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domenica 15 marzo 2020

Senza Messa, ma non senza Gesù


Una domenica senza poter partecipare alla Messa e ricevere l'Eucaristia. Tuttavia, pur non potendo ricevere Gesù nel Sacramento, posso sempre essere con Gesù. Non siamo stati privati di Lui!
L'Eucaristia è indubbiamente il luogo della presenza di Gesù per eccellenza. La sua definizione di "presenza reale" ha, in certo modo, quasi messo nell'ombra le altre modalità della sua presenza.
Il Concilio Vaticano II ha messo in rilievo, oltre alla presenza eucaristica, anche le altre presenze di Gesù: nei sacramenti, nella sua Parola, nei ministri, tra quanti sono uniti nel suo nome: «Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro" (Mt 18,20)» (SC 7).
Il papa Paolo VI, parlando della presenza "reale" di Gesù nell'Eucaristia, ha scritto: «Tale presenza si dice "reale" non per esclusione, quasi che le altre non siano "reali", ma per antonomasia perché è sostanziale, e in forza di essa, infatti, Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente» (Misterium fidei, 40).
E parlando degli altri modi in cui Cristo si rende presente scrive: «Tutti ben sappiamo che vari sono i modi secondo i quali Cristo è presente alla sua Chiesa. È utile richiamare un po' più diffusamente questa bellissima verità che la Costituzione della Sacra Liturgia ha esposto brevemente. Cristo è presente alla sua Chiesa che prega, essendo egli colui che "prega per noi, prega in noi ed è pregato da noi: prega per noi come nostro Sacerdote; prega in noi come nostro Capo; è pregato da noi come nostro Dio"; è lui stesso che ha promesso: Dove sono due o tre riuniti in nome mio là sono io in mezzo a loro. Egli è presente alla sua Chiesa che esercita le opere di misericordia non solo perché quando facciamo un po' di bene a uno dei suoi più umili fratelli lo facciamo allo stesso Cristo, ma anche perché è Cristo stesso che fa queste opere per mezzo della sua Chiesa, soccorrendo sempre con divina carità gli uomini. È presente alla sua Chiesa pellegrina anelante al porto della vita eterna, giacché egli abita nei nostri cuori mediante la fede, e in essi diffonde la carità con l'azione dello Spirito Santo, da lui donatoci.
In altro modo, ma verissimo anch'esso, egli è presente alla sua Chiesa che predica, essendo l'Evangelo che essa annunzia parola di Dio, che viene annunziata in nome e per autorità di Cristo Verbo di Dio incarnato e con la sua assistenza, perché sia "un solo gregge sicuro in virtù di un solo pastore".
È presente alla sua Chiesa che regge e governa il popolo di Dio, poiché la sacra potestà deriva da Cristo e Cristo, "Pastore dei pastori", assiste i pastori che la esercitano, secondo la promessa fatta agli Apostoli» (Misterium fidei, 36-38).

Gesù è presente anche in ogni dolore, nello stesso dolore di non poter partecipare all'Eucaristia, come nel dolore che affligge in questi giorni l'umanità.
Scrive a questo proposito padre Fabio Ciardi nel suo libro Dove sei? I luoghi di Dio: «Mi trovo in una situazione che mi preclude l'accesso all'Eucaristia? È una situazione che mi addolora: proprio questo dolore può darmi accesso diretto a Dio. Quando rientro nella mia "stanza" non sento più la voce dell'Amato, mi ritrovo vuoto, nell'aridità, incapace di pregare? È una assenza che provoca un terribile dolore: proprio questo apre l'accesso a Dio. Il rapporto con la persona accanto a me, che mi era sacramento di Dio, si frantuma, così che essa mi diventa ostacolo a raggiungere Dio? È la comunione con Cristo tradito: proprio questo apre l'accesso diretto a Dio.
Sono i dolori che Cristo ha sperimentato sulla croce. Facendoli suoi e rivivendoli entra nel nostro stesso patire. Ci raggiunge là dove siamo. In ogni nostro dolore è lui che soffre in noi, Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo. Il mio dolore non è più, è diventato sacramento di Cristo: rimane lui stesso».

Signore Gesù, dovunque io ti trovi, sei Tu l'unico mio Bene!

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