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sabato 11 aprile 2020

Il Signore Gesù ha vinto la morte!


Pasqua di Risurrezione
Atti 10,34a.37-43 • Sal 117 • Colossesi 3,1-4 [1Corinzi 5,6-8] • Giovanni 20,1-9
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Appunti per l'omelia

Pasqua è l'annuncio della Risurrezione, della vittoria sulla morte, della vita che non sarà distrutta. Fu questa la realtà testimoniata dagli apostoli; ma l'annuncio che Cristo è vivo deve risuonare continuamente. La Chiesa, nata dalla Pasqua di Cristo, custodisce questo annuncio e lo trasmette in vari modi ad ogni generazione: nei sacramenti lo rende attuale e contemporaneo ad ogni comunità riunita nel nome dei Signore; con la propria vita di comunione e di servizio si sforza di testimoniarlo davanti al mondo.
Questa è ancora la grande lezione della Pasqua che quest'anno celebreremo ritualmente in modo assai povero, ma che, in realtà, potrebbe essere l'occasione di vivere in modo esistenzialmente più ricco a livello spirituale.
Mentre il digiuno dai riti per alcuni e la rinuncia alle vacanze per altri renderanno questa Pasqua diversa, siamo chiamati - tutti indistintamente - ad assumere la logica pasquale. In una parola, attraverso gli Evangeli, possiamo imparare dal Signore Gesù a vivere fino in fondo il fallimento, l'angoscia e persino la morte senza inutili scorciatoie. Mentre si preparava alla sua Passione, il Signore Gesù preparò i suoi discepoli al "dopo", aiutandoli a vivere fino in fondo il dramma che stavano per vivere, con chiarezza lucida e luminosa, fino a dire: «Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me» (Gv 16,33). Nel suo mistero pasquale il Signore Gesù ha vinto la morte attraversandola interamente e, con il suo mite patire, ha messo persino la morte al suo posto. Noi in questa Pasqua, dopo essere stati costretti a fermarci e a cancellare buona parte dei nostri programmi, da quelli personali, familiari e professionali a quelli economici ed internazionali, possiamo scegliere di fermarci tutti insieme. Fermarci per pensare e decidere con libera volontà per entrare, tutti insieme, in un processo di sapienza.
Sarebbe augurabile decidere di fermarci spontaneamente per fare Pasqua tutti insieme prima che sia troppo tardi. Sarebbe auspicabile usare questo tempo per una seria riflessione ed onesta rilettura della nostra recente storia di globalizzazione, non per riparare i danni semplicemente, ma per sperare insieme in modo nuovo di vita.
Un Giubileo dell'umanità potrebbe essere il modo adeguato di imparare da quello che stiamo patendo e di rinnovare quei vincoli tra persone e con la Creazione senza i quali saremo inevitabilmente «perduti»
In un tempo della storia forse questa è l'occasione per gli uomini e le donne di fede di diventare profeti di un'umanità possibile e desiderabile. Se, come credenti, sapremo unirci per servire alla causa comune dell'umanità, persino le religioni e gli uomini e le donne che le rappresentano diventerebbero più affidabili, come più credibili diventerebbero le nostre pratiche religiose plurimillenarie.
Sofferenza e violenza sono intimamente legate nel nostro umano sentire e reagire. Solo una sofferenza riconosciuta e assunta può creare un incremento di compassione. Al contrario, una sofferenza negata o semplicemente sopportata, per essere dimenticata non appena possibile, non può che creare un vortice di violenza che crea altra sofferenza.
Mentre, per esorcizzare le comprensibili paure e confortare i più deboli, da più parti si parla, con toni quasi euforici, del "dopo", come discepoli di Cristo saldamente ancorati all'ottimismo tragico dell'evangelo, vogliamo prendere tutto il tempo per leggere fino in fondo quello che sta succedendo. Solo il discernimento umile e coraggioso del presente, così drammatico, che viviamo potrà permetterci di pensare al "dopo".

Con la risurrezione di Cristo, celebrata nella veglia pasquale, entriamo nel giorno assolutamente nuovo per l'umanità; il giorno che domina tutta la storia del mondo; il giorno che inaugura la nuova creazione; il giorno soprannaturale della vita eterna, in cui Dio tutto illumina e feconda; è il giorno che non conosce tramonto. La pasqua è la «solennità della solennità».
I padri della chiesa hanno chiamato «ottavo» questo giorno, perché in esso confluiscono e trovano il loro compimento i sette giorni della prima creazione deturpata dal peccato. Questo è veramente il giorno che ha fatto il Signore. Tutta la storia umana gravita attorno a questo punto focale e il corpo del Cristo risorto è la cellula del rinnovamento universale di tutte le cose secondo il disegno di Dio.
Il Padre, per mezzo del suo unico Figlio, ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna (cfr Colletta). La liturgia è tutta pervasa dalla gioia che scaturisce dalla fede nel Cristo risorto e dalla consapevolezza che noi siamo partecipi, in forza del battesimo, della nuova vita del Signore.
Rendere grazie al Padre, allora, in questo giorno nel quale Cristo nostra pasqua si è immolato, non significa tanto dire grazie a Dio, ma agire in atteggiamento di grazie, accettando la responsabilità di condividere la morte di Gesù, rinnegando ogni compromesso col peccato e lasciando agire in noi la potenza della sua risurrezione. Attraverso una continua conversione noi entriamo nella morte del Signore e per mezzo della nuova qualità dei nostri atti entriamo nella sua risurrezione. Se viviamo autenticamente il dinamismo del mistero pasquale nella vita quotidiana, diventa vera la nostra azione di grazie anche nel momento sacramentale.
Annunciare sempre e instancabilmente Cristo Risorto e la sua gioia, a un mondo triste come è ancor più oggi il nostro, che ancora «gioca molto ma non si diverte affatto», è offrire nella suprema carità, per il bene esclusivo degli uomini fratelli nostri, i contenuti veri, autentici, reali, specifici della vita cristiana. Degna quindi di essere vissuta. Nella Parola della gioia trasformante.

(da "Lectio divina" della Domenica di Risurrezione, Abbazia Santa Maria di Pulsano, FG)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Entrò nel sepolcro e vide e credette (Gv 24,6)
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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
Non è qui, è risorto (Lc 24,6) - (21/04/2019)
(vai al testo)
Egli doveva risorgere dai morti (Gv 20,9) - (01/04/2018)
(vai al testo)
Entrò nel sepolcro... e vide e credette (Gv 20,8) - (16/04/2017)
(vai al testo)
Non è qui, è risorto (Lc 24,6) - (27/03/2016)
(vai al testo)
E vide e credette (Gv 20,8) - (05/04/2015)
(vai al testo)
Andate a dire: È risorto dai morti (Mt 28,7) - (20/04/2014)
(vai al testo)
Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù (Col 3,1) - (31/03/2013)
(vai al testo)
È risorto! (Mc 16,6) - (08/04/2012)
(vai al testo)
Andate a dire ai suoi discepoli: "È risorto dai morti" (Mt 28,7) - (24/04/2011)
(vai al testo)
Cristo, mia speranza, è risorto, alleluia(Sequenza) - (03/04/2010)
(vai al post "La nostra speranza")
Noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute(At 10,39) - (11/04/2009)
(vai al post "Noi siamo testimoni")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La memoria delle Scritture (20/04/2019)
  Dalla risurrezione di Gesù è possible un nuovo inizio per ciascuno (30/03/2018)
  L'ultima parola della vita umana è soltanto e sempre l'amore (15/04/2017)
  L'amore che non può essere annullato dalla morte (26/03/2016)
  "Doveva" risolrgere (04/04/2015)
  La gioia piena che il Risorto ci dona (19/04/2014)
  È vivo, Lui la nostra speranza! (30/03/2013)
  È risorto! (07/04/2012)

Commenti alla Parola:
Anno A:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2020)
  di Cettina Militello (VP 3.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 3.2014)
  di Marinella Perroni (VP 3.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

Anno B:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2018)
  di Luigi Vari (VP 3.2015)
  di Marinella Perroni (VP 3.2012)
  di Claudio Arletti (VP 3.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

Anno C:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 4.2019)
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  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica


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