Nel ricordare oggi l'anniversario della mia ordinazione diaconale mi vengono alla mente le parole dette da don Tonino Bello (di cui oggi peraltro ricorre il ventissetesimo anniversario della sua morte) nelle omelie in occasione di ordinazioni diaconali nella diocesi di Molfetta. Parlano di quel "nuovo" che il diaconato, ripristinato dopo tanti secoli di oblìo come grado permanente del ministero ordinato, deve portare nella Chiesa: un soffio "nuovo", frutto dello Spirito. Tuttavia, è lecito chiedersi il perché questo "nuovo" stenti ad essere accolto e compreso… E ritornano sempre alla mente le parole del Vangelo: «Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» e «nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito nuovo». Le conseguenze sono certe: «il nuovo non si adatta al vecchio», «il vino nuovo spacca gli otri» e tutto si disperde (cfr. Lc 5,36-38). Si constata pure che «nessuno che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!» (Lc 5,39). È più facile, infatti, restare ben saldi nell'esistente già ben sperimentato, nelle pratiche religiose consolidate, che non affidarsi a quella novità dello Spirito che ci spinge ad "uscire" dal nostro recinto per andare incontro all'umanità che ci circonda e non desidera altro che sperimentare nei cristiani l'amore di Dio per l'umanità.
Occorre una vera conversione personale e comunitaria! Un diaconato che sappia essere un punto di riferimento innovatore per tutti. Don Tonino Bello diceva a Sergio Loiacono, primo diacono della sua diocesi: «Vedi, Sergio, desidero che tu sia per la nostra Chiesa locale il segno luminoso della sua diaconia permanente. L'icona del suo radicale rifiuto per ogni mentalità da "part-time". Il simbolo dell'antiprovvisorietà del suo servizio. Il richiamo contro tutte le tentazioni di interpretare con moduli di dopolavoro l'impegno per i poveri. La negazione di ogni precariato che voglia includere, non solo nella diaconia della carità, ma anche in quella della Parola e della lode liturgica, la banalità aziendale del "turn-over"».
E in occasione di un'altra ordinazione: «Quante volte sento la gente che dice: "Ma perché in Chiesa siete così ripetitivi, così stanchi, dite sempre le stesse cose, fate gli stessi gesti?". Non c'è cambio, non c'è invenzione. Forse è vero: abbiamo privilegiato troppo il diritto e abbiamo mortificato un tantino la fantasia, l'estro; la capacità di lodare il Signore con novità di vita. Dico questo perché mi dispiacerebbe tanto che i nuovi diaconi diventassero i titolari della routine, dello schema prefabbricato; che diventassero, soltanto, come dire, i propositori di servizi al parroco presso cui vengono affidati. Se la loro missione si dovesse restringere ad accompagnare i morti al cimitero o a fare i battesimi quando il parroco è occupato, oppure a celebrare determinate funzioni quando il parroco non c'è - se dovesse essere questo - sarebbe sbagliato: meglio non ordinarli. I diaconi devono essere portatori di novità, di freschezza, ma di freschezza dolce, non arrogante. Guardatevi dall'arroganza, dal proporvi ai vostri parroci come maestri o come coloro che la sanno più lunga, o come coloro che sono più freschi di teologia e quindi possono dottrineggiare su tante cose. […] Allora la Chiesa crescerà; crescerà soprattutto perché coloro che noi chiamiamo "i lontani", scorgono una simpatia nuova all'interno delle nostre comunità. Possono dire: "Guarda, non è una comunità chiusa, non è una comunità che si arrocca nelle sue cerimonie per quanto belle, per quanto sante, ma è una comunità aperta, che s'inventa giorno per giorno; una comunità che vive l'immediatezza della presenza di Dio in termini nuovi". Oggi non è più come ieri».
Rimando ad altri post relativi alla mia ordinazione diaconale:
La beatitudine del servire (19/04/2019)
Il dono di un servizio a "tempo pieno" (20/04/2018)
Seguimi! (20/04/2017)
Gratitudine! (20/04/2016)
Stare nella tua casa (20/04/2015)
Chiara, mia moglie (26/04/2011)
Il diacono e il suo vescovo (20/04/2011)
Modello di ogni diaconia (19/04/2011)
Il mio sì (20/04/2010)
Ricordando quel giorno (19/04/2009)
Eccomi (19/04/2008)
Per conoscerci… (la nostra esperienza) (24/02/2008)
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