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venerdì 18 gennaio 2019

Lo Sposo che offre il vino nuovo


2a domenica del Tempo ordinario (C)
Isaia 62,1-5 • Salmo 95 • 1 Corinzi 12,4-11 • Giovanni 2,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il brano evangelico di questa domenica (Gv 2,1-11) è un brano apparentemente semplice che nasconde un messaggio profondo e pone alcuni problemi: ad esempio, perché Giovanni inizia il suo Vangelo con un fatto apparentemente banale al quale, invece, dà tanta importanza?

La festa di nozze
Il nome Israele, per noi al maschile, in ebraico è al femminile. Questo ha permesso ai profeti di utilizzare il simbolismo coniugale per descrivere il rapporto del popolo con Jahvè: il Signore è lo sposo fedele, mentre Israele è sposa infedele.
I profeti, in modo particolare Osea, parlano dell'amore di Dio senza riserva verso la sua sposa: «Ti farò mia sposa per sempre» (Os 2, 18). Vedi anche la prima lettura proposta (Is 62,1-5): «… il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo … come gioisce lo sposo per la sposa così il tuo Dio gioirà per te».
Eppure, al tempo di Gesù, Israele aveva ripreso gli atteggiamenti della schiava, non quelli della sposa.
Una delle caratteristiche della religione pagana era proprio la paura della divinità, paura che si tentava di esorcizzare attraverso un groviglio di obbligazioni, norme, osservanze, proibizioni, espiazioni…
Questo rapporto errato con Dio ricompare ogni volta che la "fede" si trasforma in religione dei precetti, del legalismo, delle minacce. È una religione che toglie il sorriso, genera ansie, angosce, scrupoli. La "festa di precetto" associa, o sostituisce, la gioia del ritrovarsi con i fratelli all'idea dell'obbligo e della paura del peccato.

Non hanno vino
Nella Bibbia è condannata l'ebbrezza, ma il vino è simbolo della felicità e dell'amore (cfr. Ct 4,10). Una festa senza vino non ha senso: niente canti, danza, allegria, solo musi lunghi, gente insoddisfatta e nervosa.
Anche al tempo di Gesù il regno di Dio, tanto aspettato, sembra lontano. Il popolo è triste come chi celebra una festa di nozze senza vino. I suoi rapporti con Dio non sono più quelli della sposa, felice di godere delle tenerezze dello sposo, ma quelli della schiava, costretta ad obbedire agli ordini del padrone. La religione insegnata è quella dei "meriti": li acquista chi è fedele alla Legge, non chi ama. Lo slancio d'amore sponsale verso Dio è stato sostituito con l'adempimento di disposizioni giuridiche.
Siamo chiamati a ristabilire con il Signore (Padre, sposo…) un rapporto di amore filiale, sponsale e accogliere l'acqua trasformata in vino, lo Spirito di Gesù, come l'autentica fonte di gioia. Il miracolo da lasciar compiere allo Spirito di Gesù è di trasformare l'abitudine, fatta di tristezza, noia, mancanza di slancio, osservanza rigida e fredda di regole, in "abitudine" (cioè "habitus = vestito, modo di essere e di vivere) di gioia, generosità, fraternità…

Riempite d'acqua le anfore
Le anfore vuote rappresentano la religione delle purificazioni, l'insieme di pratiche e di riti incapaci di comunicare serenità e gioia.
Non è a partire da quest'acqua che deriva il vino migliore, ma da quella che Gesù ordina di attingere (che è l'acqua del Battesimo, l'immersione nel suo Spirito).
Anche in un matrimonio può accadere che l'entusiasmo e la gioia iniziali, come il vino di Cana, col passare dei giorni e degli anni si consumino e vengano meno. Anche qui può subentrare l'abitudine "mostro che riduce in polvere tutti i nostri sentimenti". A quegli invitati alle nozze, che sono i figli, non si ha più nulla da offrire se non la propria stanchezza, la freddezza reciproca e, spesso, la propria amara delusione.
Invitare Gesù alle nozze, ascoltare "qualunque cosa egli dica": sono i passi da fare perché Lui compia anche oggi il "segno" di passare da un amore tentato dall'istinto e dall'eros all'amore che è agape, dono, gratuità, certezza di poter sempre ricominciare.
Ecco spiegato il perché di questo brano all'inizio del Vangelo di Giovanni. È Gesù lo sposo, che viene per celebrare le nozze con l'umanità. La festa è appena iniziata.
Sul Calvario, lo sposo manifesterà tutto il suo amore dando la vita per la sposa. A Cana è l'inizio di ciò che farà; dal costato trafitto, sulla croce, zampilla l'acqua per la "vita eterna".

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5) - (17/01/2016)
(vai al testo…)
 I suoi discepoli credettero in Lui (Gv 2,11) - (20/01/2013)
( vai al testo…)
 Qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5) - (15/01/2010)
(vai al post "Guardare al figlio…")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Colui che riempie le anfore vuote del cuore (15/01/2016)
  Gesù, lo Sposo (18/01/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2019)
  di Luigi Vari (VP 11.2015)
  di Marinella Perroni (VP 11.2012)
  di Claudio Arletti (VP 11.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione di Stefano Pachì)

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