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sabato 4 gennaio 2020

La gioia è il senso della grandezza di Dio tutta a disposizione dell'uomo


Epifania del Signore
Isaia 60,1-6 • Salmo 71 • Efesini 3,2-3a.5-6 • Matteo 2,1-12
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Appunti per l'omelia

I pellegrini che giunsero da oriente per adorare il Bambino erano astrologi, sapienti capaci di leggere i segni del cielo e dunque i grandi eventi della storia. In questo senso, l'astrologo, nell'antichità, era ritenuto uomo dotato di prerogative quasi soprannaturali. Il cielo, infatti, è la dimora di Dio. Chi ne afferrava i segreti aveva raggiunto il vertice del sapere umano.
Secondo il racconto di Matteo, i Maghi (così denominati nella versione dei LXX) venuti da oriente avevano colto con esattezza il tempo in cui il Re dei giudei sarebbe nato. Ma non conoscevano il luogo in cui il sovrano aveva visto la luce. Tutta la sapienza umana si risolve, dunque, in un calcolo esatto, ma incompleto. Ma ora servono le profezie di Israele. Serve la Scrittura, sconosciuta a quei nobili saggi, ma indispensabile. Mai la ragione umana è così degna quando sfocia nella constatazione del proprio limite. Il viaggio dei Maghi è immagine della ragione umana che avanza, cammina, ma giunge a fare domande a cui non può rispondere. La vera sapienza, nella Scrittura, non è la soluzione dell'enigma fondamentale della storia, ma il riconoscimento di un mistero davanti a cui inchinarsi. Solo i profeti di Israele possono, dunque, condurre alla piena adorazione questi sapienti venuti da lontano.
Il prosieguo del brano mostra Erode che raccoglie freneticamente notizie e convoca i sapienti di Gerusalemme per avere quei dati che mancano ai Maghi venuti da oriente. Ma la sua ricerca è finalizzata alla difesa del proprio potere. Erode non ha una mente libera di cercare la verità. Così anche il sapere rapido ed esatto degli scribi. Si tratta di nozioni tanto precise quanto sterili. Essi non sanno seguire le orme di quella verità che hanno facilmente rintracciato nelle Scritture. Non vivono di quanto sanno, ma separano la via dalla verità.
I Maghi venuti da oriente, invece, sanno domandare, camminare e soprattutto adorate. Il termine della loro strada e della loro scienza è proprio la prostrazione (letteralmente la propria "caduta" a terra). È, in fondo, una sorta di resa. Era probabilmente disdicevole che sapienti di quella levatura cadessero in ginocchio davanti a un bambino. Ma precisamente questa è l'essenza dell'adorazione: prostrarsi davanti al Dio che vedo e incontro senza pretendere che corrisponda alle mie istanze o ai miei desideri. Dio è Dio. Non è un prodotto del mio ragionamento.
Una tale ragione conosce la gioia («Gioirono enormemente di grande gioia»). È l'unica annotazione relativa a questo sentimento, in due capitoli segnati da odio, morte, violenza e persecuzione. La ragione che adora conosce la gioia. Il potere produce ricchezza e dà piacere, che può essere confuso con felicità. Ma se il primo è un prodotto dell'uomo, come pure anche la seconda, la gioia invece è altro. Viene da fuori, non è frutto del nostro sforzo più di quanto lo sia un'alba o un tramonto. La gioia ci sorprende per poi lasciarci un'indefinita nostalgia che ci permetterà un giorno di riconoscerla ancora. È il senso di un appagamento ancora a venire che tuttavia è più che mai desiderabile. È il segno della visita dell'Altro. La gioia è la stella che si ferma. La gioia è il Bambino che accoglie i doni dei Maghi. La gioia è il senso della grandezza di Dio tutta a disposizione dell'uomo. Si tratta di un sentimento così vasto che il cuore sembra piccolo. Non è sufficiente. È molto più di quanto ancora ci aspetta e abbiamo già sperimentato. I Maghi, conoscitori delle vie terrestri come di quelle celesti, divennero anche esperti, presso la casa del Bambino, delle vie del cuore che solo Dio può saziare. Libero dal potere, libero da quella sterile conservazione che è sclerosi, libero di viaggiare, il cuore di quei sapienti fu libero di conoscere il Dio della gioia.

(da Claudio Arletti, Il Tesoro e la Perla, Commento ai Vangeli festivi dell'anno A)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Siamo venuti per adorare il Signore (Mt 2,2) – (06/01/2019)
(vai al testo…)
 Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? (Mt 2,2) - (6/01/2018)
(vai al testo…)
 Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 3,13) - (6/01/2017)
(vai al testo…)
 Videro il bambino… si prostrarono e lo adorarono (Mt 2,11) - (6/01/2016)
(vai al testo…)
 Siamo venuti ad adorarlo (Mt 2,2) - (6/01/2015)
(vai al testo…)
 Siamo venuti ad adorare il Signore (Mt 2,2) - (6/01/2013)
(vai al testo…)
 Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2,10) - (6/01/2012)
(vai al testo…)
 Videro il Bambino con Maria sua madre (Mt 2,11) - (6/01/2011)
(vai al testo…)
 Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra (Sal 71) - (5/01/2009)
(vai al post "Il centro dell'universo")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
Alla ricerca della "stella" (4/1/2019)
Aperti alla Novità dello Spirito, nonostante gli inevitabili errori (4/1/2018)
Le preferenze di Dio: gli ultimi, i lontani (5/1/2017)
Il cammino per l'incontro don Dio (5/1/2016)
Nel "Nulla d'amore" di Dio (5/1/2015)
Essere "epifania" di Dio (4/1/2014)
L'incontro con Gesù, nella "casa", con Maria (4/1/2013)
Guardare oltre, con nel cuore il mondo (5/1/2012)

Vedi anche i post:
La Stella, il dono che porta (6/1/2011)
Lo scambio dei doni (5/1/2010)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2018)
  di Cettina Militello (VP 11.2016)
  di Luigi Vari (VP 11.2015)
  di Luigi Vari (VP 1.2015)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2013)
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  di Enzo Bianchi (vol. A)
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