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mercoledì 31 ottobre 2018

Felicità, meta irraggiungibile?


Solennità di Tutti Santi
Apocalisse 7,2-4.9-14 • Salmo 23 • 1 Giovanni 3,1-3 • Matteo 5,1-12
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Appunti per l'omelia

Chissà se non ci abbiamo mai fatto caso: Gesù non comincia la sua predicazione con un comando o un'istruzione, ma con l'annuncio di una felicità: «Beati!».
Risuona nove volte come un ritornello quasi inarrestabile.
La felicità è possibile ed offerta a tutti, nessuno escluso.
Ma chi è felice? C'è una via che porta alla felicità?
La risposta di Gesù spiazza e manda in tilt mentalità corrente e attese comuni. A partire da chi è l'autore della felicità, forse proprio Colui dal quale meno ce l'aspettiamo: Dio.
È Lui, un Dio-Padre, che «consolerà, sazierà, userà misericordia…»: la sua gioia più grande è quella di far felici.
Prima ancora di dirci ciò che dobbiamo fare, le Beatitudini ci parlano di Dio. Solo perché Dio è quello che è e agisce per la nostra salvezza, Gesù può proclamare "beati" in senso pieno.
Dio ha voluto legarsi agli uomini con un rapporto di alleanza, che la Bibbia paragona al patto nuziale. Per questo, la sua opera, che vuole condurre alla felicità, suppone la risposta libera del partner umano. La felicità si trova in questo rapporto col Padre: ma il rapporto pieno col Padre è quello di Gesù, che è povero, mite, puro di cuore, misericordioso...
Donandoci le Beatitudini, Gesù ci delinea il proprio ritratto e su tale base ci fa scoprire la nostra fisionomia.

"Poveri in spirito": non è la mancanza di beni terreni che li caratterizza, ma l'abbandono fiducioso a Dio. Riconoscono di dipendere da Dio, senza Dio non c'è per loro vita e felicità. Hanno bisogno di Dio, perché l'hanno scoperto come l'Unico Necessario. Sono dei "mendicanti", che aspettano la salvezza abbandonandosi a Lui come bambini. Come Gesù, "umile di cuore". Nel chiamare alla fede, Dio non segue i criteri della sapienza e della logica umana. È escluso ogni vanto e ogni forma di autosufficienza. Abbiamo da gloriarci solo per quello che siamo gratuitamente agli occhi di Dio, per l'unione con Gesù: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (1Gv 3,1).
Le altre beatitudini non fanno che esplicitare in diverse direzioni la realtà dei "poveri in spirito", come pure le promesse contenute esplicitano la promessa essenziale della prima, quella del Regno.
I "miti": i non violenti, che rispettano pienamente le persone, che controllano ogni impulso di contraccambiare il male ricevuto. Miti come Gesù (cf. Mt 11,29).
"Quelli che sono nel pianto": quelli che sfogano la loro angoscia davanti a Dio, trasformando ogni dolore in un rapporto con Lui.
Gli "affamati di giustizia": coloro che hanno un desiderio ardente di vivere nella fedeltà alla volontà del Padre, che si trova espressa nel Vangelo.
I "misericordiosi": coloro che compiono gesti concreti di generoso perdono, credendo alla potenzialità di bene racchiusa nel cuore di ciascuno.
I "puri di cuore": coloro che vogliono piacere a Dio e perciò il loro cuore ama col "cuore" di Dio.
Gli "operatori di pace": quelli che "fanno" la pace, costruendola con tenace ostinazione a tutti i livelli.
I "perseguitati": coloro che, seguendo lo stile di vita sopra descritto, pagano un alto prezzo e, nonostante questo, rimangono fedeli.
Sono atteggiamenti e comportamenti che si riassumono nel «Beati quelli che credono! Beati quelli che amano!». Se credi e se ami, tu possiedi il segreto della felicità.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3)
(vai al testo)

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Vedi anche analoghe Parola-sintesi a suo tempo pubblicate:
 Gesù si mise a parlare e insegnava loro (Mt 5,2) (1° novembre 2017) (vai al testo)
 Beati i misericordiosi (Mt 5,7) (1° novembre 2016) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito ( Mt 5,3) (1° novembre 2015) (vai al testo…)
 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia ( Mt 5,7) (1° novembre 2014) (vai al testo…)
 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ( Mt 5,8) (1° novembre 2013) (vai al testo…)
 Rallegratevi ed esultate, grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) - (31/10/2008)
(vai al post "La promessa della gioia piena")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Le Beatitudini, il cuore del Vangelo: il desiderio prepotente di un mondo totalmente diverso (31/10/2017)
  Come farsi santi? (31/10/2016)
  Nelle Beatitudini la regola della santità (30/10/2015)
  La santità è innamorata dell'oggi (30/10/2014)
  Ciò che sta più a cuore a Dio: la nostra felicità! (31/10/2013)
  La gioia del Cielo (31/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2018)
  di Cettina Militello (VP 10.2017)
  di Cettina Militello (VP 9.2016)
  di Luigi Vari (VP 9.2015)
  di Marinella Perroni (VP 9.2013)
  di Marinella Perroni (VP 9.2012)
  di Marinella Perroni (VP 9.2011)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 9.2014)
  di Claudio Arletti (VP 9.2010)
  di Claudio Arletti (VP 9.2009)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno A)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno B)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno C)

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COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
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Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2018)
  di Cettina Militello (VP 2017)
  di Cettina Militello (VP 2016)
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 2014)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno A)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno B)
  di Enzo Bianchi (vol. Anno C)

(Illustrazione di Bernardette Lopez)

martedì 30 ottobre 2018

Amare nella libertà che lo Spirito ci dona


"Rilettura", alla fine del mese, della Parola di Vita di ottobre.

«Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge» (Gal 5,18).

Lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio. C'è sempre il pericolo che qualcosa impedisca allo Spirito di prendere serio possesso della nostra mente, del nostro cuore. Per lasciarsi guidare da quella Voce che dentro ci parla, occorre essere interiormente "liberi", che significa mettersi al servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: ama il prossimo tuo come te stesso.
Amare l'altro come noi stessi, "come sé". Occorre vedere nell'altro un altro sé e fare all'altro quello che si farebbe a se stessi. Soffrire con chi soffre, gioire con gioisce, portare i pesi gli uni degli altri. Cioè: "farsi uno". Questo amore, che nasce da un cuore libero, non è sentimento affettuoso, ma servizio concreto.
Questo significa testimoniare Dio, che è Amore, con la propria vita: amando. L'amore che viene da Dio ci spinge ad essere persone responsabili in famiglia, sul lavoro e in tutti i nostri ambienti.
Guidati dallo Spirito, costruiamo relazioni di pace. La pace non può essere raggiunta solo con l'assenza di conflitti, ma attraverso la presenza dell'amore, ricordando che sono le relazioni "reali" che ci portano all'incontro con l'altro. Ogni altro mezzo di comunicazione potrà essere strumento di pace se ci lasciamo condurre dallo Spirito di Dio, nel rispetto delle differenze e nell'accettazione dell'altro. Infatti, vivere nell'amore non è semplice frutto dei nostri sforzi. È lo Spirito che ci è stato donato, e possiamo continuare a chiedere, a darci la forza per arrivare ad essere sempre più liberi dalla schiavitù dell'egoismo e a vivere nell'amore.
Vivere l'amore che vien da Dio ci porta ad amare il prossimo in modo concreto. In questo amore la nostra fede si rafforza, si rinnova, ben sapendo che non possiamo amare Dio che non vediamo senza amare il prossimo che vediamo. Crescer nell'amore è anche crescere nella fede. È l'amore che ci muove, che ci suggerisce come rispondere alle situazioni e alle scelte che siamo chiamati a compiere.
È l'amore infatti che purifica le nostre intenzioni e tutto il nostro intimo. Molte cose possono farmi sentire prigioniero, come gli attaccamenti alle mie idee, alle persone. Ma se le cose sono usate per servire l'altro, se le idee sono proposte invece che imposte e le persone sono amate senza distinzioni, allora sono libero.
Chi ama, infatti, senza interessi particolari possiede un cuore puro e vive la castità di Dio, perché è così che Lui ci ama. Il suo amore, radicalmente gratuito, si contrappone all'amore del mondo che si basa sul ricambio e la simpatia. L'amore del Padre celeste si dona alle sue creature indipendentemente dalla risposta che può arrivare. Il Padre ci ama non già perché siamo buoni, spiritualmente belli, e perciò meritevoli di attenzione e benevolenza, ma, al contrario, amando sci crea in noi la bontà e la bellezza spirituale della grazia.
Amando così, siamo portati a mettere in luce il positivo dell'altro. E questo è infinitamente più costruttivo che non fermarsi al negativo. Metter in luce il positivo è alimentare la fede con la pratica dell'amore, perché l'amore ci rivela innanzitutto il positivo che esiste in noi stessi. Siamo guidati infatti da quel principio di vita nuova che lo Spirito ha posto dentro di noi. Ed è l'amore che ci spinge ad agire cercando il bene dell'altro.
Se lo Spirito di Dio vive in me, vado per il mondo come il portatore del più grande tesoro che qualcuno possa mai avere. Lui parla attraverso di me, mi fa pensare che tutti sono figli di Dio. Essere guidati dallo Spirito di Dio: ecco la vera libertà! E coincide con la piena realizzazione di noi stessi: forze, cuore mente, tutte le nostre capacità possono "camminare secondo lo Spirito" perché unificate dall'amore.
Allora amare comporta agire con la gioia nel cuore. Con la gioia nel cuore dimostriamo che stiamo effettivamente praticando un gesto di puro amore, che è frutto della nostra volontà e generosità. La gioia che vien dall'amore non ha nulla di artificiale. È genuina, vera e inebria con docilità l'anima di chi ama e di chi è amato. Questa gioia è dono di Dio e nessuno la può cancellare: "Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia" (cf. Gv 16,22).
Allora, fare tutto per amore. Ogni cosa ha un valore in sé, ma quando è accompagnata dall'amore, acquista un valore in più. Il valore aggiunto di qualcosa di materiale cambia a seconda mercato; il valore emotivo cambia in base al momento e alle relazioni coinvolte. Il valore aggiunto dell'amore è immutabile perché viene da Dio. È Lui che valuta tutte le cose fatte per amore. È Lui che apprezza tutto secondo il nostro amore.

venerdì 26 ottobre 2018

Seguire la luce


30a domenica del Tempo Ordinario (B)
Geremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
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Appunti per l'omelia

Lo rimproveravano … ma egli gridava ancora più forte
Nelle domeniche precedenti Gesù ci ha fatto vedere come far nostro il suo stile di vita: amore gratuito, rinuncia ai beni e a ogni ambizione, servizio disinteressato ai fratelli.
Ora Gesù sta per compiere l'ultimo tratto del cammino verso Gerusalemme e c'è molta folla che lo accompagna. Come mai? Hanno capito il suo messaggio o no? La loro condizione è simile a quella dei ciechi. A Gerico, Gesù guarisce il cieco Bartimeo, immagine del discepolo che finalmente apre gli occhi alla luce del Maestro e decide di seguirlo lungo la via.
La folla tiene lontano il cieco da Gesù. Anche oggi il modo di vivere e di pensare tipico di una certa cultura ostacola l'incontro con Gesù e rende più difficile accogliere il Vangelo come "luce" di vita.
«C'è un'ondata di illuminismo e laicismo per la quale è valido solo ciò che è sperimentabile. Dio è escluso dalla cultura e sembra divenuto superfluo. L'uomo è considerato semplice prodotto della natura… C'è l'esclusione di ogni principio morale. Non si risponde più alle domande fondamentali sul senso e sulla direzione della vita» (Giovanni Paolo II).
Seguire Gesù richiede, come sempre, coraggio: come il cieco, possiamo essere invitati a "gridare più forte" e andare controcorrente.
Ci è chiesto di sostenere, privatamente e pubblicamente, il pensiero di Gesù sul bisogno di Dio, il rispetto della vita, il perdono, l'amore nel matrimonio, la vita nell'aldilà...

Vide di nuovo e lo seguiva
Il cieco non solo è guarito, ma diventa discepolo. Trova non solo la "luce" degli occhi, ma la "luce" del cuore e della mente. Capisce chi è Gesù e decide di lasciarsi guidare da Lui.
«All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, con la persona di Gesù. In Lui Dio si fa uno di noi e addirittura sacrifica la sua vita per noi. Nella morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso, nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo. Si manifesta cosa significhi che Dio è amore e si comprende anche come debba definirsi l'amore autentico» (cf. Benedetto XVI).
La decisione di affidarsi a Gesù scatta quando si scopre che Dio è Amore e in lui troviamo il "senso" dell'esistenza. A volte le persone non rifiutano Dio, ma una falsa idea di Dio.
Gesù ci chiede di lasciarci aprire gli occhi, ascoltando e vivendo la sua Parola: più conosciamo e viviamo il Vangelo, la "bella" notizia, più scopriamo il Padre che, in Gesù, ci ama e ci invita ad amare.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Rabbunì, che io veda di nuovo! (Mc 10,51)
(vai al testo…)

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Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49) - (25/10/2015)
(vai al testo…)
 Che cosa vuoi che io faccia per te? (Mc 10,51) - (28/10/2012)
(vai al testo…)
 Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49) - (23/10/2009)
(vai al post "L'incontro con Gesù")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Nel buio… Qualcuno ti chiama! (23/10/2015)
  Credere è "vedere", ma soprattutto "seguire" (26/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione di Stefano Pachì)


venerdì 19 ottobre 2018

Un primato quantificato dall'amore


29a domenica del Tempo Ordinario (B)
Isaia 53,10-11 • Salmo 32 • Ebrei 4,14-16 • Marco 10,35-45
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Appunti per l'omelia

Potete bere il calice che io bevo?
Gesù non mortifica l'aspirazione naturale ad "essere grandi", ne cambia il senso: la "grandezza" sta nell'amore che serve.
È in questo modo che si condivide "il battesimo e il calice" di Gesù.
Ogni ruolo di responsabilità è un servizio. Anche coloro che sono eletti a far parte di una qualsiasi forma di "governo" sono chiamati ad operare unicamente per far crescere la comunità, ad accettare anche il rischio di essere criticati.
Ogni posto di responsabilità o professione (genitore, muratore, politico, insegnante, cameriere, impiegato...) ha inizio ed è accompagnato da una domanda: «Come posso fare il maggior bene possibile e rendere contente le persone che utilizzano il mio servizio?».
Gesù ci chiede di sentirci "il servo di tutti": e lo schiavo, ai suoi tempi, era uno che non aveva diritti e di cui i padroni potevano disporre.
Vedere Gesù in ogni prossimo con cui trattiamo… Egli ritiene fatto a sé ciò che facciamo agli altri, ci fa entrare in nuova logica di vita, dove l'unico "padrone" a cui rendere conto è il "Padre".

Servire e dare la propria vita in riscatto per molti
Mentre ricordiamo con riconoscenza i missionari e le missionarie che vivono questa Parola (oggi è la Giornata Missionaria), lasciando tutto e rischiando davvero la vita per annunziare il Vangelo, ascoltiamo Gesù che chiede a tutti di "dare la vita in riscatto", di farsi carico della fede degli altri, di essere testimoni del dono ricevuto.
Il segreto è guardare a Gesù nel momento della croce: vivendo nella misura massima la fiducia nel Padre, dona la vita perché gli altri abbiano la vita.
Vivere il Vangelo come se dipendesse solo da noi la sua diffusione: allora, ci lasciamo meno sorprendere e abbattere dal vedere tante persone che apparentemente pensano solo a star bene e fanno a meno di Dio. Anzi, rinnovando la scelta dell' "unico bene", ci facciamo carico anche della loro fede, cerchiamo di fare tutta la nostra parte perché anche altri siano portati a farla.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Gesù... è venuto per servire e dare la propria vita (Mc 10,45)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore (Mc 10,44) - (18/10/2015)
(vai al testo…)
 È venuto per servire e dare la propria vita (Mc 10,45) - (21/10/2012)
(vai al testo…)
 Chi vuole essere il primo tra voi sarà vostro servitore (Mc 10,44) - (16/10/2009)
(vai al post "Al servizio di tutti")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Creati per essere serviti da Dio (16/10/2015)
  Un servizio secondo lo stile di Gesù (19/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione di Bernardette Lopez)

lunedì 15 ottobre 2018

Corso intensivo sulla teologia e la storia del diaconato


È in programma dal 27 al 30 dicembre 2018, presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli (Assisi), un Corso intensivo sulla teologia e la storia del diaconato, di 24 ore, patrocinato dalla Conferenza Episcopale Umbra, dalla Comunità del Diaconato in Italia, dall'Istituto Teologico di Assisi, dall'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi.
Vai al dépliant (con programma)

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PROGRAMMA

Giovedì 27 dicembre
Ore 15,00:  Presentazione di Mons. Domenico CANCIAN, Vescovo di Città di Castello
                   Delegato nella Conferenza Episcopale Umbra per il clero e la vita consacrata
Ore 15,30:  Modelli diaconali nel NT (Giulio MICHELINI)
Ore 17,45:  Il servizio diaconale nei primi secoli della Chiesa (Matteo MONFRINOTTI e Annalisa BINI)

Venerdì 28 dicembre
Ore 09,00:  Modelli diaconali nel NT (Giulio MICHELINI)
Ore 11,15:  Il servizio diaconale nei primi secoli della Chiesa (Matteo MONFRINOTTI e Annalisa BINI)
Ore 15,30:  Il ripristino del diaconato. Istanze teologiche da Trento al CV2 (Enzo PETROLINO)
Ore 17,45:  Il diaconato nella legislazione ecclesiale post-conciliare (Alberto GILDONI)

Sabato 29 dicembre
Ore 09,00:  Il ripristino del diaconato. Istanze teologiche da Trento al CV2 (Enzo PETROLINO)
Ore 11,15:  Ministero di frontiera, sfide e risorse (Luca GARBINETTO)
Ore 15,30:  Ministero di frontiera, sfide e risorse (Luca GARBINETTO)
Ore 17,45:  Il diacono a servizio della pastorale (Simona SEGOLONI)

Domenica 30 dicembre
Ore 09,00:  Il diacono a servizio della pastorale (Simona SEGOLONI)

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CONTATTI, ISCRIZIONI E INFO

Istituto Teologico di Assisi
www.teologiainumbria.it
Inviare email per l’iscrizione a segreteria@istitutoteologicoassisi.it
oppure telefonare al numero 075.813061

Domus Pacis – www.domuspacis.it
Non è obbligatorio risiedere presso la Domus Pacis per iscriversi al corso; per eventuale richiesta di informazioni sui costi inviare email a: info@domuspacis.it, oppure telefonare a: 075.8043530

Per chi lo desidera, la frequenza del corso conferisce 3 crediti ETCS (con elaborato finale obbligatorio).
Gli studenti ITA-ISSRA devono iscriversi a inizio semestre. Il corso è gratuito per gli studenti ITA-ISSRA; per gli altri il costo dell’iscrizione è di 50 euro.

Vai al dépliant (con programma)

venerdì 12 ottobre 2018

Una promessa di vita e di fraternità


28a domenica del Tempo Ordinario (B)
Sapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Un tale gli corse incontro…
L'evangelista Marco parla di un "tale", un'indicazione generica, mentre Matteo di un "giovane" e Luca di un "notabile". Ma proprio l'indicazione generica di Marco ci consente di immedesimarci in lui.
La domanda che pone a Gesù «Che devo fare per avere la vita eterna?» contiene l'aspirazione più profonda di ogni uomo, quella di "realizzarsi", di non fare naufragio nella vita. E Gesù risponde che la condizione per un'esistenza riuscita è fare la volontà di Dio: «Tu conosci i comandamenti…». Non vengono ricordati i primi tre (quelli che riguardano Dio) perché il test di verifica è l'amore verso il prossimo.
La dichiarazione senz'altro sincera che ne segue «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza» esprime il desiderio di una vita di perfezione.
Ma a Gesù non basta un'osservanza di regole e precetti ("Io non faccio del male a nessuno, che cosa può volere Dio di più?"), desidera che tutto questo parta dall'incontro con Lui.

Gesù, fissò lo sguardo su di lui…
Il verbo indica "mettere lo sguardo dentro qualcuno", non uno sguardo distratto e indifferente, ma penetrante, carico di simpatia e di affetto, che raggiunge l'interiorità di una persona e l'afferra, sconvolgendola.
A questo sguardo si risponde perché ci si sente amati: «Va', vendi quello che hai…» Gesù chiama perché ama, vuole il tuo bene, sogna la tua felicità: «avrai un tesoro in cielo». Per questo non chiede soltanto qualcosa di più ma tutto… quello che hai. Ci vuole rendere profondamente liberi da tutto.
La dimensione del dono e della condivisione nasce dal rapporto vissuto con Lui, che ci fa scoprire in rapporto nuovo con tutti gli altri. La ricchezza in sé non è un male, se condivisa. Non solo il denaro ma tutti i beni (intelligenza, salute, bellezza, tempo) sono doni del Padre e non si può vivere come figli suoi, se sono trattenuti gelosamente per sé: vanno donati.
«Seguimi!»: Gesù riformula il primo comandamento applicandolo a se stesso. Quindi seguire Gesù è osservare i comandamenti.

Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze… anzi impossibile…
È l'accorata constatazione di Gesù che mette in guardia i discepoli dagli attaccamenti ai beni del mondo. L'idolatria del denaro e del profitto, il prevalere degli schemi economici sulla vita delle persone rendono "triste" la vita personale e sociale, snaturano - come stiamo constatando - i rapporti tra i popoli.
Eppure, sono ritenuti obiettivi per i quali vale la pena di vivere. Anche il tale non se l'è sentita: si fece scuro in volto e se ne andò rattristato. Non raccoglie il messaggio di quello sguardo d'amore: una persona buona, pulita, che però non fa il passo decisivo della sua vita.
Ma Dio può cambiare il cuore dell'uomo: tutto è possibile a Dio.
È il dono che hanno ricevuto Pietro e gli apostoli e che può diventare tipico dei discepoli di Gesù, della Chiesa. Un dono che fa scaturire una nuova fraternità: «Non c'è nessuno che abbia lasciato… che non riceva cento volte tanto…».
Nella comunità dove i beni sono condivisi, dove si vive nell'amore, si realizza il "recupero" in fratelli, sorelle, figli, madri e anche in case e campi.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Vendi quello che hai... dallo ai poveri... e vieni! Seguimi! (Mc 10,21)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Vendi quello che hai... e vieni. Seguimi! (Mc 10,21) - (11/10/2015)
(vai al testo…)
 Se ne andò rattristato, possedeva infatti molti beni (Mc 10,22) - (14/10/2012)
(vai al testo…)
 Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri; e vieni! Seguimi! (Mc 10,21) - (09/10/2009)
(vai al post "Il segreto della felicità")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Una "povertà" che crea comunione (09/10/2015)
  Col cuore veramente libero (12/10/2012)

Leggi anche il post: Una cosa sola… (11/10/2009)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione di Stefano Pachì)


domenica 7 ottobre 2018

I migranti sono una risorsa non un pericolo


L'arcivescovo di Campobasso-Bojano Giancarlo Maria Bregantini, già vescovo per 14 anni della diocesi di Locri-Gerace, ha espresso sostegno al sindaco di Riace Mimmo Luicano con un comunicato stampa.

Davanti al fatto degli arresti domiciliari del Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, esprimo la mia profonda amarezza e dolore. Per lui e per tutta la comunità del paese e della Calabria tutta, dove sono stato Vescovo per ben 14 anni.
Sento perciò di dire una parola di vicinanza e di solidarietà, che possa essere di conforto all'amico Mimmo e di luce per tutti i fedeli della zona. Infatti, ritengo che l'agire di questo sindaco, coraggioso e tenace, sia stato fecondo di bene e fortemente progettuale. Ha colto l'occasione che gli era stata posta dai fatti, quella cioè di accogliere anni fa un vascello di cittadini Curdi, che per caso era sbarcato sulle coste del suo paese. Ha sentito dentro un grande movimento di umanità, che lo spingeva alla solidarietà diretta e fattiva. In questo cammino, ha coinvolto progressivamente l'intero suo paese, Riace. Specie il centro storico, dove ha potuto così riattivare e riabitare tante case vuote, perché i proprietari erano emigrati altrove. Terra quindi di emigrazione, la Calabria. E perciò terra che meglio può esprimere un cuore vivo di empatia relazionale.
Proprio su questa empatia relazionale ha poi proseguito il suo cammino, sostenuto personalmente anche dalla nostra Chiesa di Locri-Gerace. A tratti è stato un itinerario anche rischioso, spesso dovendo scontrarsi con logiche di comodità o di interessi malavitosi. Ma di certo, è stato un uomo lungimirante, un sindaco che ha capito che solo valorizzando gli immigrati si porterà beneficio ai nostri cittadini italiani. Non uno contro l'altro, ma solo insieme. Ha creato benessere per tutti, riaperto la scuola, riattivato antichi mestieri che nessuno ormai faceva ma che erano la salvezza economica della Calabria dando lustro a quella terra, che così diventava famosa non solo per l'arte dei bronzi, ma anche per la forza dell'umano, oggi. Ha poi sempre mantenuto un atteggiamento collaborativo, pur dentro una forte spinta profetica,che lo portava a guardare ben oltre gli ristretti steccati del paese.

Confido nella magistratura perché possa far luce su tutta questa dolorosa vicenda. Sento però che tutto potrà essere chiarito se si spegneranno quei toni polemici di chi cerca non la verità ma la vittoria di opinioni personali interessate. È in gioco il bene comune del paese.

Chiedo alla politica di riflettere bene su questo "modello", specie in questo momento di grandi battaglie, per evitare che in futuro il binomio tra sicurezza e migranti diventi negativo e di contrapposizione. I migranti, come si impara da Riace, sono una risorsa non un pericolo. Riattivano paesini che stanno morendo, come già constatiamo con tante trepidazione anche in Molise. Accoglierli con saggezza e con un buon piana di integrazione, specie insegnando loro la nostra bella lingua italiana, renderà più aperti i nostri cuori e le nostre città. Perché è vero quello che scrive papa Francesco, nella sua Evangelii Gaudium, quasi descrivendo la piccola Riace: "Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo!" (EG 210).

È con queste parole di luce che affido al Signore questa sofferta vicenda umana e sociale, certo che il Signore aprirà nuove strade di speranza e di consolazione per tutti.

Campobasso, 3 ottobre 2018, + p. GianCarlo Bregantini, Vescovo

venerdì 5 ottobre 2018

Guardare il matrimonio con gli occhi e il cuore di Dio


27a domenica del Tempo Ordinario (B)
Genesi 2,18-24 • Salmo 127 • Ebrei 2,9-11 • Marco 10,2-16
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

L'uomo non divida ciò che Dio ha congiunto
Anche oggi la società, la legge dello Stato, i casi dolorosi domandano a Gesù: è lecito che l'uomo abbandoni la propria sposa, che la donna si separi dal proprio sposo?
Gesù risale al "disegno" di Dio, a come il Padre vede l'amore tra un uomo e una donna.
«Dio condusse la donna all'uomo»: il Signore fa della donna un "dono" per l'uomo e viceversa. Lo sposo e la sposa possono pensare l'uno dell'altro: «Sono un dono di Dio per lui/lei, desidero amarlo/la col cuore di Dio».
La formula del rito del Matrimonio dice: «Io accolgo te (= ti ricevo) come mio sposo, come mia sposa». Vivere il matrimonio secondo il progetto di Dio è continuare a ripetersi: «Io sono tutto e solo per te (che esprime la fedeltà); per sempre io sono per te (che esprime l'indissolubilità)».
Amare non è solo provare piacere o sentimento, ma "volersi bene", cioè volere il bene dell'altro, poter dire «puoi contare sempre su di me», mettersi in gioco senza pretendere il contraccambio. L'amore è un' "arte" da approfondire e cesellare sempre!

Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non entrerà in esso
Il bambino non sa mantenersi, ma sa di essere amato e protetto.
La fedeltà nell'amare, il "per sempre" portano a scoprire che questo amore si è rivelato e ci è donato in Gesù: è Lui lo "sposo", colui che ama "fino alla fine" e ci dona di amarci nella stessa misura.
Il "bene" più vero, su cui è possibile giocare l'esistenza, è scoprirsi amati dal Padre, in Gesù, senza condizioni. Allora, anche nei casi meno facili, dove non si sperimenta il contraccambio, l'amore fedele ha senso.
Partecipiamo all'amore fedele, "sacrificato", cioè reso sacro, di Gesù. Quando si "soffre" per amore, non è finito l'amore, ma si scopre quell'amore che non si basa sul "sentimento", ma sul "come" di Gesù. Gesù non porta una legge più esigente, ma toglie la "durezza di cuore", dona lo Spirito dell'amore che è l'anima della sua stessa vita: possiamo amarci perché Lui ci ama!

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9) - (04/10/2015)
(vai al testo…)
 L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9) - (07/10/2012)
(vai al testo…)
 Lascerà suo padre e sua madre, e i due diventeranno una carne sola (Mc 10,7) - (02/10/2009)
(vai al post "Una comunione d'amore, una sola esistenza")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Non tradire il sogno di Dio (03/10/2015)
  Immagine della fedeltà di Dio (28/09/2012)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2018)
  di Luigi Vari (VP 8.2015)
  di Marinella Perroni (VP 8.2012)
  di Claudio Arletti (VP 8.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

lunedì 1 ottobre 2018

Lasciarsi guidare dallo Spirito


Parola di vita – Ottobre 2018
(Clicca qui per il Video del Commento)

«Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge» (Gal 5,18).

L'apostolo Paolo scrive una lettera ai cristiani della Galazia (una regione che si trova al centro dell'odierna Turchia), che egli stesso ha evangelizzato ed ha molto a cuore. In questa comunità, alcuni sostenevano la necessità per i cristiani di osservare tutte le prescrizioni della legge mosaica per essere graditi a Dio e raggiungere la salvezza.
Paolo invece afferma che non siamo più "sotto la Legge" perché Gesù stesso, Figlio di Dio e Salvatore dell'umanità, con la sua morte e risurrezione si è fatto per tutti Via verso il Padre. La fede in Lui apre il nostro cuore all'azione dello Spirito di Dio stesso, che ci guida e ci accompagna nelle strade della vita.
Secondo Paolo, quindi, non si tratta di "non osservare la Legge", quanto piuttosto di riportarla alla sua radice ultima e più impegnativa, lasciandosi guidare dallo Spirito. Paolo scrive infatti poche righe prima: «Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,14).
Nell'amore cristiano verso Dio e verso il prossimo troviamo infatti la libertà e responsabilità dei figli: sull'esempio di Gesù siamo chiamati ad amare tutti, amare per primi, amare l'altro come noi stessi, perfino chi sentiamo nemico.

«Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge».

L'amore che viene da Dio ci spinge ad essere persone responsabili in famiglia, sul lavoro e in tutti i nostri ambienti. Siamo chiamati a costruire relazioni nella pace, nella giustizia e nella legalità.
La legge dell'amore è il fondamento più solido della nostra socialità, come racconta Maria: «Insegno nella periferia di Parigi, in una zona svantaggiata e con una popolazione scolastica multiculturale. Svolgo progetti interdisciplinari per lavorare in équipe, vivere la fraternità tra colleghi ed essere credibili nel proporre questo modello ai ragazzi. Ho imparato a non aspettarmi subito i risultati, anche quando un ragazzo non cambia. L'importante è continuare a credere in lui e ad accompagnarlo, valorizzandolo e gratificandolo. A volte mi sembra di non riuscire a cambiare nulla, altre volte invece ho la prova tangibile che le relazioni costruite portano frutti, come è accaduto con una mia alunna che durante una lezione non partecipava in modo costruttivo. Le ho spiegato con calma e fermezza che per vivere in armonia ognuno deve fare la sua parte. Mi ha scritto in seguito: "Mi dispiace per il mio comportamento, non accadrà più. So che lei aspetta da noi azioni concrete e non parole, e voglio impegnarmi in questo senso. Lei è una persona che trasmette a noi alunni i valori giusti e la voglia di riuscire"» [1].

«Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge».

Vivere nell'amore non è semplice frutto dei nostri sforzi. È lo Spirito che ci è stato donato, e che possiamo continuamente chiedere, a darci la forza per arrivare ad essere sempre più liberi dalla schiavitù dell'egoismo e a vivere nell'amore.
Scrive Chiara Lubich: «È l'amore che ci muove, che ci suggerisce come rispondere alle situazioni e alle scelte che siamo chiamati a compiere. È l'amore che ci insegna a distinguere: questo è bene, lo faccio; questo è male, non lo faccio. È l'amore che ci spinge ad agire cercando il bene dell'altro. Non siamo guidati dal di fuori, ma da quel principio di vita nuova che lo Spirito ha posto dentro di noi. Forze, cuore, mente, tutte le nostre capacità possono "camminare secondo lo Spirito" perché unificate dall'amore e poste a completa disposizione del progetto di Dio su di noi e sulla società. Siamo liberi d'amare» [2].

Letizia Magri

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[1] "Un'insegnate nei sobborghi di Parigi" - testimonianza di Maria A. (Parigi) - "La grande attrattiva del tempo presente", Castel Gandolfo 3 marzo 2018 (vedi su www.focolare.org).
[2] C. Lubich, Quella voce 'dentro', in «Città Nuova» 50 (2006/10), p. 9.


Fonte: Città Nuova n. 9/Settembre 2018