6a domenica di Pasqua (A)
Atti 6,1-7 • Salmo 32 • 1 Pietro 2,4-9 • Giovanni 14,1-12
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Appunti per l'omelia
C'è un verbo un po' singolare che ci accompagna da alcune Domeniche, singolare per tutto il suo significato biblico: il verbo "conoscere", che implica non tanto una conoscenza di tipo teorico, intellettuale, ma tutta una comunanza di vita, una relazione che porta come ad una immedesimazione tra le persone che si conoscono.
Gesù l'ha utilizzato per esprimere il rapporto vitale che ci lega a lui, che ci unisce al Padre, ed ora lo impiega per introdurci al rapporto con lo Spirito: «il Paràclito, lo Spirito di verità... Voi lo conoscete, perché egli rimane presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,16-17).
Come non fosse sufficiente l'intimità di vita, già evidenziata dal verbo stesso, Gesù la rimarca: «rimane presso di voi e sarà in voi».
Qual è il compito dello Spirito Santo?
È anzitutto quello di introdurci a capire il mistero stesso della vita di Dio: «In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre» (Gv 14,20). Sono parole che riprendono quelle che abbiamo già ascoltato domenica scorsa: «Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 14,11). Dio, secondo la logica di Gesù, non è un Dio solitario, a cui si obbedisce per timore o da cui si sta lontani perché non si sa bene chi è: è anzitutto un rapporto d'amore. Entrare in Dio significa entrare all'interno di questo rapporto d'amore: «voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi» (Gv 14,20).
Chi ci può introdurre in questo legame d'amore, se non colui che è l'Amore stesso? Lo Spirito Santo è esattamente questo: quando il Padre vuole comunicarci la sua realtà di vita, dopo avercela fatta scoprire in Gesù, non può che donarci l'Amore che lo lega al Figlio: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16).
Il Padre non ci dà prima di tutto dei comandi, ma ci comunica ciò che Lui stesso è: tutto il resto è via, strumento per farci entrare in questa realtà o, meglio ancora, per renderla esplicita nella nostra storia, per portarci ad assaporare qualcosa che può essere compreso solo vivendolo. Per questo, Gesù, nell'invitarci ad osservare i suoi comandamenti, ne fa un'espressione d'amore: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15), «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama» (Gv 14,21).
Non è soltanto secondo una logica umana che Gesù ci dice questo: è naturale che, quando voglio bene ad una persona, faccio quello che le è gradito, che le fa piacere. Qui c'è qualcosa di più profondo: siamo portati a scoprire che il rapporto che ci lega a Dio è un rapporto motivato dall'amore e non dalla paura. Giovanni scriverà in una delle sue lettere: «L'amore scaccia il timore» (cfr. 1Gv 4,18). Ma l'origine stessa di questa motivazione non è il cuore dell'uomo, ma è il "cuore" di Dio: è perché Dio è rapporto d'amore che ciò che ci porta e ci lega a lui può essere l'amore stesso: «Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1Gv 4,8), scriverà ancora Giovanni.
E Gesù afferma: «Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21).
Non è una sorta di ricompensa che ci viene donata perché siamo stati buoni, è la logica interna delle cose: anche sul piano umano succede che io conosco tanto più l'altro o l'altra quando lo amo o la amo sul serio, senza partite di tornaconto. L'amore non è mancanza di razionalità, quando attinge alla sua profondità.
Non sarà forse perché l'amore tante poche volte sa attingere alla sua profondità che ci sentiamo distanti da Dio e fra di noi?
Ecco, allora, il dono dello Spirito Santo: Gesù dirà ancora di lui, nel corso del discorso che stiamo leggendo in queste Domeniche: «Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera» (Gv 16,13).
E la verità non è altro che la parola di Gesù, di cui siamo chiamati a cogliere tutta la profondità e tutte le implicanze vitali: «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore» (Gv 15,10). Lo Spirito Santo ci porta a scoprire che tutto il Vangelo non è altro che frutto ed espressione di amore: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi» (Gv 15,9).
Ed è per questo che egli è anche il Paràclito (Colui che è chiamato accanto e ci assiste), perché solo da lui si origina la luce per farci scoprire che l'amore non è pura utopia, ma è realizzabile fino alla misura in cui ce lo indica Gesù con la sua parola e la sua vita: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,12-13).
«Lo Spirito Santo, dice Papa Francesco, è l'Amore di Dio che fa del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con noi. Lo Spirito Santo sta sempre con noi, è sempre in noi: è nel nostro cuore. Lo Spirito stesso è il "dono di Dio" per eccellenza, è un regalo di Dio» (Catechesi, 09/04/2014).
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito (Gv 14,16)
(vai al testo…)
PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti (Gv 14,15) - (21/05/2017)
(vai al testo)
Chi ama me, sarà amato dal Padre mio (Gv 14,21) - (25/05/2014)
(vai al testo)
Chi ama me, sarà amato dal Padre mio (Gv 14,21) - (29/05/2011)
(vai al testo)
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• Il sogno di Gesù: abitare la mia vita (19/05/2017)
• La consolante promessa di Gesù (23/05/2014)
Commenti alla Parola:
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2020)
• di Cettina Militello (VP 4.2017)
• di Gianni Cavagnoli (VP 4.2014)
• di Marinella Perroni (VP 4.2011)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
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