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venerdì 29 maggio 2020

Preludio di un mondo ricomposto


Pentecoste (A)
Atti 2,1-11 • Salmo 103 • 1 Corinzi 12,3b-7.12-13 • Giovanni 20,19-23
(Visualizza i brani delle Letture)
(Vedi anche i brani delle Letture della Messa vespertina della vigilia)


Appunti per l'omelia

Solitamente pensiamo alla Pentecoste secondo le immagini con cui ce la presenta Luca negli Atti (cfr. At 2,1-11; I lettura): il vento, le lingue di fuoco, il parlare linguaggi diversi...
La liturgia, oggi, mette in relazione quel fatto con il brano del Vangelo di Giovanni che viene sovente indicato come la "Pentecoste di Giovanni".
Era la sera del giorno della risurrezione: «La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il Sabato» (cfr. Gv 20,19). Il dono dello Spirito Santo è collegato direttamente con la Pasqua, con la morte e risurrezione di Gesù. Non si può capire la Pentecoste senza la Pasqua, ne è il compimento, e non soltanto in senso cronologico.
La cosa risulta ancora più evidente con il gesto che Gesù compie sugli Apostoli: «Detto questo,soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo"» (Gv 20,22). Il verbo "soffiare", "alitare", "spirare", si ricollega a quanto avvenuto sulla croce al momento della morte di Gesù. Giovanni scrive che Gesù «chinato il capo, consegnò lo spirito» (Gv 19,30). Non è soltanto un modo per descrivere la morte di Gesù; il verbo utilizzato indica un "dono": Gesù donò lo spirito. Proprio da Gesù, nel momento della sua Pasqua, del suo passaggio al Padre, viene il dono dello Spirito, come Gesù stesso aveva promesso: «È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito» (Gv 16,7).

È significativo che il primo saluto di Gesù risorto, il primo augurio ai suoi discepoli sia: «Pace a voi!». Lo Spirito Santo avrebbe condotto i discepoli a ri-comprendere, alla luce della sua morte e risurrezione, tutto il senso della storia e dell'opera di Gesù. Se la violenza umana si era abbattuta su Gesù, l'opera del Padre dava anche a questo apparente fallimento un significato e un valore inaspettato: «Egli doveva morire per riunire i figli di Dio che erano dispersi» (cfr. Gv 11,52). Una lettura che solo il dono dello Spirito di verità avrebbe potuto far compiere: la "pace" è il riflesso di questa azione dello Spirito Santo nella nostra vita.
Credere che ogni sconfitta, ogni insuccesso, ogni sofferenza trova una sua logica, una sua svolta di significato è il "segreto" che tutti vorremo portarci in cuore: non ci si può rassegnare al male, non lo si può credere ineluttabile. Abbiamo bisogno tutti di credere che esiste una "forza" più grande del male che ci circonda e che ci interpella a volte drammaticamente.
Non per nulla Giovanni mette in evidenza la svolta che si è operata nel cuore dei discepoli: «Erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei» (Gv 20,19). È qualcosa che può incidere così in profondità da far esclamare a Paolo: «Tutto concorre al bene per quelli che amano Dio» (Rm 8,8), di coloro cioè che guardano a questo Dio come a colui che, per primo, non si rassegna al male, ma lo vuole superare fino al punto di farlo suo e ribaltarlo con l'amore: «Nessuno ha un amore più grande di colui che dona la sua vita per quelli che ama» (cfr. Gv 15,13).
Per questo Luca mette in evidenza l'uscire dei discepoli dal Cenacolo per dire ad alta voce a tutti: «Sappia con certezza tutta la casa d'Israele che il Padre ha reso Signore e Messia quel Gesù che voi avete crocifisso ... e di questo noi siamo testimoni» (cfr. At 2,36; 32).
Un coraggio nuovo di cui autore è lo Spirito: «Ricevete lo Spirito Santo ... Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). La missione ha il compito di ricomporre ciò il peccato ha slegato e slega: «a coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,23). Non è soltanto il potere di rimettere i peccati nella Confessione, anche se il fondamento sta qui. La Confessione stessa andrebbe vissuta come un momento vitale che ci riallaccia all'opera di Gesù di ricomporre in unità ciò che è separato e contrapposto: il rapporto tra l'uomo e il Padre, il rapporto tra uomo e uomo.

La Pentecoste, allora, è il preludio di un mondo ricomposto nella luce dell'amore che non si lascia abbattere da nessun ostacolo: l'intendersi tra linguaggi diversi, come sottolinea Luca nel suo racconto della Pentecoste, ne è il segno. Le parole che abbiamo ascoltato nella domenica dell'Ascensione «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo...» (Mt 28,19) non risuonano più come un linguaggio di conquista, ma la possibilità aperta ad un'umanità che ritrova la sorgente del proprio unirsi, che è la vita stessa di Dio.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22) - (04/06/2017)
(vai al testo)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22) - (08/06/2014)
(vai al testo)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22) - (12/06/2011)
(vai al testo)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Lo Spirito Santo, il respiro di Dio (02/06/2017)
  Molti un sol corpo (06/06/2014)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2020)
  di Cettina Militello (VP 4.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 5.2014)
  di Marinella Perroni (VP 5.2011)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione di Bernadette Lopez)

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