Tante ragazze sono uscite dal sepolcro dello sfruttamento e dell'indifferenza, perché qualcuno, a nome di Gesù, ha detto a loro: «Vieni fuori!».
L'esperienza di Casa Rut, a Caserta: una casa di accoglienza dove, grazie all'accompagnamento delle suore orsoline, le ragazze cercano di ricostruire la loro vita, ritrovando dignità e libertà; e il coraggio di aiutare altre donne a spezzare le catene dello sfruttamento.
«Girando per le strade di Caserta, racconta suor Rita Giaretta, vedevamo tante ragazzine migranti.
L'8 marzo del 1997, con le suore di casa Rut, riempiamo il bagagliaio della nostra vecchia auto con vasetti di primule e andiamo a incontrare quelle ragazze. Regaliamo ad ognuna una piantina con un biglietto: "Cara amica e sorella, con questo gesto vogliamo dirti che qualcuno pensa a te con amore".
Ricordo la commozione e la delicatezza di quel primo incontro. Ricordo la loro paura iniziale, poi l'apertura, le confidenze disperate fino alle preghiere a mani giunte: "Tornate! Tornate! No buono questo lavoro". E da quel momento capiamo che quello è il nostro posto, è il mio!
Quell'8 marzo è l'inizio di una serie di incontri sconvolgenti. Ogni quindici giorni andiamo a trovarle. Loro ci aspettano e noi siamo contente di incontrarle. Man mano che cresce la fiducia, le ragazze stesse, consegnandoci le loro storie di violenza fisica e psicologica, ci aprono gli occhi e il cuore su quella drammatica e infame realtà: la Tratta delle donne (anche minorenni) a scopo di sfruttamento.
La strada e l'incontro con le ragazze "catechizzano" noi suore. Queste donne, da tutti etichettate come "prostitute", scuotono la nostra vita di donne, di consacrate. Non possiamo più nasconderci... dobbiamo "starci", accogliere le inquietanti provocazioni, dobbiamo agire.
Quelle giovani donne sono delle vittime. Il loro grido di dolore: "Aiutami! Aiutami!" è un pugno nello stomaco. L'incontro con i loro volti, l'ascolto delle loro storie è per noi una nuova chiamata: accogliere e vivere il Vangelo della vita. Le ragazze vedono che continuiamo ad andare, senza giudicare e iniziano a fidarsi di noi. Allora qualcuna chiede di salire in macchina con noi e le portiamo a casa nostra. Aggiungiamo dei letti e la casa si riempie... E non basta più.
Scegliamo una casa più grande nel cuore della città, nel corso che porta alla Reggia di Caserta. Lì i condomini non ci vogliono. Ma con tanta pazienza, salutando sempre per prime, dopo un anno succede un miracolo: un condòmino ci chiede se una ragazza può fare da babysitter ai suoi figli.
Casa Rut nasce per essere casa accogliente, volto della tenerezza di Dio. Lì non si giudica, ma si ama soltanto. Ci inginocchiamo di fronte a storie così dolorose, cercando di diventare balsamo per le ferite che sanguinano.
Ogni ragazza ha la sua storia e per ognuna cerchiamo la soluzione migliore per ridarle un futuro. Non c'è cosa più bella, miracolo più grande che vedere rifiorire quei volti puliti, rigenerati perché semplicemente amati».
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