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martedì 31 marzo 2020

Via Crucis al tempo del Coronavirus [4]


Settima Stazione: Gesù cade la seconda volta
La croce la porta ormai Simone di Cirene, eppure Gesù cade ancora una volta.
È un altro il peso che lo accascia:
"Si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori…
schiacciato per le nostre iniquità…
portava il peccato di molti" (Is 53,4-5.12).

Chi si sarebbe mai aspettato che la nostra società, così sicura di sé, potesse essere messa in ginocchio in così pochi giorni, contemporaneamente in tutto il mondo. Gesù si è lasciato trascinare per terra per essere vicino a chi cade.

Quante cadute nella nostra vita! Quanti sbagli… A volte verrebbe da scoraggiarsi, da gettare la spugna e arrendersi.
Quando siamo a terra ecco che ci troviamo accanto Gesù, caduto anche lui, mai così vicino come in quel momento, che condivide la nostra caduta, il nostro sbaglio…


Ottava stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme
È Luca a raccontarci che, assieme a una grande folle, anche donne in pianto seguivano Gesù (cf. Lc 23,28-31). Luca è sempre attento alla presenza amorosa delle donne attorno a Gesù, discepole fedeli che lo seguono fino ai piedi della croce.
Gesù è grato di non essere lasciato solo sulla via del Calvario, ma pensa soprattutto a quella folla che lo segue, sulla quale è ormai immanente la sciagura della distruzione di Gerusalemme: non pensino a lui, pensino a cambiare vita: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli».

Quante donne piangono oggi la morte dei loro cari. Quale grande sciagura si è abbattuta su di noi con questa pandemia. Ma dobbiamo piangere tante altre morti dimenticate: i 7000 bambini falciati ogni giorno dalla fame, i 100 soldati uccisi giorni fa da Boko Haram in Ciad, quelli delle guerre senza fine, dei cartelli della droga, dei profughi nei deserti e nei campi di detenzione...

Se hanno trattato te così, che sei il "legno verde", che ne sarà di noi "legno secco"? Dovremmo essere tagliati e bruciati. Che altro meritiamo nella nostra cattiveria?
Per fortuna poco dopo dirai: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Ci scusi, ti metti dalla nostra parte, ci difendi, nel tuo amore infinito.
Non dobbiamo fare anche a noi così con i nostri fratelli?

(Fonte: http://fabiociardi.blogspot.com)

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