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domenica 11 maggio 2008

L'unità dei carismi

11 maggio 2008 – Pentecoste (A)

Parola da vivere


A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito
per il bene comune
(1Cor 12,7)


Nella Pasqua abbiamo ricevuto il grande dono della libertà dalla schiavitù del peccato, siamo diventati uomini nuovi in Cristo. La Pentecoste con lo Spirito Santo offre questo dono, facendo l'unità nell'amore di quello che siamo e facciamo, l'unità dei carismi cioè di quelle grazie che vengono date a ogni cristiano per fare di lui uno strumento adatto a costruire la comunità cristiana là dove la provvidenza ci ha destinati a vivere.
Se vogliamo però contribuire al vero bene della comunità, non si può camminare per proprio conto, ma occorre saper lavorare insieme. È necessario armonizzare le proprie attività e i propri doni con quelli degli altri. San Paolo ci dice che i vari carismi dovrebbero essere animati e legati tra loro dall'amore scambievole, mettendo da parte i personalismi, le invidie, le ambizioni, i contrasti, le rivalità, in una parola tutto quello che è di ostacolo alla edificazione della comunità.Alla fine la Pentecoste mette fuoco nella nostra mente e nel nostro cuore perché la Pasqua sia una realtà perenne tra noi. Riunifica tutti nell'unica lingua dell'amore.


Testimonianza di Parola vissuta

Ci sono delle occasioni in cui Qualcuno decide di farci un regalo; a me è successo la sera di Sabato Santo. Don G., che conosco da vari anni, mi ha invitata a partecipare alla veglia di Pasqua nella sua parrocchia situata in una valle di montagna. Sono arrivata un po' in anticipo e ho potuto prima di tutto ammirare la bellezza della chiesa, maestosa ma nello stesso tempo molto accogliente, forse per il brulicare di persone che stavano prendendo posto e preparandosi alla solenne cerimonia ho capito proprio dall'impegno, l'attenzione, la gioia delle persone e di chi le preparava che avrei assistito ad une cerimonia importante; aspettavamo l'evento più rivoluzionario della storia: la vittoria della vita sulla morte. Suggestiva e solenne la benedizione del fuoco e l'entrata in chiesa delle candele accese e dei ceri di tutta la vallata, a significare l'unità delle parrocchie che vi partecipavano e la forza che da questa unità scaturisce.
È bello pensare che tante persone di parrocchie diverse, e della stessa vallata, riescano a condividere momenti così profondi, che grazie allo sforzo di tutti si possa gustare la gioia della presenza viva del Risorto. Dunque è proprio vero che la condivisione di sforzi, l'impegno e l'abbandono delle proprie piccole realtà per aprirsi all'altro fa miracoli e lo si vedeva dai volti di tutti, tutti erano gioiosi ed entusiasti di ciò che stavano facendo. Tutto era stato mirabilmente preparato e studiato, dai canti alle letture, tutti hanno fatto la loro parte con l'intento di fare cosa gradita alla comunità tutta ed in definitiva per rendere gloria a Dio. L'omelia ha evidenziato che se mettiamo come unico fulcro della nostra vita l'amore all'altro e al diverso, tutto si semplifica e Gesù risorto vive dentro e fuori di noi. Credo di aver ricevuto proprio un bel regalo quella sera: ancora una volta ho capito che se riusciamo ad impegnarci con amore per un fine comune, se uniamo le nostre forze e capacità, se usciamo da noi per dare spazio all'altro riusciamo ad avere la presenza viva del Risorto fra noi.

(Paola, Belluno)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

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