"Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13, 1) È arrivata l'"ora" di Gesù… Ciò che costituisce il contenuto di questa ora, Giovanni lo descrive con due parole: passaggio (metàbasis) ed agape-amore.
Il passaggio è una trasformazione. Egli porta con sé la sua carne, il suo essere uomo. Sulla Croce, nel donare se stesso, Egli viene come fuso e trasformato in un nuovo modo d'essere, nel quale ora è sempre col Padre e contemporaneamente con gli uomini. Trasforma la Croce, l'atto dell'uccisione, in un atto di donazione, di amore sino alla fine. Mediante il suo amore la Croce diventa "metabasis", trasformazione dell'essere uomo nell'essere partecipe della gloria di Dio. In questa trasformazione Egli coinvolge tutti noi, trascinandoci dentro la forza trasformatrice del suo amore al punto che, nel nostro essere con Lui, la nostra vita diventa "passaggio", trasformazione.
Gesù depone le vesti della sua gloria, si cinge col "panno" dell'umanità e si fa schiavo. Lava i piedi sporchi dei discepoli e li rende così capaci di accedere al convito divino al quale Egli li invita.
Egli ci rende puri mediante la sua parola e il suo amore, mediante il dono di se stesso. "Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato", dirà ai discepoli nel discorso sulla vite (Gv 15, 3). Sempre di nuovo ci lava con la sua parola. Sì, se accogliamo le parole di Gesù in atteggiamento di meditazione, di preghiera e di fede, esse sviluppano in noi la loro forza purificatrice, (di noi che siamo ricoperti di sporcizia multiforme, di parole vuote, di pregiudizi, di sapienza ridotta ed alterata).
Se accogliamo le parole di Gesù col cuore attento, esse si rivelano veri lavaggi, purificazioni dell'anima, dell'uomo interiore.
È, questo, ciò a cui ci invita il Vangelo della lavanda dei piedi: lasciarci sempre di nuovo lavare da quest'acqua pura, lasciarci rendere capaci della comunione conviviale con Dio e con i fratelli.
Noi spesso ci fermiamo all'atto del lavare, del fatto che Gesù si fa servo… e quindi al fatto che dobbiamo farci servi gli uni degli altri: servire il prossimo, qualsiasi servizio, sull'esempio di Gesù. Questo è vero.
Ma il servizio che Gesù mette in atto è il "lavare i piedi", cioè renderci puri, toglierci il velo dell'immondizia che abbiamo, quella che accumunliamo nel nostro contatto col mondo, con le miserie che ci circondano, con le nostre personali miserie.
L'acqua purificatrice è la Parola che Gesù ci ha lasciato; è Lui stesso, Parola che dà vita, che ha la vita in sé e che può diventare la mia vita se mi lascio assimilare da essa, se conformo la mia vita alla Sua.
Essere Parola viva significa essere lavati da Gesù, accogliere docilmente il Suo servizio di abbassamento, il Suo cingersi col "panno" della mia umanità…
L'acqua che io dono ai fratelli per "lavare i loro piedi" è la Parola di Gesù, fatta mia parola, mia vita.
Dici bene: "Essere Parola viva significa essere lavati da Gesù". A me in questi ultimi anni colpisce molto l'atteggiamento di Pietro, il suo dapprima rifiuto di 'essere lavato'. Mi viene in mente tutte le volte che io ho rifiutato la sua misericordia, o perché non pensavo di averne bisogno, o perché pensavo di non esserne degno. In entrambi i casi un atteggiamento indice di superbia.
RispondiEliminaPace e benedizione
Julo d.
La "Parola" quando entra dentro di noi, quando la accogliamo ricolmi dello Spirito Santo è occasione profonda di purificazione. Il nostro sforzo è quello di farci "purificare" dalla parola tutti i giorni, perchè in questo modo siamo meglio in grado di sostenere la voglia di purificazione dei fratelli.
RispondiEliminavincenzo
Grazie, Julo e Vincenzo, di quanto comunicato, a cuore aperto...
RispondiEliminaContinuiamo il nostro "quotidiano" incontraci nella Parola.
Luigi