di vivere che è su un piano diverso, eppure rispondente alle esigenze più profonde dell'anima! Nella logica del mondo si vive attaccando: è la legge apparente del più forte, che tuttavia genera paura, perché non ci si fida mai fino in fondo dell'altro, ci si sente perseguitati, perennemente in conflitto.
«Avete inteso che fu detto, ma io vi dico…»: il centro di gravità non sono più io, ma l'altro con me, l'altro che scopro uguale a me, dono che il Padre vuole farmi. In questa logica ci si ritrova se stessi, con una capacità d'amore impensata, perché è la stessa di Dio: «perfetti come il Padre».

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Amate i vostri nemici (Mt 5,44)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Amate i vostri nemici (Mt 5,44) - (19/02/2017)
(vai al testo…)
 Siate perfetti come il Padre vostro celeste (Mt 5,48) - (23/02/2014)
(vai al testo…)
 Siate perfetti come il Padre vostro celeste (Mt 5,48) - (20/02/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
Perfetti "come " il Padre (17/02/2017)
Il vero compimento della Legge (21/02/2014)

Vedi anche il post:
Perfetti come il Padre (25/02/2014)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2020)
  di Cettina Militello (VP 1.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2.2014)
  di Marinella Perroni (VP 2.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione di Bernadette Lopez: "A chi vuole toglierti la tunica…")

venerdì 14 febbraio 2020

La "nuova" Legge


6a domenica del Tempo ordinario (A)
Siracide 15,15-20 • Salmo 118 • 1 Corinzi 2,6-10 • Matteo 5,17-37
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Avete inteso … ma io vi dico"
L'ideale religioso degli Ebrei devoti consisteva nell'osservare la legge, attraverso la quale si realizzava la volontà di Dio. Meditare, adempiere la legge, era per l'Israelita la sua "eredità", "una lampada per i suoi passi", suo "rifugio", la sua "pace" (cfr. Sal 119). Gesù è la pienezza della legge perché egli è la parola definitiva del Padre (Eb 1,1). Paolo ci dice che "chi ama il suo simile ha adempiuto la legge ... Pieno compimento della legge è l'amore" (Rm 13,8-10). Ed è anche in questo senso che Gesù è la pienezza di ogni parola che esce dalla bocca di Dio: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito ... perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,16-17).
Il cristiano è prima di tutto il discepolo di Gesù, non colui che adempie la legge. I farisei erano ossessionati dalla realizzazione letterale e minuziosa della legge; ma ne avevano completamente perso lo spirito. Di qui la parola di Gesù: "Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei ...".
L'amore non è prima di tutto un sentimento diffuso per fare sempre quello di cui abbiamo voglia, ma al contrario il motore del servizio del prossimo, secondo i disegni divini. Ed è per questo che Gesù enumera sei casi della vita quotidiana - oggi ne vediamo i primi quattro - in cui si manifesta questo amore concreto: riconciliarsi con il prossimo, non commettere adulterio neanche nel desiderio, non divorziare da un matrimonio valido, avere un parlare trasparente...
Il contrasto con i criteri che reggono il mondo attuale non potrebbe essere maggiore. E per quali valori i cristiani scommetterebbero?

Sono venuto a dare pieno compimento
Di tutto ciò che già conosciamo, della legge antica che i nostri padri ci hanno insegnato, Gesù non toglie nulla, ma ci fa fare un passo oltre quella legge. Non è sufficiente non uccidere, non commettere adulteri, non spergiurare... Se ci pensiamo già "giusti", osservanti della legge antica, Gesù ce ne propone una nuova, che non abolisce l'antica, ma fa fare un salto, un salto di qualità, di grandezza, di identità, di pienezza, un salto di compiutezza. Gesù ci dice una cosa che ci ripete sempre: «Non fermarti alla legge, supera la legge con l'Amore, compi il primo passo verso l'altro, fa' come fa il Padre, ama per primo!».
A Matteo, l'evangelista, sta a cuore un desiderio: costruire la comunità cristiana, comunicare una fede vera, vissuta nella verità di rapporti sinceri, cordiali. Non vuole costruire una comunità di persone farisaiche, che osservano la legge a di sopra di tutto, ma senza amore, senza carità. No, meglio imperfetti senza una mano, un occhio, cioè persone che sanno riconoscere la loro debolezza davanti ai fratelli e chiedono aiuto. Una comunità che non punta il dito verso chi sbaglia, ma ha il coraggio di farsi incontro all'altro, di dare fiducia, speranza: «Cosa c'è che non va? Cosa ti preoccupa? Posso fare qualcosa per te?». Una comunità che è come una mano tesa, non un dito puntato, una comunità che si fa grembo di accoglienza, non portone chiuso per i diversi, una comunità dove ci si riconosce fratelli e non estranei.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Va' prima a riconciliarti (Mt 5,24)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Fu detto agli antichi... ma io vi dico... (Mt 5,21) - (12/02/2017)
(vai al testo…)
 Sia il vostro parlare "Sì,sì", "No, no" (Mt 5,37) - (16/02/2014)
(vai al testo…)
 Sia il vostro parlare: "Sì,sì", "No, no" (Mt 5,37) - (13/02/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Andare al cuore della legge per far fiorire la persona (10/02/2017)
La giustizia che ha la sua radice in Dio (14/02/2014)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2020)
  di Cettina Militello (VP 1.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 1.2014)
  di Marinella Perroni (VP 1.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione di Bernadette Lopez)

mercoledì 12 febbraio 2020

Per un cammino di santità


I numeri dell'annata 2019 della rivista Il Diaconato in Italia avevano come tema di fondo "Diaconato e chiamata alla santità".
Nel dare il mio contributo alla rivista ha cercato di tracciare un percorso per un cammino di vita spirituale diaconale.
I quattro interventi:

Nella kenosi di Cristo il nostro cammino di santità, nel numero monografico dal titolo Il ministero diaconale tra santità e parresia.
«[…] Gesù nel suo grido di abbandono si mostra come la "chiave" del nostro "essere per gli altri", che è il nostro cammino di santità. Questo dono, accolto nella fede, diventa via all'unione con Dio e diventa cammino che ci porta a partecipare della vita stessa di Dio, in Gesù. Ora, per accogliere in sé bisogna essere il "nulla", come Gesù nel suo abbandono. E sul nulla tutti possono scrivere... Questo è il modo genuino di accostarci agli altri, il segreto della nostra carità: essere "nulla" di fronte ad ogni prossimo per stringere a sé in lui Gesù che ha detto: "Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). E come scrive san Paolo: "Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno" (1Cor 9,22). […]
La nostra santità, dunque, il nostro personale rapporto con il Signore, si realizzerà attraverso questa strada, nell'amore al fratello nel quale vediamo realmente il volto di Cristo, e di Cristo sofferente, cercando di acquisire quelle virtù che sono tipiche di chi "ama Dio, che non vede, nel fratello che vede". […]».

Farsi santi nel nostro servizio al prossimo, in Nella diaconia agli ultimi il ministero di santità dei diaconi.
«[…] Il cammino di santità del diacono passa attraverso l'esercizio di quella carità che lo rende prossimo ad ogni fratello, soprattutto l'ultimo e il più bisognoso. E nel servizio affina le virtù tipiche di ogni cammino di santità: l'umiltà, la povertà, il distacco da sé, la perfezione della carità, l'unione con Dio. L'unione con Dio, alimentata nella preghiera, trova la sua "continuità" nel Dio incontrato ed amato nei prossimi che è chiamato a servire e per i quali vuole donare la propria vita. […]
L'amore al prossimo vissuto nell'imitazione di Cristo, quando è ricambiato, diventa reciproco, attuando così le parole di Gesù: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). Ora esiste un luogo privilegiato, oltre alla famiglia, dove poter sperimentare il dono dello Spirito nella reciprocità della carità, per poter poi uscire con maggior frutto a servizio del prossimo: la comunità diaconale. Essa "è un balsamo che sostiene e stimola la generosità nel ministero», dove il diacono può «sperimentare la collaborazione fraterna e la condivisione spirituale" (cf. Ratio 76), il luogo dove poter vivere e rinnovare continuamente la reciproca carità, in un cammino di santità fatto "insieme". […]».

Reciprocità: beatitudine del servire (Le Beatitudini: tra discernimento e formazione la santità diaconale)
«Il cammino di santità che il diacono è chiamato a percorrere ha nella dimensione del servizio la sua necessaria ed essenziale espressione, la sua icona nella lavanda dei piedi secondo l'esempio di Gesù, "Maestro e Signore". Sappiamo, inoltre, che "Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cos’è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita" (GE 63). […]
Matteo e Luca riportano un elenco di beatitudini a cui si fa normalmente riferimento, mentre Giovanni ne elenca soltanto due, quella detta a Tommaso e rivolta ai futuri discepoli ("beati quelli che non hanno visto e hanno creduto", Gv 20,29) e quella che riguarda il servizio, dove Gesù dichiara beati i discepoli che si laveranno i piedi gli uni gli altri sull'esempio del Maestro (cfr. Gv 13,17). […]
Se i cristiani sono quelli che amano il Signore senza averlo visto (cf. 1Pt 1,8), è pur vero che noi desideriamo il suo volto nella speranza di contemplarlo faccia a faccia nel "giorno del Signore". Tuttavia, in questa "assenza del volto" che nessuno può compiutamente riempire, il Signore ci ha lasciato tracce del suo volto, impronte di una presenza impresse ancora e sempre in un volto che, per essere percepito, richiede un itinerario e soprattutto degli occhi capaci di scorgere dietro un volto umano il suo Volto. "Chi accoglie voi accoglie me" (Mt 10,40) ha detto Gesù agli apostoli; e, in altra occasione: "Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).
Queste parole ci fanno comprendere che non si può amare Dio che non si vede, se non si ama il fratello che si vede (cf. 1Gv 4,20). Anche da questi pochi accenni è possibile cogliere il legame che intercorre tra le due beatitudini riportate da Giovanni: il prossimo è come il tramite per poter sperimentare ed entrare nella beatitudine offerta da Gesù. […]
La seconda beatitudine, poi, è legata direttamente al servizio, ed in modo speciale al "servizio reciproco" ("…anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri"). […] "…Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica" (cf. Gv 13,1-5.12-17). […] L'imitazione che Gesù ci chiede non consiste nel ripetere pedestremente il suo gesto, anche se è bene averlo sempre presente come esempio a cui continuamente ispirarsi. Consiste, piuttosto, nel comprendere che imitare Gesù significa che noi, come cristiani, abbiamo senso se viviamo "per" gli altri, se comprendiamo la nostra esistenza come un servizio reso ai fratelli. […]
(Questo comporta una spiritualità di comunione, una spiritualità del "noi"). Anzi, la "mistica del noi" di cui parla papa Francesco…. In questa via della comunione si cammina insieme e si raggiunge l'unione con Dio "in cordata", uniti gli uni agli altri come membri di un medesimo corpo, avendo stabilito con i fratelli e le sorelle rapporti improntati alla mutua e continua carità, secondo il monito di san Pietro: "Soprattutto conservate tra voi una fervente carità" (1Pt 4,8). L'incontro con gli altri diventa così un momento di raccoglimento in Dio e il rapporto con loro una fonte di grazia e di unione con il mistero della Trinità. […]
La nostra condivisione, sul modello di quella di Cristo, è data da un reale "portare i pesi gli uni degli altri" (cf. Gal 6,2), condizione essenziale per far sì che il nostro servizio rivolto agli altri diventi, da dimensione unidirezionale, un servizio reciproco, in cui possiamo "lavarci i piedi gli uni gli altri". Non c'è, infatti, comunione vera se non si accetta di entrare nella vita dell'altro e se non si consente all'altro di entrare nella nostra».

Termina questo percorso con un contributo su Maria modello della nostra diaconia (Il ministero diaconale tra santità e missionarietà)
«[…] Se il diacono "è costituito icona vivente di Cristo Servo" (Ratio 11), il suo cammino di santità non può essere disgiunto da un rapporto speciale con Maria, la "Serva del Signore". […]
Nel Direttorio, al n. 57, si legge: "Quest'amore particolare alla Vergine, Serva del Signore, nato dalla Parola e tutto radicato nella Parola, si farà imitazione della sua vita [di Maria]. Sarà questo un modo per introdurre nella Chiesa quella dimensione mariana che molto si addice alla vocazione del diacono". Il diacono è chiamato quindi ad esprimere il suo servizio ecclesiale nella "diaconia della Parola". E ci chiediamo: come Maria può indicarci uno stile originale, alieno da ogni clericalismo, per portare a tutti la Parola, che è Gesù, in uno stile tipicamente diaconale?
Maria non è venuta per predicare, ma per dare Gesù al mondo. Questa è la vera opera di Maria, dare Gesù al mondo. Il Vangelo ci mostra Maria in questo atteggiamento, unico: "Serbava tutte queste cose nel suo cuore" (cf. Lc 2,19; Lc 2,51). Quel "silenzio pieno" emana un fascino speciale per un'anima che guarda a Maria come ad un modello a cui ispirarsi: quel suo "silenzio" così importante per noi che siamo chiamati a parlare per evangelizzare, sempre allo sbaraglio, lanciati fuori nelle periferie… Anche Maria ha parlato. E ha dato Gesù. Nessuno mai al mondo fu evangelizzatore più grande, nessuno ebbe mai parola come lei che diede alla luce il Verbo incarnato! E Lei "tacque" in quel particolare servizio alla Parola, dove sempre la parola deve poggiare su un silenzio, come un dipinto sullo sfondo. Maria tacque perché creatura, perché il "nulla" non parla. Ma su quel "nulla" parlò Gesù e disse: Se stesso!».

(Immagine: Gli si fece vicino, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, aprile 2010)

venerdì 7 febbraio 2020

Donare sapore e luce alla storia umana


5a domenica del Tempo ordinario (A)
Isaia 58,7-10 • Salmo 111 • 1 Corinzi 2,1-5 • Matteo 5,13-16
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Gesù si rivolge in modo diretto ai suoi discepoli e con immagini rapide e significative ricorda loro ciò che sono e ciò che sono chiamati ad essere.

Voi siete il sale della terra
Il sale è un mezzo per conservare gli alimenti (specialmente il pesce, in Palestina), preserva dalla degenerazione. "Alleanza di sale" nell'A.T. è "alleanza che dura".
Il sale è condimento che dà sapore alle vivande.
Come dire: i cristiani sono quelli che col Vangelo annunziato e vissuto salvano la società dalla degenerazione, dall'andare in frantumi. Sono coloro che portano il gusto di vivere, danno un sapore e senso nuovo al cammino spesso sfiduciato che gli uomini stanno facendo.

Voi siete la luce del mondo
Gli uomini antichi sapevano bene cosa vuol dire trovarsi al buio: quando sopraggiunge il buio, tutto si blocca, la vita in qualche modo si paralizza, non sai più dove andare. Anche il mondo è immerso nel buio, gli uomini sono disorientati, perché non comprendono l'enigma del loro destino e della storia. Da qui l'angoscia, il pessimismo diffuso... e, in certi casi, la disperazione.
In questo mondo una luce brilla: i discepoli di Gesù. Più precisamente, Gesù non parla di "una" luce, ma afferma che i discepoli sono "la" luce. E ciò perché Lui stesso è la "luce" (Gv 8,12). I cristiani non brillano di luce propria, ma è il Cristo Luce che risplende in loro e attraverso di loro.
Essi sono la "città posta sul monte", la nuova Gerusalemme dei profeti, che brilla e attrae tutti i popoli (cfr. Is 2,2-5), in cui la sorgente della luce è il Signore stesso presente in essa. Sono "lampade sul lucerniere per far luce a tutti quelli che sono nella casa": e la casa è il mondo intero.
Se questo sono i cristiani, quando non svolgono nei confronti della società la loro funzione, hanno perso la loro identità. Come il sale, quando diventa "insipido", come la luce, quando si spegne o si riduce a lucignolo, invece che essere necessari, diventano una presenza superflua e inutile.

Risplenda la vostra luce davanti agli uomini … vedano le vostre opere buone
Il semplice annuncio verbale del Vangelo è insufficiente: il Vangelo è un "fatto", la lieta notizia che Dio si è manifestato Amore in Gesù, il Cristo. Si è luce quando il Vangelo lo si "fa": soltanto l'amore è credibile. Quando la vita è trasformata dal Vangelo, diventa "vangelo" che tutti possono leggere e ascoltare: nessuno può sottrarsi alla luce che emana dalla vita.
È sul piano delle "opere" che si decide la missione della Chiesa e dei cristiani. Le "opere" sono gli atti di misericordia (cfr. Mt 25,35), ma, più propriamente, è l'adesione costante alla volontà di Dio, per cui la vita intera nelle sue molteplici espressioni diventa opera buona.
Ecco la strategia missionaria più efficace e alla portata di tutti, per provocare gli uomini a «glorificare il Padre», a riconoscerlo come Padre, permettendogli di manifestare in loro la sua presenza d'amore. Tale missione tutti i credenti nel Cristo sono chiamati ad attuarla, anche quelli che non fossero in grado di portare un annuncio diretto: lo faranno con la qualità della loro vita, intessuta di opere buone, anzi "belle", come dice il testo originale, in quanto in esse si manifesta qualcosa della "gloria" di Dio. Gesti, anche piccoli, che piacciono perché sono un capolavoro non solo di bontà, ma di bellezza: «La vostra vita grida più forte delle vostre parole» (Madre Teresa di Calcutta).
«Siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce», dice Paolo (Ef 5, 8-9).
Ogni giorno può essere ricco di opere buone, anzi belle: ciò che le rende luminose è l'amore gratuito.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Voi siete il sale della terra... e la luce del mondo (Mt 5,13.14) - (05/02/2017)
(vai al testo…)
 Vedano le vostre opere buone (Mt 5,16) - (09/02/2014)
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  Vedano le vostre opere buone (Mt 5,16) - (06/02/2011)
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Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Essere sempre nell'amore: …e siamo sale e luce (03/02/2017)
Il nostro vero essere per gli altri (07/02/2014)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 2.2020)
  di Cettina Militello (VP 1.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 1.2014)
  di Marinella Perroni (VP 1.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica


(Illustrazione di Bernadette Lopez)

giovedì 6 febbraio 2020

Il ministero diaconale tra santità e missionarietà







Il diaconato in Italia n° 217
(luglio/agosto 2019)

Il ministero diaconale tra santità e missionarietà





ARTICOLI
Una spiritualità missionaria per il nostro tempo (Giuseppe Bellia)
Diaconi, eucarestia e missione (Giovanni Chifari)
La missione rivela il mistero dell'incarnazione: la Bibbia cinese di p. Allegra (Giuseppe Bellia)
Il ministero diaconale tra santità e missionarietà (Andrea Spinelli)
Il servizio missionario del diacono (Francesco Giglio)
Il diacono in cammino tra santità e missionarietà (Gaetano Marino)
La Chiesa nella «missione di servizio» (Enzo Petrolino)
Il frutto di un cammino sinodale (Paola Castorina)
Maria, modello della nostra diaconia (Luigi Vidoni)

SCHEDE
Lumen Gentium, la sorgente di ogni spinta missionaria
La missionarietà della Chiesa Ad Gentes
Il contenuto della missione della Chiesa: Evangelii Nuntiandi
Le domande della Redemptoris missio
Gli orientamenti per un mondo che cambia (2000-2010)
La vita buona del Vangelo (2010-2020)
Missione e sinodalità nella Chiesa

RASSEGNE E TESTIMONIANZE
Chiara ed Enrico
Gianluca, per gli amici Gian (Marco D'Agostino)
L'aquila e il passero (Maurizio Patriciello)
Matrimonio e diaconato (Roberto De Capitani)


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mercoledì 5 febbraio 2020

Le Beatitudini: tra discernimento e formazione la santità diaconale







Il diaconato in Italia n° 216
(maggio/giugno 2019)

Le Beatitudini: tra discernimento e formazione la santità diaconale





ARTICOLI
Discernere Cristo Gesù e non i tempi degli uomini (Giuseppe Bellia)
Il diacono e la sua missione nella Chiesa (II) (Gualtiero Baassetti)
Alla luce delle beatitudini: il primato dello "spirituale" nel discernimento e nella formazione (Giovanni Chifari)
Il diacono suscitatore di beatitudini (Giorgio Agagliati)
Con Cristo nel cuore, nella famiglia, nel lavoro (Luca Garbinetto)
Beati i perseguitati (Maria Pina Rizzi)
Reciprocità: beatitudine nel servire (Luigi Vidoni)
La forza della testimonianza dei diaconi: le beatitudini (Andrea Spinelli)
Vivere secondo le beatitudini (Enzo Petrolino)
La santità diaconale attraverso le beatitudini (Gaetano Marino)
Le beatitudini: discernimento e scuola di santità (Francesco Giglio)

RASSEGNE E TESTIMONIANZE
In dialogo con un eremita (Hierotheos Vlachos)
La predica è efficace quan do parlano le opere (S. Antonio di Padova)
Visitare gli infermi (Beniamino Depalma)
Rafforzare l'ecumenismo del popolo (Thomas Lyden)
Giovanni Alessandro Burigana (Mauro Barsi)


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martedì 4 febbraio 2020

Nella diaconia agli ultimi il ministero di santità dei diaconi







Il diaconato in Italia n° 215
(marzo/aprile 2019)

Nella diaconia agli ultimi il ministero di santità dei diaconi





ARTICOLI
Se il servire viene dallo Spirito (Giuseppe Bellia)
Il diacono e la sua missione nella Chiesa (I) (Gualtiero Bassetti)
Parlare all'uomo e alla storia (Giovanni Chifari)
La santità e il bello del vivere (Pierantonio Tremolada)
Il servizio che santifica (Andrea Spinelli)
Nella diaconia ai poveri il mistero di santità dei diaconi (Enzo Petrolino)
Farsi santi nel nostro servizio al prossimo (Luigi Vidoni)
Il diacono chierico non clericale (Giorgio Agagliati)
La diaconia: dono, ministero e servizio per gli ultimi (Francesco Giglio)

RASSEGNE E TESTIMONIANZE
San Demetrio di Tessalonica
Diacono e missione nella Chiesa (Pasquale Violante)
Carmeli ambulanti (Luca Garbinetto)
Diaconi santi e beati (Lorenzo Bortolin)
XXIII Settimana Biblica Nazionale a Caserta (CAB)


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sabato 1 febbraio 2020

La fede, dono da chiedere con perseveranza


Parola di Vita - Febbraio 2020
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità» (Mc 9,24) [1].

Gesù è in cammino verso Gerusalemme, accompagnato dai discepoli. Ha già cominciato a prepararli all'appuntamento decisivo: il rifiuto da parte delle autorità religiose, la condanna a morte da parte dei romani e la crocifissione, alla quale seguirà la risurrezione.
È un argomento duro da comprendere per Pietro e gli altri che lo hanno seguito, ma il Vangelo di Marco ci accompagna in questa progressiva scoperta della missione di Gesù: compiere la salvezza definitiva dell'umanità attraverso la fragilità della sofferenza.
Durante il percorso, Gesù incontra tante persone e si fa vicino ad ognuno nelle sue necessità. Adesso lo vediamo accogliere il grido di aiuto di un padre, che gli chiede di guarire il proprio bambino in grave difficoltà, probabilmente epilettico.
Perché il miracolo si realizzi, Gesù, a sua volta, chiede qualcosa a questo padre: avere fede.

Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità».

La risposta del padre, pronunciata ad alta voce davanti alla folla che si è raccolta intorno a Gesù, è apparentemente contraddittoria. Quest'uomo, come spesso anche noi, sperimenta la fragilità della fede, l'incapacità di riporre pienamente fiducia nell'amore di Dio, nel suo progetto di felicità su ognuno dei suoi figli.
D'altra parte, Dio dà fiducia all'uomo e non opera nulla senza il suo contributo, senza il suo libero sì. Egli chiede la nostra parte, anche se piccola: riconoscere la Sua voce nella coscienza, fidarci di Lui e metterci ad amare a nostra volta.

Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità».

Molta parte della cultura in cui siamo immersi esalta l'aggressività in tutte le sue forme come l'arma vincente per raggiungere il successo.
Il Vangelo invece ci presenta un paradosso: riconoscere la nostra debolezza, i limiti, le fragilità come punto di partenza per entrare in relazione con Dio e partecipare con Lui alla più grande delle conquiste: la fraternità universale.
Gesù, con tutta la sua vita, ci ha insegnato la logica del servizio, la scelta dell'ultimo posto. È la posizione ottimale per trasformare l'apparente sconfitta in una vittoria non egoistica ed effimera, ma condivisa e duratura.

Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità».

La fede è un dono, che possiamo e dobbiamo chiedere con perseveranza, per collaborare con Dio ad aprire strade di speranza per tanti.
Ha scritto Chiara Lubich: «Credere è sentirsi guardati e amati da Dio, è sapere che ogni nostra preghiera, ogni parola, ogni mossa, ogni avvenimento triste o gioioso o indifferente, ogni malattia, tutto, tutto, tutto [...] è guardato da Dio. E se Dio è Amore, la fiducia completa in Lui non ne è che la logica conseguenza. Possiamo avere allora quella confidenza che porta a parlare spesso con Lui, a esporgli le nostre cose, i nostri propositi, i nostri progetti. Ognuno di noi può abbandonarsi al suo amore, sicuro di essere compreso, confortato, aiutato. [...] "Signore - possiamo chiedergli -, fammi rimanere nel tuo amore. Fa' che mai un attimo io viva senza che senta, che avverta, che sappia per fede, o anche per esperienza, che Tu mi ami, che Tu ci ami". E poi, amando. A furia di amare, la nostra fede diventerà adamantina, saldissima. Non soltanto crederemo all'amore di Dio, ma lo sentiremo in maniera tangibile nel nostro animo, e vedremo compiersi "miracoli" attorno a noi» [2].

Letizia Magri

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[1] Per questo mese, la Parola di Dio che proponiamo è la stessa che un gruppo di cristiani di varie Chiese della Germania, ha scelto di vivere lungo tutto l'anno.
[2] C. Lubich, Parola di Vita ottobre 2004, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5, Città Nuova, Roma, 2017) p. 732-734.


Fonte: Città Nuova n. 1/Gennaio 2020