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giovedì 31 dicembre 2009

L'abbraccio di Dio


Si chiude il 2009 e mi viene spontaneo ripercorrere i vari momenti di questo anno passato; momenti di gioia, di sofferenza, di slancio, di inerzia…
In questo periodo del Natale il pensiero va al meraviglioso evento che ha squarciate le tenebre che ci attanagliano: quella Luce "che viene nel mondo e che illumina ogni uomo". L'abbiamo vista, l'ho vista quella Luce; e l'abbiamo accolta, sia pur nei limiti che ci contraddistinguono.
E un grazie sgorga sincero dal profondo del cuore perché non è possibile dimenticare l'abbraccio di Dio per noi, di quel Dio che si è fatto come me per potermi abbracciare. Ogni avvenimento, coscientemente vissuto, è un abbraccio di quel Dio che mi ama oltre ogni misura; un abbraccio delicato, molto spesso forte, che spesso fa male: ma è il Suo abbraccio… paterno e materno insieme.
Alle volte sento qualcuno che mi dice, di fronte a situazioni particolari, dolorose, che "O si crede… o non si crede… La fede o c'è o non c'è…".
Ma io sono convinto che la fede non è una verità astratta, intellettuale, per cui posso dire "credo o non credo a quella cosa…". La fede investe tutta l'esistenza: è un affidarsi totalmente a Dio, è consegnare la mia vita a Lui, prestando "fede" alla sua Parola, credendo al suo Amore. E questo coinvolge tutta la vita: mi interpella giorno per giorno in un continuo e progressivo perdermi in Lui.
La fede nasce, per dono di Dio, cresce, si sviluppa e giunge a maturazione… fino a quando vedrò "faccia a faccia" e non più "in visione" Colui a cui abbiamo prestato fede tutta la vita. E lo ameremo senza veli.



lunedì 28 dicembre 2009

Come il Padre ha amato me… (3)


È uscito il terzo (3. inverno: le sfide) dei quattro volumetti, pubblicati dall'editrice Città Nuova, dal titolo Come il Padre ha amato me…, 365 pensieri per l'anno sacerdotale, per accompagnare giorno per giorno il cammino di questo anno.

Gli argomenti di questo terzo volume riguardano le sfide che il sacerdote (e come lui anche il diacono) è chiamato ad affrontare: egli è "Testimone di Gesù vivo", "Icona dell'unitrinità", "Sacerdote e… vittima", come sottolineato nei sottotitoli.

«Le sfide del relativismo filosofico e morale - si legge nella Prefazione -, dello scientismo e tecnicismo che tendono ad esorcizzare temi di fondo quali la sofferenza e la morte, dell'individualismo a volte esasperato, della chiusura alla progettazione del futuro, del prevalere, in politica, degli interessi personali o partitici o nazionali… ci avvolgono talvolta in un'apparente impotenza.
Il presbitero, che dovrebbe essere il segno di qualcosa di "assoluto", in questo contesto si ritrova, non di rado, a porsi domande di fondo: "Per chi ho dato la vita? A che serve il mio ministero? Come rapportarmi con le persone? Come trovare e far trovare una unità di vita?".
(…)
Il Dio "Padre" dell'uomo Gesù e di ogni uomo non è una realtà dimostrabile se non con l'accoglienza dell'amore che da Lui ci viene offerto in Gesù. E dall'accoglienza della sua "paternità" non può non discendere una "fraternità" che si traduce in regole di vita personali e in un modello di società che va oltre la cura dei propri interessi.
(…)
Le sfide proposte dall'umanità di oggi provocano, in definitiva, a ritrovare la "sfida delle sfide": un "Amore" che non si limita ad offrire delle "leggi" di vita, ma è in se stesso la "legge della vita"».

Come per gli altri due volumetti, riporterò i pensieri sul mio sito di testi e documenti.

venerdì 25 dicembre 2009

Seminare la speranza


Vieni di nuovo, o Signore,
a nascere su questa povera terra,
su questo suolo di miseria,
dove non piove la verità.

Vieni ad accendere le stelle
che l'egoismo ha spento,
vieni a seminare la speranza
nei campi dove è seccata.

Vieni a dominare i superbi
installati sui loro troni,
ed a restituire a quanti soffrono
il prezzo del loro lavoro.

Vieni come la luce dell'aurora
dopo la lunghissima notte
a illuminare le strade
dove gli uomini non si conoscono.

Vieni a riunire i fratelli
intorno alla stessa fiamma
e ad aprire nuove vie
al sangue che circola nelle nostre vene.

(Pedro Jorge da Cruz, Brasile)

mercoledì 23 dicembre 2009

Dio, nostro fratello

25 dicembre 2009 – Natale del Signore

Parola da vivere

La Parola è diventata carne e ha abitato fra noi (Gv 1,14)


"Troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia".
Ogni bambino che nasce dice amore, amore che ci sorprende.
E il Natale è una sorpresa: Dio diventa uomo, si fa bambino e viene ad abitare fra noi, è uno di noi, come noi: è nostro fratello. Qui la sorpresa diventa commozione e adorazione.
Con Maria, la madre, ci chiniamo ad adorarlo, con gli angeli cantiamo "Gloria a Dio", con i pastori portiamo doni.
Natale solo per un giorno? Natale non è un’occasione per sentirci buoni, amanti della famiglia. È l’opportunità che ci viene offerta per essere cristiani. Natale continua a portare nel mondo fraternità e speranza, è un fatto capace di regalare un po’ di stupore a chi sa ascoltare, accogliere e amare. Pertanto in questo Natale nessuno si senta solo, abbandonato, emarginato, orfano.
Nessuno ci sfiori invano. Diffondiamo amore, ravviviamo i rapporti, portiamo la pace e la gioia. Che tutti sentano, attraverso il nostro amore, che Gesù è nato per tutti.
Lui non ha fatto distinzioni tra buoni o cattivi, ricchi o poveri, credenti o non credenti, connazionali o extracomunitari.
A Natale tutti possiamo dire con gioia: "Dio mi ama immensamente".

Testimonianza di Parola vissuta


Quest'anno volevamo che fosse un Natale diverso per tutti noi e in particolare per i nostri figli e i nostri nipoti, che si aspettavano tanti doni, specialmente dagli zii.
Così un giorno abbiamo detto loro che il più grande regalo di Natale era Gesù e che lo si poteva amare nei poveri, donando loro la somma destinata dagli zii ai regali. Essi hanno accettato con gioia.
La vigilia ci siamo ritrovati tutti insieme nella nostra casa e con loro abbiamo scritto un biglietto di auguri a Douglas (un bambino adottato a distanza da alcune famiglie nostre amiche) e abbiamo compilato due vaglia postali: uno per Douglas e uno per i bambini terremotati.
Figli e nipoti hanno voluto provvedere loro stessi tutti insieme al versamento dei soldi, e in massa hanno invaso l'ufficio postale per la spedizione, sotto il sorriso compiaciuto degli impiegati.

(C.S., Italia)


(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, esperienza in parrocchia)

venerdì 18 dicembre 2009

Il modello del nostro servizio

20 dicembre 2009 – 4a domenica di Avvento (C)

Parola da vivere

Ha guardato alla bassezza della sua serva (Lc 1,48)


Il Vangelo ci presenta la scena dell'incontro, tra Maria ed Elisabetta. Maria, umile e piccola "serva", diventa il tipo di fede e di amore di tutti noi.
E Maria in questo intenso clima di amore prorompe in un inno di lode a Dio che ha fatto cose grandi, perché ha trovato in lei un cuore disponibile: "ha guardato alla bassezza della sua serva".
Intorno a noi vediamo tanta sofferenza, indifferenza e tristezza. Tutti attendono il Natale, stanno preparando la festa, sono tutti indaffarati, ma per chi? Gesù viene per tutti, a tutti vuoI far sentire il suo amore.
Se il Natale non ci porta ad avvicinarci a Dio, è una festa che non ci riguarda.
In fondo, il Natale è un Dio che 'mantiene la parola' e cerca gente disponibile, come Maria, che si aggrappi a questa parola.
Dio dice: "Eccomi". Sarebbe paradossale che noi non ci facessimo trovare, dicendo con tutto il cuore: "Vieni, Signore Gesù".
Anche noi in questi giorni, se siamo docili alla parola di Dio, sull'esempio di Maria, possiamo - con la nostra fede e il nostro amore - portare in noi Gesù e, con Gesù, la gioia e la serenità a tante persone.

Testimonianza di Parola vissuta


Con altre famiglie e giovani avevamo organizzato una festa per le persone di una zona emarginata della città. Per questo avevamo proposto ai nostri figli di dare qualche loro giocattolo per fare felici quei bambini poveri.
I ragazzi hanno accolto l'idea con gioia. Quel giorno abbiamo messo nel centro della loro stanza un grande sacco dove ognuno, liberamente, poteva mettere tutto ciò che voleva. È stato bellissimo perché alla fine hanno messo anche i giocattoli a cui erano affezionatissimi e ognuno faceva il tifo per l'altro nei momenti di titubanza perché riuscisse ad essere generoso.
Fra i giocattoli c'era anche un orsacchiotto che mi era stato regalato tempo addietro. Ad un certo punto i bambini guardandomi hanno detto: "Anche questo si mette, vero?" Ed io d'impulso: "Ma questo no!".
I tre, con occhi meravigliati, mi hanno guardato. Per me è stata una vera e propria lezione di fronte alla loro grande spontanea generosità.

(O.N., Messico)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, esperienza in parrocchia)

venerdì 11 dicembre 2009

Chiamati alla gioia

13 dicembre 2009 – 3a domenica di Avvento (C)

Parola da vivere

Rallegratevi sempre nel Signore! (Fil 4,4)


Il cristiano è "chiamato" alla gioia.
Lo so. Qualcuno esibirà un sorriso di scetticismo nel sentir parlare di una vocazione alla gioia.
Sarà smentito però dalla parola di Dio: "Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti", è l'imperativo di san Paolo alla comunità di Filippi.
Oggi il mondo ha bisogno di cristiani contenti, testimoni della gioia. Così tutti potranno vedere attraverso la nostra affabilità e serenità che il Signore è già in noi e con noi.
Fa pensare ciò che un ateo diceva a un prete: "Io ho bisogno di vedervi sempre tristi. Allora mi sento tranquillo e mi convinco una volta di più che Dio non esiste. L'unico momento che nutro dei dubbi, in cui comincio a sospettare che non sono tutte frottole che raccontano in chiesa, e che Dio può esistere, è quando vi vedo contenti".
Siamo preparati ad annunciare la 'buona notizia' con la nostra vita?
La predicazione di Giovanni Battista è esigente. La sua è una parola che esige una conversione interiore, una piena disponibilità, e vale per tutti.
Quella del cristiano non è una gioia qualsiasi. Per sperimentare la gioia, il credente sa che deve uscire da se stesso per aprirsi a Dio e ai fratelli. Ci viene quindi proposto uno stile di vita più sobrio, la condivisione dei nostri beni con i più poveri e disperati della terra. Gesù per primo prova grande gioia nell'attesa di potersi incontrare nel Natale con ciascuno di noi.

Testimonianza di Parola vissuta


Se devo dire che cosa significa per me vivere il cristianesimo nella mia realtà, non mi vengono in mente discorsi, concetti o dogmi, ma volti concreti: i volti dei miei amici. Cristo infatti mi si è fatto conoscere e continua ad affascinarmi attraverso di loro.
Quello che desideravo per me andava ben al di là di un bel sorriso stampato in faccia e qualche battuta al bar; io volevo essere felice davvero, sempre, in ogni istante, non soltanto quando le cose andavano come speravo: desideravo amici che mi volessero bene non perché a volte ero simpatica e divertente, ma perché ero io, proprio io, con i miei difetti e i miei malumori.
Mi ero quasi rassegnata che cose del genere fossero impossibili da ottenere, quando è avvenuto l'incontro che mi ha sconvolto la vita. Una ragazza che conoscevo pochissimo, figlia di conoscenti, mi ha invitato a conoscere i ragazzi della sua compagnia (di cui tra l'altro mi parlavano molto spesso anche i miei genitori); questo gruppo aveva un nome ben preciso: Gioventù Studentesca.
La mia vita è totalmente cambiata: ho trovato persone che mi vogliono davvero bene, e ciò che più mi colpisce è che la nostra amicizia non si limita allo stare assieme il sabato sera o alle feste, ma investe ogni momento, ogni passione, persino le difficoltà che una persona può provare: studiamo, cantiamo, balliamo, scherziamo, giochiamo, facciamo addirittura vacanze. Ma questo non perché siamo più bravi, più buoni e più attivi degli altri: abbiamo anche noi un bel po' di difetti, a volte litighiamo di brutto, ma rimaniamo insieme perché ciascuno sa e sperimenta che la persona che gli sta di fronte, anche se è antipatica, alla fin fine è come lui, vuole le stesse cose, e solo un Altro, lo stesso che ci ha messi insieme e ci ama infinitamente, può aiutarci.
Nasce naturale il desiderio di comunicare questa bellezza incontrata: proprio per questa voglia di rischiare le nostre idee e cercare di dare un giudizio sui fatti che accadono attorno a noi è nata l'idea di creare un giornalino, il "Lunedì", che distribuiamo nelle scuole.
Certo, non è facile professarsi credenti in un mondo dove l'idea ormai più diffusa è che tutto è relativo, e l'uomo si può costruire la vita da solo e come più gli piace; però che bello avere la consapevolezza di aver incontrato qualcosa di più vero e che ti rende più contento! È proprio come dice il Papa: "Egli non toglie nulla e dona tutto".

(Una studentessa)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, esperienza in parrocchia)

martedì 8 dicembre 2009

Maria, Fiore dell'umanità


Tutta l'umanità fiorisce in Maria. Maria è il Fiore dell'umanità. Ella, l'Immacolata, è il Fiore della Maculata.
L'umanità peccatrice è fiorita in Maria, la tutta bella!
E, come il fiore rosso è grato alla piantina verde con le radici e il concime che la fece fiorire, così Maria è, perché vi fummo noi peccatori, che costringemmo Dio a pensare a Maria.
Noi dobbiamo a Lei la salvezza, Ella la vita sua a noi.
Che bella, Maria! È la creazione che va in fiore, la creazione che va in bellezza. Tutta la creazione fiorita, come la chioma di un albero, è Maria. Dal Cielo Dio s'innamora di questo Fiore dei fiori, l'impollina di Spirito Santo e Maria dà al Cielo ed alla terra il Frutto dei frutti: Gesù.

(Chiara Lubich, Maria, trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003, pp. 86-87)

(dipinto di Michel Pochet, Theotokos)


domenica 6 dicembre 2009

Servire è convertirsi!


La Parola di Dio, in questo periodo di Avvento, mi invita alla conversione rinnovando la mia vita nella carità, per poter accogliere con frutto il Signore che viene.
Così, il mio rapportarmi nella comunità cristiana mi fa sperimentare il mio essere fratello fra fratelli, chiamato a mettermi al servizio di tutti, soprattutto dei più poveri.
A questo proposito, riprendo alcuni pensieri, pubblicati sul secondo volume "Come il Padre…" dedicato all'Anno sacerdotale, sotto il titolo Servi per amore, che mi sembrano particolarmente significativi.

«Il clero ha per natura l'inclinazione a rappresentarsi la Chiesa sotto la figura di una parrocchia o di un decanato, come un gregge in qualche modo dominabile con lo sguardo, sul quale poter esercitare le proprie funzioni. (…) Questa reciprocità (…) appare come la prefigurazione ideale, anzi forse già reale dell' "unico pastore e dell'unico gregge", nel qual caso si trascura di notare che l'unus pastor non è il Papa, ma Cristo, e che l'unus grex non sono le pecorelle nell'ambito della Chiesa, ma l'umanità nella sua totalità» (Hans Urs von Balthasar).

«La Chiesa è chiamata a essere sacramento di amore, di solidarietà e di giustizia (…).
È necessaria una disposizione permanente, che si manifesti in scelte e gesti concreti, evitando ogni atteggiamento paternalista. Ci viene chiesto di dedicare tempo ai poveri. (…) Solo la vicinanza che ci rende amici ci permette di apprezzare profondamente i valori dei poveri di oggi» (Conferenza di Aparecida, 2007).

«Ogni parrocchia ha i suoi tesori. I veri tesori sono i poveri, i tribolati, i sofferenti, gli ammalati, e tutte quelle anime nelle quali lo Spirito Santo ha diffuso più copiosi i suoi doni, così che esse vivono una vita di sofferenze e di preghiera» (Giacomo Alberione).

«Ama il prossimo tuo come te stesso» (Mt 19,19)...
Il prossimo è un altro te stesso e come tale lo devi amare.
Se lui piange, piangerai con lui; e se ride con lui riderai; (…)
Tu e lui siete due membra di Cristo e che soffra l'una o l'altra è la stessa cosa per te.
Perché per te ciò che vale è Dio che è Padre d'entrambi.
E non cercare scuse all'amore. Il prossimo è chiunque ti passa accanto…
Prova ad amare chi ti sfiora nel momento presente della vita e scoprirai nell'animo tuo nuovi germogli di forze non conosciute prima…» (Chiara Lubich).

«Per la grandissima maggioranza dei casi, quel "dare la vita" che ci chiede Gesù, non si compie con l'effusione del sangue, ma nel quotidiano, in tanti piccoli gesti, nel porci al servizio degli altri…
Servire significa diventare "eucaristia" per gli altri, immedesimarci con loro, condividere le loro gioie, i loro dolori…» (Card. François-Xavier Van Thuan).

«Dio è Amore. Se ami, sei. Se non ami, non sei.
Bisogna considerare l'altro, qualunque persona, come insostituibile, come unico al mondo. (...) "Qualunque cosa hai fatto al più piccolo, l'hai fatta a me". Qualunque cosa faccio al più grande disgraziato che c'è al mondo lo faccio a Gesù.
Questa è la capacità di rendere luminosa la notte...» (Silvano Cola).

«Se riusciamo a donarci disinteressatamente alle persone e offrire loro una patria spirituale, allora le conduciamo facilmente anche a trovare la loro patria in Dio. Se però manca qualcosa, allora vuol dire che un anello della catena non è al suo posto. Si tratta perciò di far sì che le persone si facciano casa a vicenda» (Josef Kentenich).

«L'amore del prossimo consiste nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento» (Benedetto XVI).

«Abbiamo bisogno di dilatare il cuore sulla misura del Cuore di Gesù. (…)
Si tratta di amare ognuno che ci viene accanto come Dio lo ama. E dato che siamo nel tempo, amiamo il prossimo uno alla volta, senza tener nel cuore rimasugli d'affetto per il fratello incontrato un minuto prima. Tanto, è lo stesso Gesù che amiamo in tutti. Ma se rimane il rimasuglio, vuol dire che il fratello precedente è stato amato per noi o per lui... non per Gesù. E qui è il guaio.
La nostra opera più importante è mantenere la castità di Dio e cioè: mantenere l'amore in cuore come Gesù ama. (…)» (Chiara Lubich).


venerdì 4 dicembre 2009

L'abbondanza del dono

6 dicembre 2009 – 2a domenica di Avvento (C)

Parola da vivere


Il vostro amore abbondi sempre più (Fil 1,9)


Il Natale è la festa dell'Amore.
È opportuno ricevere il dono dell'Amore, seguendo la via dell'amore.
È l'invito che ci fa san Paolo nella lettera ai Filippesi: "La vostra carità si arricchisca sempre più per essere integri e irreprensibili". Infatti se siamo nell'amore verso Dio e verso il prossimo, riusciamo a staccarci dai mali dentro e fuori di noi.
L'amore ci fa trovare lo spazio per la preghiera, ci fa essere umili, pronti a riconoscere i nostri torti, più generosi e attenti a chi soffre, capaci di perdono, portatori di gioia.
Il Battista ne è una testimonianza: ha atteso la venuta di Gesù nella preghiera e nella penitenza. La sua vita è diventata "voce" di un testimone credibile che con la sua parola tocca i cuori, converte i peccatori e li prepara ad incontrare il Messia promesso.
Urge allora il bisogno di conversione: togliere gli ostacoli che ci impediscono di accogliere il Signore. Eliminare dal cuore il nostro egoismo, la nostra superbia, la nostra superficialità, riempiendo il cuore di un amore grande, di un amore vero.


Testimonianza di Parola vissuta


Un nostro vicino di casa aveva deciso di costruire una cucina esterna, attaccata al muro di cinta che divide le nostre proprietà e, forse non sapendo dove mettere delle vecchie porte metalliche, le aveva depositate nel nostro giardino senza chiederci il permesso.
Quando ce ne siamo accorti ci siamo offesi perché la vista era tutt'altro che bella. "Quelle porte devono tornare dal loro padrone e subito!" pensavamo, ma ci siamo ricordati delle parole del Vangelo che invitano a perdonare.
Allora abbiamo cambiato atteggiamento: era un'occasione da non perdere. Abbiamo lasciato lì le porte perché era più importante l'armonia tra di noi.
Quando i lavori sono finiti tutto è tornato a posto.
Con questi vicini, molto diversi da noi per cultura e religione, è nata una bellissima amicizia.

(P.E., Thailandia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, esperienza in parrocchia)