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giovedì 4 luglio 2019

I migranti e noi


Riporto da Città Nuova on line la Lettera di una lettrice (Elena Pace), dal titolo I migranti e noi (Rubrica "Lettori di Città Nuova", 2 luglio 2019).
Tema di assoluta attualità, che interpella tutti, soprattutto chi fa della sua vita un servizio al Vangelo e all'umanità.



I migranti e noi

«Oggi viviamo un momento di grande manipolazione della verità, compresa quella della nostra fede». Lettera aperta di una lettrice.

Caro direttore, rileggendo l'esortazione apostolica di papa Francesco del 19 marzo 2018 "Gaudete et Exultate" sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, ho trovato una ulteriore conferma per discernere che via devo intraprendere per essere alla sequela di Gesù. Oggi viviamo un momento di grande manipolazione della verità, compresa quella della nostra fede.
C'è un primo passaggio dell'esortazione che chiarisce quali persecuzioni è necessario sopportare per il vangelo.
Il papa spiega : «parliamo però delle persecuzioni inevitabili, non di quelle che ci potremmo procurare noi stessi con un modo sbagliato di trattare gli altri. Un santo non è una persona eccentrica, distaccata, che si rende insopportabile per la sua vanità, la sua negatività e i suoi risentimenti. Non erano così gli Apostoli di Cristo. Il libro degli Atti racconta insistentemente che essi godevano della simpatia "di tutto il popolo", mentre alcune autorità li ricercavano e li perseguitavano».
Penso al modo di parlare spesso offensivo e umiliante usato pubblicamente anche da politici che si dichiarano cattolici.
In un altro punto si ricorda che «la misericordia non è solo l'agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli».
Quindi «Il criterio» è la misericordia. Un criterio che riesce a farci distinguere i veri dai falsi figli [mia nota sul "criterio" e rimando al post La carità grande criterio di discernimento].

Infine in un passaggio di estrema attualità che riguarda la situazione dei migranti, Francesco sottolinea : «Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi "seri" della bioetica. Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere, ma non un cristiano, a cui si addice solo l'atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli. Possiamo riconoscere che è precisamente quello che ci chiede Gesù quando ci dice che accogliamo Lui stesso in ogni forestiero (cfr Mt 25,35)?».

Ma io penso che mettersi nei panni dell'altro vuol dire anche conoscere bene questi panni e quindi avere informazioni aderenti alla realtà che vive. La difesa dei più deboli richiede quindi anche un ulteriore sforzo : districarsi nel labirinto di slogan e fake news per conoscere bene come vanno le cose.

Quanti sanno che i nostri governanti attuali hanno cercato di affossare la revisione del regolamento di Dublino, testo che scarica quasi tutte le responsabilità di asilo sul paese di primo sbarco, sia direttamente votando contro la sua approvazione, che indirettamente? E intanto chiudono i porti e accusano Bruxelles di non capire e agevolare il lavoro di scafisti e di ONG?

Come si può risolvere un problema di tale portata se non si ha il coraggio di sedersi intorno ad un tavolo per cercare e trovare le soluzioni più adeguate? Lo sappiamo tutti che "Chi cerca, trova!"

Elena Pace, 2 luglio 2019

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