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martedì 31 dicembre 2019

Ringraziamento


Nell'ultima ora di quest'anno che finisce, cantiamo nuovamente il Te Deum di ringraziamento al Verbo che si è fatto carne, al Padre che lo ha inviato, allo Spirito Santo che ci ricorda ogni sua parola per aiutarci a leggere i segni dei tempi, nella nostra vita e nei percorsi del mondo.
È il dono inestimabile dell'essere cristiani questa possibilità di fare un bilancio dell'anno trascorso guardando avanti e non soltanto indietro, di vivere nella speranza anche se il nostro temporaneo bilancio è in rosso, di scorgere luce anche se siamo nel dolore, di godere la felicità con lo sguardo colmo di gratitudine per Chi è la fonte della felicità.
Nel Te Deum ringraziamo per i doni ricevuti, ma ancor più per quello decisivo che ci attende: «Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli». E chiediamo sostegno per andare avanti fino al giorno che non sappiamo, ma non dobbiamo stancarci di attendere: «Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli».
Qualunque sia il totale provvisorio del bilancio di un anno, possiamo esclamare: «Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno».


lunedì 30 dicembre 2019

Vergine e Madre


Maria Santissima Madre di Dio
Numeri 6,22-27 • Salmo 66 • Galati 4,4-7 • Luca 2,16-21
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Tutti i testi dell'odierna solennità ripetono, senza posa, che Maria Santissima non è soltanto madre. È vergine e madre. Queste due parole a noi paiono inaccostabili. Una donna o è vergine o è madre. Un termine esclude l'altro. Invece, proprio nella compresenza di entrambi comprendiamo come Dio Padre visiti l'uomo e agisca in esso. Il Natale del Verbo è il paradigma di come la Trinità entri in comunione con ogni persona. Maria, allora, non è semplice oggetto della nostra devozione. Racchiude tutto ciò che la persona umana può essere davanti al Padre, nello Spirito.
La verginità è spazio vuoto. È possibilità di vita, ma in quanto attesa e accoglienza. Se non viene visitata e fecondata rimane sterilità e buio. La verginità è apertura all'altro. L'uomo davanti a Dio è questo: ascolto, attesa, silenzio, attesa di quel seme divino che possa generare in lui Cristo. La verginità di Maria è allora la rinuncia a essere protagonisti nel dare la vita. La vita che fiorirà nella Vergine sarà la vita stessa di Dio, perché da Dio Maria si lascia fecondare. Ella è passività, anzitutto. Non immobilismo. È come terra fertile che attende il seme e la pioggia. Tutta la vita dei santi, in fondo, è questo: la fede assoluta nel fatto che Dio è vita. Lui solo è fonte della vita e senza di lui le nostre capacità e possibilità rimangono sterili.
La verginità di Maria è la coscienza che se Dio non agisce in noi, se non entra e feconda il nostro silenzio con la sua parola, non ci saranno frutti. Il primo passo non può che essere il suo. Il Padre agisce così. Non vuole agire accanto all'uomo. Non vuole agire senza l'uomo. Ma vuole agire nell'uomo come il seme agisce nella donna. In questo senso ogni persona che non diventi spiritualmente donna non può entrare nel regno di Dio. Ogni uomo è vergine davanti a Dio se nella fede accetta di aprirsi in silenzio per accogliere la Parola e il pane che lo feconda, non perché lui agisca in unità di intenti con Cristo, in semplice armonia, ma perché Cristo agisca in lui.
Se in questo consiste fisicamente e spiritualmente la verginità di Maria, allora la sua maternità è la straordinaria facoltà di generare Dio stesso. Perché lui e lui solo ha agiti in lei. La maternità che oggi celebriamo è realmente segno e simbolo dell'incontro tra il divino e l'umano, in modo che tutto venga dal Padre e, allo stesso tempo, tutto venga dall'uomo. Senza un utero, infatti, senza un grembo, il Verbo non si sarebbe mai fatto carne. Ma cos'è il grembo di Maria senza l'azione dello Spirito?
La verginità feconda della Madre di Dio è la composizione dell'umano e del divino. L'uno non schiaccia l'altro. Il divino non soffoca l'umano, ma lo valorizza al di là delle sue apparenti possibilità.

L'odierno vangelo ribadisce l'intimo e continuativo rapporto tra la Vergine e la Parola che si manifesta nelle voci del mondo, quando afferma che essa «serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Non si tratta di una memoria a breve termine ma, piuttosto, di una reale gestazione. Quanto è avvenuto nella gravidanza continua ad avvenire nel cuore, dove anche le espressioni più forti e sconcertanti vengono assimilate e riportare a Dio nel segreto dell'anima.
Il questo giorno in cui contempliamo il mistero del Natale dal basso, dal grembo di Maria, piuttosto che dall'alto, come il 25 dicembre, dal cielo che invia l'eterna Parola, comprendiamo l'essenza della vita spirituale formulata in modo magistrale da Paolo in Gal 2,20: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». È nato dentro di me. Ho generato Cristo. Non perché io ne abbia le capacità. Ma perché lo Spirito feconda il cuore del credente.

(da Claudio Arletti, Il Tesoro e la Perla, Commento ai Vangeli festivi dell'anno A)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Maria… custodiva tutte queste cose (Lc 2,19)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 I pastori riferirono ciò che era stato detto loro (Lc 2,17) – (01/01/2019)
(vai al testo)
 I pastori riferirono ciò che era stato detto loro (Lc 2,17) – (01/01/2018)
(vai al testo)
 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose (Lc 2,19) – (01/01/2017)
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 Vinci l'indifferenza e conquista la pace (01/01/2016 - Giornata mondiale della pace)
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 Non più schiavi, ma fratelli (01/01/2015 - Giornata mondiale della pace)
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 Fraternità, fondamento e via per la pace (01/01/2014 - Giornata mondiale della pace)
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 Beati gli operatoti di pace (01/01/2013 - Giornata mondiale della pace)
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 Educare i giovani alla giustizia e alla pace (01/01/2012 - Giornata mondiale della pace)
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 Libertà religiosa, via per la pace (01/01/2011 - Giornata mondiale della pace)
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Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  L'incarnazione del Verbo riscatta il tempo che svanisce, colorandolo di eterno (30/12/2018)
  Il grande campo della libertà di Dio: la maternità verginale di Maria, la Theotokos (30/12/2017)
  Il Nome per eccellenza: Dio salva (30/12/2016)
  Alimentati dalla benedizione di Dio (30/12/2015)
  La Vergine Madre (30/12/2013)
  Madre dell'unica persona del Verbo di Dio, dono per il mondo (31/12/2012)
  Madre di Dio (30/12/2011)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2018)
  di Cettina Militello (VP 11.2016)
  di Luigi Vari (VP 11.2015)
  di Luigi Vari (VP 11.2014)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 11.2013)
  di Marinella Perroni (VP 11.2012)
  di Marinella Perroni (VP 11.2011)
  di Marinella Perroni (VP 11.2010)
  di Claudio Arletti (VP 11.2009)
  di Claudio Arletti (VP 11.2008)
  di Enzo Bianchi (A)
  di Enzo Bianchi (B)
  di Enzo Bianchi (C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

venerdì 27 dicembre 2019

La Famiglia di Nazaret: profuga tra i profughi


Domenica fra l'Ottava del Natale - Santa Famiglia (A)
Siracide 3,2-6.12-14 • Salmo 127 • Colossesi 3, 12-21 • Marreo 2,13-15.19-23
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

In questa prima domenica dopo Natale, la Liturgia ci invita a celebrare la festa della Santa Famiglia di Nazareth. In effetti, ogni presepio ci mostra Gesù insieme con la Madonna e san Giuseppe, nella grotta di Betlemme. Dio ha voluto nascere in una famiglia umana, ha voluto avere una madre e un padre, come noi.
E oggi il Vangelo ci presenta la santa Famiglia sulla via dolorosa dell'esilio, in cerca di rifugio in Egitto. Giuseppe, Maria e Gesù sperimentano la condizione drammatica dei profughi, segnata da paura, incertezza, disagi (cfr Mt 2,13-15.19-23). Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà. Quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie.
In terre lontane, anche quando trovano lavoro, non sempre i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro legittime aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili. Perciò, mentre fissiamo lo sguardo sulla santa Famiglia di Nazareth nel momento in cui è costretta a farsi profuga, pensiamo al dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, che sono vittime della tratta delle persone e del lavoro schiavo. Ma pensiamo anche agli altri "esiliati": io li chiamerei "esiliati nascosti", quegli esiliati che possono esserci all'interno delle famiglie stesse: gli anziani, per esempio, che a volte vengono trattati come presenze ingombranti. Molte volte penso che un segno per sapere come va una famiglia è vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani.
Gesù ha voluto appartenere ad una famiglia che ha sperimentato queste difficoltà, perché nessuno si senta escluso dalla vicinanza amorosa di Dio. La fuga in Egitto a causa delle minacce di Erode ci mostra che Dio è là dove l'uomo è in pericolo, là dove l'uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l'abbandono; ma Dio è anche là dove l'uomo sogna, spera di tornare in patria nella libertà, progetta e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi familiari.

Quest'oggi il nostro sguardo sulla santa Famiglia si lascia attirare anche dalla semplicità della vita che essa conduce a Nazareth. È un esempio che fa tanto bene alle nostre famiglie, le aiuta a diventare sempre più comunità di amore e di riconciliazione, in cui si sperimenta la tenerezza, l'aiuto vicendevole, il perdono reciproco. Ricordiamo le tre parole-chiave per vivere in pace e gioia in famiglia: permesso, grazie, scusa. Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede "permesso", quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire "grazie", e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere "scusa", in quella famiglia c'è pace e c'è gioia.

(Papa Francesco, dall'Angelus del 29 dicembre 2013)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto (Mt 2,13)
(vai al testo…)

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Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 La Parola di Dio abiti tra voi nella sua ricchezza (Col 3,16) - (29/12/2013)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La Famiglia che Dio si è scelto (27/12/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di Gianni Cavagnoli (VP 11.2013)
  di Marinella Perroni (VP 11.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Bernadette Lopez)

martedì 24 dicembre 2019

Dio, che ha condiviso tutto di noi


Natale del Signore

Visualizza i brani delle Letture
Messa della Vigilia: Isaia 62,1-5 • Salmo 88 • Atti 13,16-17.22-25 • Matteo 1,1-25
Messa della Notte: Isaia 9,1-6 • Salmo 95 • Tito 2,11-14 • Luca 2,1-14
Messa dell'Aurora: Isaia 62,11-12 • Salmo 96 • Tito 3,4-7 • Luca 2,15-20
Messa del Giorno: Isaia 52,7-10 • Salmo 97 • Ebrei 1,1-6 • Giovanni 1,1-18


Appunti per l'omelia

Il progetto che Dio ha per noi è che viviamo come figli. Tutta la storia della salvezza trova eco in questo: Colui che non era soggetto alla legge decise, per amore, di perdere ogni tipo di privilegio (privus legis) ed entrare attraverso il luogo meno atteso per liberare noi che, sì, eravamo sotto la legge. E la novità è che decise di farlo nella piccolezza e nella fragilità di un neonato; decise di avvicinarsi personalmente e nella sua carne abbracciare la nostra carne, nella sua debolezza abbracciare la nostra debolezza, nella sua piccolezza coprire la nostra. In Cristo Dio non si è mascherato da uomo, si è fatto uomo e ha condiviso in tutto la nostra condizione. Lungi dall'essere chiuso in uno stato di idea o di essenza astratta, ha voluto essere vicino a tutti quelli che si sentono perduti, mortificati, feriti, scoraggiati, sconsolati e intimiditi. Vicino a tutti quelli che nella loro carne portano il peso della lontananza e della solitudine, affinché il peccato, la vergogna, le ferite, lo sconforto, l'esclusione non abbiano l'ultima parola nella vita dei suoi figli.
Il presepe ci invita a fare nostra questa logica divina. Una logica non centrata sul privilegio, sulle concessioni, sui favoritismi; si tratta della logica dell'incontro, della vicinanza e della prossimità. Il presepe ci invita ad abbandonare la logica delle eccezioni per gli uni ed esclusioni per gli altri. Dio viene Egli stesso a rompere la catena del privilegio che genera sempre esclusione, per inaugurare la carezza della compassione che genera inclusione, che fa splendere in ogni persona la dignità per la quale è stata creata. Un bambino in fasce ci mostra la potenza di Dio che interpella come dono, come offerta, come fermento e opportunità per creare una cultura dell'incontro.
Non possiamo permetterci di essere ingenui. Sappiamo che da varie parti siamo tentati di vivere in questa logica del privilegio che ci separa-separando, che ci esclude-escludendo, che ci rinchiude-rinchiudendo i sogni e la vita di tanti nostri fratelli.
Oggi, davanti al bambino Gesù, vogliamo ammettere di avere bisogno che il Signore ci illumini, perché non sono poche le volte in cui sembriamo miopi o rimaniamo prigionieri di un atteggiamento marcatamente integrazionista di chi vuole per forza far entrare gli altri nei propri schemi. Abbiamo bisogno di questa luce, che ci faccia imparare dai nostri stessi errori e tentativi al fine di migliorarci e superarci; di questa luce che nasce dall'umile e coraggiosa consapevolezza di chi trova la forza, ogni volta, di rialzarsi e ricominciare.
Guardare il presepe significa trovare la forza di prendere il nostro posto nella storia senza lamentarci e amareggiarci, senza chiuderci o evadere, senza cercare scorciatoie che ci privilegino. Guardare il presepe implica sapere che il tempo che ci attende richiede iniziative piene di audacia e di speranza, come pure di rinunciare a vani protagonismi o a lotte interminabili per apparire.
Guardare il presepe è scoprire come Dio si coinvolge coinvolgendoci, rendendoci parte della sua opera, invitandoci ad accogliere con coraggio e decisione il futuro che ci sta davanti.
(Papa Francesco, dall'Omelia del 31 dicembre 2016)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Oggi è nato per voi un Salvatore (Lc 2,11)
(vai al testo…)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino (Lc 2,16) – (25/12/2018)
(vai al testo…)
 Oggi è nato per voi un salvatore (Lc 2,11) - (25/12/2017)
(vai al testo…)
 Andiamo… vediamo questo avvenimento (Lc 2,15) - (25/12/2016)
(vai al testo…)
 Andiamo dunque fino a Betlemme (Lc 2,18) - (25/12/2015)
(vai al testo…)
 Oggi è nato per noi il Salvatore (Lc 2,11) - (25/12/2014)
(vai al testo…)
 Oggi è nato per noi il Salvatore (Lc 2,11) - (25/12/2013)
(vai al testo…)
 Non temete: vi annuncio una grande gioia (Lc 2,10) – (25/12/2012)
(vai al testo…)
 Oggi è nato per noi il Salvatore (Lc 2,11) - 25/12/2011)
(vai al testo…)
 Un bambino è nato per noi (Is 9,5) - (25/12/2010)
(vai al testo…)
 La Parola è diventata carne e ha abitato fra noi (Gv 1,14) - (23/12/2009)
(vai al post "Dio, nostro fratello")
 Gloria a Dio nel più alto dei cieli, pace in terra agli uomini che egli ama (Lc 2,14) (Lc 2,14) - (24/12/2008)
(vai al post "Il prodigio dell'amore")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Il vero Natale per noi! (23/12/2018)
  Gli "ultimi" si sono messi in cammino e hanno incontrato Dio (24/12/2017)
  La speranza di un Bambino (23/12/2016)
  Dio entra nel mondo dal punto più basso (23/12/2015)
  Gloria a Dio in cielo; pace agli uomini in terra (23/12/2014)
  Dio si è fatto bambino! (24/12/2013)
 Il mistero dell'umiltà di Dio (24/12/2012)
 Dar vita a Gesù, oggi (23/12/2011)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2018)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Cettina Militello (VP 2016)
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Luigi Vari (VP 2014)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 2013)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Marinella Perroni (notte, VP 2011)
  di Marinella Perroni (giorno, VP 2011)
  di Marinella Perroni (notte, VP 2010)
  di Marinella Perroni (giorno, VP 2010)
  di Claudio Arletti (notte, VP 2009)
  di Claudio Arletti (giorno, VP 2009)
  di Claudio Arletti (notte, VP 2008)
  di Claudio Arletti (giorno, VP 2008)
  di Enzo Bianchi (vol. anno C, giorno)
  di Enzo Bianchi (vol. anno B, notte)
  di Enzo Bianchi (vol. anno A, aurora)

(Immagine: Natività, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, dicembre 2014)

venerdì 20 dicembre 2019

Non temere


4a domenica di Avvento (A)
Isaia 7,10-14 • Salmo 23 • Romani 1,1-7 • Matteo 1,18-24
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Appunti per l'omelia

Così fu generato Gesù Cristo
Non è un reportage giornalistico. Luca e Matteo fanno teologia, non scrivono fatti di cronaca. Presentano il Gesù delle comunità cristiane della fine del primo secolo e come sono arrivate a conoscerlo.
Al tempo di Gesù il matrimonio avveniva in due tappe:
1. I genitori stipulavano un contratto; i due erano marito e moglie anche se non vivevano insieme. Questo periodo durava circa un anno. Era il tempo per conoscersi.
2. Passato l'anno, si organizzava una festa; la sposa era condotta alla casa dello sposo e i due vivevano insieme. È in questo intervallo di tempo che avviene l'annuncio a Maria e la sua gravidanza.
La verginità di Maria è introdotta per dire al credente che Gesù non è unicamente uomo, ma viene dall'alto. È lo stesso Signore che ha assunto una forma umana.
La vergine, nella bibbia, significa "povera", "disprezzata", "priva di vita". Maria parla di sé dicendo: "Ha guardato la povertà della sua serva" e riconosce che tutto quanto è avvenuto in lei è opera del "Potente, che ha fatto in me grandi cose". Maria vergine diventa la prova della grandezza e dell'amore di Dio.
Il termine vergine indica anche la persona che ama con cuore indiviso. In questo senso la verginità di Maria è il simbolo dell'amore totale per il Signore.
Il dubbio di Giuseppe non sembra riguardare tanto la fedeltà o infedeltà della sposa, ma il suo ruolo in questo avvenimento straordinario. Dare il nome a un figlio non suo, non sarebbe stata un'intromissione indebita in un progetto più alto di lui? Nel dubbio, pensa di tirarsi da parte.
A Matteo non interessa rispondere alle nostre curiosità, ma comunicarci che il figlio di Maria è l'erede al trono di Davide promesso dai profeti.

Non temere di prendere con te Maria, tua sposa
Accogliere Gesù vuol dire fargli posto nella nostra esistenza. Ma questo non è sempre facile, né lo è stato per la sua famiglia. La situazione di disagio descritta nel brano non riguarda solo Maria, la diretta interessata, ma anche Giuseppe. Matteo ci presenta la soluzione umana, in cui emerge tutta la discrezione e la delicatezza di Giuseppe.
La soluzione proposta da Dio però è un'altra: Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Il progetto di Dio passa attraverso Giuseppe. Ed egli non esita a fare come gli annuncia l'angelo del Signore.
Giuseppe ascolta quella Parola, che può arrivare in mille modi; ed è una Parola che annuncia il nuovo, il progetto di Dio. L'ascolto poi diventa scelta, decisione concreta.
Il Vangelo di questa domenica, ormai prossima al Natale, ci invita a fare posto a Dio, a credere che la sua parola va a compimento, a rispondere alle sue chiamate espresse dalle circostanze con disponibilità, spirito di servizio, vivendo l'obbedienza della fede, frutto di una relazione costante con Dio e con i fratelli.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo (Mt 1,24)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Così fu generato Gesù Cristo (Mt 1,18) - (18/12/2016)
(vai al testo)
 Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo (Mt 1,24) - (22/12/2013)
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 La Vergine concepirà e partorirà un Figlio (Is 7,14) - (19/12/2010)
( vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Gesù, colui che dilata ilnostro cuore (16/12/2016)
  Attesa e disponibilità del cuore (20/12/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di Cettina Militello (VP 10.2016)
  di Gianni Cavagnoli (VP 10.2013)
  di Marinella Perroni (VP 10.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

venerdì 13 dicembre 2019

Piccoli, ma protagonisti nel Regno


3a domenica di Avvento (A)
Isaia 35,1-6a.8a.10 • Salmo 145 • Giacomo 5,7-10 • Matteo 11,2-11
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Appunti per l'omelia

Beato colui che non si scandalizza di me
Attraverso ciò che opera, Gesù rivela che è Lui il "prefigurato" dai profeti: è Lui l'atteso, anche se non è, forse, come Giovanni Battista se l'aspettava.
Gesù chiede di accoglierlo così come si presenta e non trovare in Lui un ostacolo a credere. C'è sempre il rischio di farsi una idea errata di Dio: che deve vincere sempre e dare subito il bene ai buoni e il castigo ai cattivi.
Invece, Lui è uomo tra gli uomini, misericordioso con i sofferenti e i peccatori, apparentemente debole di fronte ai violenti, apparentemente fallimentare nei risultati immediati.
Il confronto costante con la sua Parola ci allena ad accogliere Gesù nella sua perenne novità, che è fonte di "beatitudine" e di libertà interiore.
E noi, dal Vangelo, dall'incontro con Gesù ci aspettiamo veramente la "novità"che ci comunica sulla storia, sul mondo, sulla Chiesa o pensiamo di sapere già tutto?

Il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui
La novità di Gesù è così grande che, in certo senso, trova Giovanni ormai "vecchio".
Chi vive il Vangelo si trova più avanti e opera ancora più di lui per portare la presenza di Dio nel mondo: conosce il "segreto" della vita di Dio, svelato con la morte e la risurrezione di Gesù.
Dio è Amore, è Trinità, comunione di persone, dove ognuna si dona all'altra sempre e completamente. È questa la "novità" della "buona novella", che non si può confondere con tradizioni religiose e metodi precedenti il Vangelo.
Di qui discende un modo nuovo di rapportarsi tra le persone: amare per primi, amare tutti, amare i nemici, riconoscere il volto di Gesù nell'altro, farsi prossimo con chi è nel bisogno, ascoltare e vivere il Vangelo insieme.
Di qui possono nascere frutti ed effetti anche più grandi di quelli portati da persone cosiddette "esperte".
Siamo invitati, allora, a un esame del nostro essere cristiani ed a chiederci se siamo "entrati" nel cuore del Vangelo o siamo piuttosto fermi alle nostre pratiche religiose... e soprattutto a riconoscere che dove c'è critica, divisione, egoismo non può "nascere" Gesù.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sei tu colui che deve venire? (Mt 11,3)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Sei tu colui che deve venire? (Mt 11,3) - (11/12/2016)
(vai al testo)
 Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo! (Mt 11,6) - (15/12/2013)
( vai al testo…)
 Siate costanti fino alla venuta del Signore (Gc 5,7) - (12/12/2010)
( vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Lo scandalo della misericordia (9/12/2016)
  Il tempo della misericordia (13/12/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di Cettina Militello (VP 10.2016)
  di Gianni Cavagnoli (VP 10.2013)
  di Marinella Perroni (VP 9.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Bernadette Lopez)

venerdì 6 dicembre 2019

Entriamo nella scia di Maria


Immacolata Concezione della B. V. Maria
Genesi 3,9-15.20 • Salmo 97 • Efesini 1,3-6.11-12 • Luca 1,26-38
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

È "Maria nell’Annunciazione" il fulcro di questo periodo di Avvento. La Beata Vergine, infatti, ha vissuto l'Avvento "nella sua carne". Sa cosa significa essere "in attesa" e può aiutare "anche noi ad attendere, in senso forte ed esistenziale, la venuta del nostro Redentore".

L'importanza della fede
Maria è la prima di coloro che hanno creduto senza aver ancora visto. Dice il suo a Dio. Il suo atto di fede è suscitato dalla grazia dello Spirito Santo. L'immensa scia dei credenti che formano la Chiesa comincia con la fede di Maria. Essere nella sua scia significa comprendere che la fede è la base di tutto, la prima e la più "buona" delle opere da compiere. La grazia infatti non può operare, se non trova la fede ad accoglierla.
La fede è così importante perché è l'unica che mantiene alla grazia la sua gratuità. Grazia e fede: sono i due pilastri della salvezza; sono i due piedi per camminare o le due ali per volare. Non si tratta però di due cose parallele, quasi che da Dio venisse la grazia e da noi la fede, e la salvezza dipendesse così, in parti eguali, da Dio e da noi.
«Per grazia siete salvi mediante la fede - scrive san Paolo - e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio perché nessuno possa vantarsene».

La fede di Maria
Gli aspetti della fede di Maria possono aiutare la Chiesa di oggi a credere più pienamente. Il suo atto di fede è personale, unico, irrepetibile. È un fidarsi di Dio e un affidarsi completamente a Dio. E un rapporto da persona a persona. Questo si chiama fede soggettiva: l'accento è sul fatto di credere, più che sulle cose credute. Ma la fede di Maria è anche quanto mai oggettiva, comunitaria. Maria non crede in un Dio soggettivo, personale che si rivela solo a lei nel segreto. Crede invece al Dio dei Padri, al Dio del suo popolo.
Non basta avere una fede solo soggettiva, una fede che sia un abbandonarsi a Dio nell'intimo della propria coscienza. È tanto facile, per questa strada, rimpicciolire Dio alla propria misura. Questo avviene quando ci si fa una propria idea di Dio, basata su una propria interpretazione personale della Bibbia, o su l'interpretazione del proprio ristretto gruppo, e poi si aderisce ad essa con tutte le forze, magari anche con fanatismo, senza accorgersi che ormai si sta credendo in sé stessi più che in Dio e che tutta quella incrollabile fiducia in Dio, altro non è che una incrollabile fiducia in se stessi. Non basta però neppure una fede solo oggettiva e dommatica, se questa non realizza l'intimo, personale contatto, da io a tu, con Dio. Essa diventa facilmente una fede morta, un credere per interposta persona o per interposta istituzione, che crolla non appena entra in crisi la fiducia in quella istituzione, nella Chiesa.

Credere
Non basta dunque una fede solo soggettiva o soltanto oggettiva. Bisogna credere personalmente, ma nella Chiesa; credere nella Chiesa, ma personalmente. La fede dommatica della Chiesa non mortifica l'atto personale e la spontaneità del credere, ma anzi lo preserva e permette di conoscere e abbracciare un Dio immensamente più grande di quello della mia povera esperienza. Nessuna creatura infatti è capace di abbracciare, con il suo atto di fede, tutto quello che, di Dio, si può conoscere. La fede della Chiesa è come il grande angolare che permette di cogliere e fotografare, di un panorama, una porzione molto più vasta del semplice obiettivo.
Il mondo è solcato, come il mare, dalla scia di un bel vascello, che è la scia di fede aperta da Maria. Entriamo in questa scia. Crediamo anche noi perché quel che si avverò in Lei si avveri anche in noi. Invochiamo la Madonna con il dolce titolo di Virgo fidelis: Vergine credente, prega per noi!

( da VaticanNews: Padre Cantalamessa, prima predica di Avvento 6 dicembre 2019, Cappella Redemptoris Mater, alla presenza di Papa Francesco)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (breve commento e una testimonianza):
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…) - 8/12/2018)
Avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,35)
(vai al testo - 8/12/2016)
Lo Spirito Santo scenderà su di te (Lc 1,35)
(vai al testo - 8/12/2015)
Rallegrati, piena di grazia (Lc 1,29)
(vai al testo - 8/12/2014)
Rallegrati, piena di grazia (Lc 1,29)
(vai al testo - 8/12/2013)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
L'Immacolata Concezione: la festa del cuore nuovo (7/12/2018)
Maria Immacolata: trasparenza vera nel dialogo con Dio (7/12/2017)
In Maria si congiunge il Cielo e la Terra (7/12/2016)
Dio ci chiama ad aprirci alla gioia (6/12/2015)
Resi immacolati dalla carità (6/12/2014)
Maria, il nostro "dover essere" (6/12/2013)
Il sogno di Dio (6/12/2012)

Riamando ad altri post sulla Solennità odierna, a suo tempo pubblicati:
Madre di Dio (7/12/2010)
Maria, Fiore dell'umanità (8/12/2009)
Immacolati nella carità (7/12/2008)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2018)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Cettina Militello (VP 10.2016)
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  di Giovanni Cavagnoli (VP 10.2013)
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domenica 1 dicembre 2019

L'attesa, tempo di salvezza


Parola di Vita - Dicembre 2019
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42).

In questo passo del vangelo di Matteo, Gesù prepara i discepoli al suo ritorno definitivo e inatteso, che li sorprenderà. Anche in quell'epoca storica esistevano molte difficoltà, guerre, sofferenze di ogni genere. Per il popolo di Israele la speranza si posava sull'intervento del Signore che avrebbe posto fine alle lacrime. L'attesa perciò non era motivo di spavento, ma piuttosto di sollievo, come tempo della salvezza.
Qui Gesù ci indica un grande segreto: vivere bene l'attimo presente perché Egli stesso tornerà quando saremo al lavoro, occupati nelle cose normali del nostro quotidiano, quelle nelle quali spesso ci dimentichiamo di Dio, perché troppo presi dalle preoccupazioni per il domani.

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà».

Vegliare: è un invito a tenere gli occhi aperti, a riconoscere i segni della presenza di Dio nella storia, nel quotidiano, ed aiutare altri che vivono nel buio a trovare la strada della vita.
L'incertezza sul giorno preciso dell'arrivo di Gesù mette il cristiano in atteggiamento di continua attesa; lo incoraggia a vivere l'attimo presente con intensità, amando oggi, non domani; perdonando ora, non dopo; trasformando la realtà in questo momento, non quando troverà tempo nella sua agenda piena di impegni.
Meditando questa Parola, Chiara Lubich scriveva: «Hai osservato come in genere non vivi la vita, ma la trascini in attesa di un "dopo", in cui dovrebbe arrivare il "bello"? Il fatto è che un "dopo-bello" deve arrivare, ma non è quello che tu ti aspetti. Un istinto divino ti porta ad attendere qualcuno o qualcosa che possa soddisfarti. E pensi magari al giorno di festa, o al tempo libero, o a un incontro particolare, terminati i quali poi non resti soddisfatto, almeno pienamente. E riprendi il tran tran d'una esistenza non vissuta con convinzione, sempre in attesa. La verità è che, tra gli elementi che compongono anche la tua vita, ve n'è uno da cui nessuno può scappare: è l'incontro a tu a tu col Signore che viene. Questo è il "bello" al quale inconsciamente tendi, perché sei fatto per la felicità. E la piena felicità può dartela solo lui» (1).

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà».

Il Signore Gesù verrà certamente alla fine della vita di ognuno, ma già possiamo riconoscerlo realmente presente nell'Eucarestia da celebrare e condividere, nella sua Parola da ascoltare e vivere, in ogni fratello e sorella da accogliere, nella sua voce che parla nella coscienza. Ancora oggi la vita ci presenta tante sfide e ci chiediamo: «Quando finirà tutta questa sofferenza?».
Non possiamo attendere passivamente un intervento del Signore: ogni momento va sfruttato per affrettare il Regno di Dio, il suo disegno di fraternità. Ogni piccolo gesto d'amore, ogni gentilezza, ogni sorriso donato trasforma la nostra esistenza in una continua e feconda attesa.
Paco è cappellano in un ospedale in Spagna; sono tanti i degenti anziani, che a volte soffrono di gravi malattie degenerative. Racconta: «Bussando alla porta della stanza di un paziente anziano, che spesso urla contro la fede, ho un momento di esitazione, ma vorrei testimoniargli l'amore di Dio. Entro con il sorriso più bello che ho. Gli parlo con dolcezza, gli spiego la bellezza dei sacramenti. Gli chiedo se vuole riceverli; mi risponde: "Certo!". Si confessa e riceve l'Eucarestia e l'Unzione degli infermi. Sto con lui ancora un po'. Quando lo lascio è sereno e la figlia, presente, è stupita».

Letizia Magri

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[1] C. Lubich, Parola di Vita dicembre 1978, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5, Città Nuova, Roma, 2017) p. 123.


Fonte: Città Nuova n. 11/Novembre 2019
(Immagine: Mantenetevi pronti, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, novembre 2019)