Nel numero 3/2015 della Rivista Unità nella Carità della Pia Società san Gaetano, di Vicenza, (composta - come detto già altre volte - da Sacerdoti e Diaconi e dalle Sorelle nella diaconia) ospita un articolo sul Convegno che la Comunità del Diaconato in Italia ha tenuto a Campobasso nell'agosto scorso (ne ho parlato anche su questo blog). L'articolo è a firma di don Luca Garbinetto che, durante il Convegno ha guidato, tra l'altro, le lectio alle lodi ed ai vespri.
Il diaconato in Italia ha assunto ormai una consistenza notevole dal punto di vista numerico, avendo ormai superato quota 4.000 diaconi permanenti nelle diverse diocesi della penisola. Sono moltissime le esperienze particolarmente significative, in cui la testimonianza di questi uomini, per lo più sposati, rende il volto della Chiesa più credibile, perché caratterizzato dai lineamenti del servizio e della comunione.
In questo cammino di crescita, seppur non esente da limiti, la Comunità del Diaconato in Italia, sorta nel dopo concilio su iniziativa di don Alberto Altana per promuovere questo ministero nelle Chiese locali, ha dato un contributo sicuramente significativo.
Negli ultimi anni, questo apporto si è consolidato, grazie alla perseveranza del lavoro del suo Consiglio, coordinato dal diacono Enzo Petrolino, amico di lunga data di alcuni nostri religiosi, e per mezzo soprattutto degli appuntamenti a scadenza biennale costituiti dai convegni nazionali. Quest'anno, in agosto, la Chiesa di Campobasso ha accolto i numerosi partecipanti all'incontro nazionale. L'arcivescovo della piccola diocesi molisana, monsignor Giancarlo Bregantini, ha insistito particolarmente per far sì che i diaconi, con le loro mogli e i loro figli, e i presbiteri delegati diocesani convergessero a Campobasso, e ha contribuito decisamente a creare un clima fraterno e confidenziale.
Il tema trattato è di particolare attualità: "La famiglia del diacono, scuola di umanità". I riferimenti chiari erano al sinodo sulla famiglia e all'ormai prossimo convegno della Chiesa italiana a Firenze, sul nuovo umanesimo. Così, tra momenti di intensa celebrazione e di ricco scambio di esperienze, si sono alternati numerosi relatori di spessore. Vanno ricordati in particolare due ospiti: il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero e la vita consacrata, e padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa vaticana. Il primo, con la sua toccante delicatezza, ha fatto percepire a tutti i presenti il grande valore attribuito al diaconato dai membri della Congregazione romana, sottolineando con realismo la necessità di delineare precisi compiti e responsabilità pastorali per ogni diacono, nella logica di un riconoscimento esplicito della sacramentalità di questo ministero. Il secondo ha invece aiutato l'assemblea a ritornare alle radici della diaconia, che stanno nella persona stessa di Gesù e nella sua kenosis per servire l'uomo e ogni uomo.
Tutto il convegno si è caratterizzato per un clima di condivisione fatto di estrema semplicità e concretezza. Così le testimonianze di famiglie di diaconi ascoltate in una ricca tavola rotonda hanno scaldato il cuore, manifestando come sia davvero possibile manifestare l'amore di Dio nell'ordinarietà dell'esistenza come coppia diaconale. Certamente rimane ancora da approfondire la specificità che distingue un matrimonio arricchito dalla grazia del diaconato da una famiglia "semplicemente" cristiana. L'apporto delle spose, particolarmente numerose fra i circa 300 convenuti, è indispensabile e spesso illuminante per cogliere alcuni aspetti di questa novità ancora inesplorati dalla riflessione teologica.
Sulla linea della concretezza, anche la presenza di altri relatori invitati ha sottolineato come il diaconato sia un segno e strumento esplicito della Chiesa serva del Regno solo nella misura in cui si sporca letteralmente le mani nelle periferie dell'umanità ferita.
Il rappresentante della Caritas nazionale ha sollecitato una collaborazione con alcuni progetti sia sul territorio del nostro Paese che in terra di missione, e lo stesso monsignor Bregantini ha ribadito il ruolo indispensabile dei diaconi per vitalizzare le comunità locali nei processi di conversione pastorale che anche il convegno di Firenze auspica, assumendo come traccia i cinque verbi che ne esplicitano i contenuti essenziali: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare.
In tutto questo, la Famiglia di don Ottorino ha avuto una presenza significativa. Don Luca con i confratelli teologi, il diacono Mario e le sorelle nella diaconia Elisabetta e Geanni hanno costituito una vivace comitiva "intrufolata" fra coppie e famiglie come una importante memoria dell'originale vocazione alla consacrazione religiosa assieme ad un vissuto ministeriale condiviso. Le meditazioni sulla Parola dei momenti liturgici sono state guidate da don Luca, ricordando nei contenuti la decisa opzione della Congregazione di camminare secondo uno stile di costante discernimento della realtà "con lo sguardo e il cuore di Dio". Ma sono soprattutto le relazioni fraterne tra i membri della Famiglia che manifestano l'accessibilità di un carisma aperto a ogni condizione di vita e particolarmente importante per dare un volto "abitabile" alle parrocchie.
Don Luca Garbinetto
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