Solennità di Tutti Santi
Appunti per l'omelia
Lungo tutta la Scrittura, la santità è, per eccellenza, attributo di Dio. Proprio perché Dio non è un idolo, un dio con la lettera minuscola, fabbricato dalle mani dell'uomo, ma l'unico vero Dio, egli è "santo", cioè separato dal mondo, è il "totalmente altro". Tuttavia, il Signore del cielo e della terra ha comunicato la sua santità a un popolo, Israele, invitandolo a parteciparvi: «Siate santi perché io sono santo» (Lv 11,44; 19,2; 20,7). L'uomo può imitare l'Altissimo, deve assomigliargli. Potremmo dire, riassumendo la solennità odierna: la perfezione cristiana non coincide semplicemente con la pienezza dell'umanità, ma con la perfezione stessa di Dio. Facendo eco al Levitico, Gesù dirà poco dopo il brano delle Beatitudini: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).
L'evangelista Giovanni traduce la realizzata somiglianza tra Dio e l'uomo in termini di purezza e purificazione. L'uomo può purificare se stesso come anche Dio è puro (cf 1Gv 3,1-3). Ma l'apostolo Giovanni ci suggerisce anche quale sia il motore che può innescare la purificazione del credente. Il motore è la speranza. Ma come può la speranza "purificare" l'uomo? Ciò diventa comprensibile se pensiamo al fatto che il peccato è sempre sbocco di un cuore rassegnato. Il peccato è la condotta remissiva di coloro che, delusi da Dio e dalla vita, ritengono che non sia possibile campare se non al piccolo trotto o al piccolo cabotaggio. Se la santità è slancio verso Cristo, tensione ai valori più alti, entusiasmo per il bene, il peccato ha sempre a che fare con il disincanto di chi, dalle vette del bene, scende fino agli avvallamenti del compromesso.
Infatti, se non crediamo alla risurrezione di Cristo, chi ci dice che pure noi risorgeremo come lui, se facciamo della nostra vita un atto di amore? Accettiamo per fede il mistero del Figlio di Dio, ma attendiamo nella speranza che si compia anche per noi.
Se invece non attendiamo più nulla da Dio e trasciniamo il nostro essere cristiani, non possiamo che vivere occupando in qualche modo il tempo che passa, perdendoci dietro a idoli vari, perché in fondo, Dio ci ha deluso. Un cristiano spento, prima di essere un cristiano di basso profilo o basso livello etico, è anzitutto un credente rassegnato.
Anche nel brano evangelico (cf Mt 5,1-12) ritroviamo la medesima straordinaria miscela di presente e di futuro che Giovanni presenta attraverso il motivo della speranza. La santità è innamorata dell'oggi, vive intensamente il presente: essa è precisa scelta di campo a favore del regno di Dio. Si manifesta nella mitezza, nell'operare la pace, nella scelta della purezza di cuore e della povertà di spirito. In questo mondo, una scelta del genere si traduce anche in afflizione, persecuzione, fame e sete di giustizia.
Tuttavia, i poveri in spirito possono dirsi oggi beati, anche se afflitti, perché sanno che l'istante non è tutto. Sono beati oggi perché vedono il domani che proviene dalle mani di Dio. Sono innamorati del presente perché esso è come un seme gettato nel grembo della storia, che fiorirà alla luce dell'amore divino. Sono beati oggi perché sono appunto uomini di speranza: vedono ora la storia che si compirà domani. Tuttavia, l'orizzonte che scrutano non li esilia dal presente per quanto sia duro, come fosse una maledizione da cui sfuggire. La promessa di Dio fa loro gustare e amare ogni istante che vivono. Possono dire che la santità è il culto dell'istante che vivo, perché Dio lo corona di un significato eterno.
Così, nella fede sostenuta dalla speranza possiamo accarezzare il nostro presente, perché ne scorgiamo il rendiconto segreto: potremo, cioè, vedere come l'attimo esplode, dilatato infinitamente dall'avvento del Regno.
(tratto da Il Tesoro e la Perla, di C. Arletti)
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5,7)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Vedi anche i post:
La gioia del Cielo (1° novembre 2012)
Le Beatitudini, unità con i Santi (1° novembre 2011)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
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