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venerdì 2 agosto 2019

La vera "furbizia"


18a domenica del Tempo ordinario (C)
Qoèlet 1,2;2,21-23 • Salmo 89 • Colossesi 3,1-5.9-11 • Luca 12,13-21
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Di' a mio fratello che divida con me l'eredità
L'eredità è dono dell'amore e del sacrificio dei genitori per i figli ed è un invito non solo a ricordarli con riconoscenza, ma a vivere in comunione tra fratelli. A volte diventa, invece, come un diritto e causa di conflitto.
Gesù richiama al fatto che i beni della terra sono una "eredità" che il Padre ci dona come segno del suo amore, da condividere con i fratelli: tutto è di tutti.
Se ci limitiamo a "godere" le cose, la salute, le capacità, il denaro, le comodità, i mezzi offerti dalla tecnica moderna, essi diventano tentazioni per dimenticare Dio, per rinchiuderci in noi stessi, per cercare la sicurezza nell'accumulo. Se vediamo tutto come dono di Dio, allora ogni cosa diventa occasione per ricordare e ringraziare il Padre, per condividere e far circolare i beni, per far crescere la fraternità.
Allora chiediamoci: le ricchezze spirituali e materiali sono veramente per noi un "dono" del Padre da condividere con tutti? Come guardiamo i "ricchi": con invidia? o pensiamo che, in fin dei conti, si può essere cristiani e ricchi?

Non arricchisce davanti a Dio
Il ricco si gode una "pensione" guadagnata con fatica, ma è "stolto", sciocco e incosciente. Trascura l'affare più importante: l'incontro con Dio-Padre e con i fratelli.
Il Vangelo, in definitiva, è una scuola di sapienza: "arricchirsi" sì, ma "davanti a Dio". Il primo passo è il confronto continuo, personale e in gruppo, con la Parola di Dio: essa ci richiama all'essere "amministratori" dei beni, che sono di tutti perché di Dio, al dono scoperto come guadagno, al limitarci al necessario e al far crescere ciò che doniamo.
Se accogliamo anche ciò che costa per stare con Gesù e vivere il suo Vangelo, lo scopriamo vivo, lo sperimentiamo come il tesoro più grande e sentiamo davvero che in Lui la vita diventa più vera e più libera.

Giovanni Crisostomo, il santo vescovo di Costantinopoli del V secolo, diceva ai suoi fedeli: «Si dirà da parte di qualcuno: "Io non sono né monaco né anacoreta, ho moglie e figli e mi prendo cura della mia famiglia". Ecco la grande piaga dei nostri tempi: credere che la lettura del Vangelo sia riservata soltanto ai religiosi e ai monaci... È un grande male non leggere i libri che recano la parola di Dio, ma ve n'è uno peggiore: credere che questa lettura sia inutile... Non ascoltare la parola di Dio è causa di fame e di morte».

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Tenetevi lontani da ogni cupidigia (Lc 12,15)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 La vita non dipende da ciò che si possiede (Lc 12,15) - (31/07/2016)
(vai al testo)
 Arricchire presso Dio (Lc 12,21) - (04/08/2013)
( vai al testo…)
 La vita non dipende da ciò che possiedi (Lc 12,15) - (30/07/2010)
(vai al post "La libertà del dono")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La vita non dipende da ciò che possiedo (26/07/2016)
  L'unico mio bene (02/08/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 8.2019)
  di Luigi Vari (VP 6.2016)
  di Marinella Perroni (VP 6.2013)
  di Claudio Arletti (VP 7.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: "Il ricco stolto", Bernadette Lopez)

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