Il giornalista Marco Politi ha presentato il suo libro La solitudine di Francesco. Un papa profetico, una Chiesa in tempesta (Editori Laterza), il 25 giugno 2019 in occasione del Festival letterario Passaggi a Fano (PU), con la presenza del vescovo di Fano Armando Trasarti.
Riporto l'articolo di Fabrizio Floris, pubblicato su "www.vita.it".
Il tema è lo scontro sotterraneo (ma anche aperto) per mettere Francesco, il pontefice riformatore, con le spalle al muro. Preti, blogger e cardinali conducono un'opera sistematica di delegittimazione e, mese dopo mese, si va compattando un fronte conservatore con notevole forza organizzativa e mediatica. Mentre appare debole la mobilitazione dei sostenitori della linea riformatrice di Francesco: vescovi e cardinali si affacciano poco sulla scena per difendere il papa e appoggiare gli obiettivi di cambiamento. Spira un vento di forte opposizione.
La novità è che non si tratta solo di cronaca, ma di una serie di eventi che vanno a toccare la fede di ogni credente. Un po' come per Mani Pulite anche per il cristianesimo la criticità del Papa è il mettere in discussione la fede di ognuno: la purifica e ci aiuta a comprenderne le ragioni. Il suo comportamento è una sfida quotidiana alla gerarchia, alla curia, ai fedeli perché in passato la base era più avanti del Papa ora è il contrario, Francesco precede e va oltre. Quando il Papa bacia i piedi ai due presidenti guerrafondai del Sud Sudan, oppure lava i piedi ai carcerati, o riceve la famiglia di origini rom predica con i gesti, segni che hanno potere, scuotono e mettono in discussione la coerenza di ognuno. È relativamente facile fare il cristiano in chiesa, persino spezzare un'ostia, ma farlo nella vita quotidiana è una sfida scomoda. È irrazionale e "innaturale". Perché andare a trovare una persona vecchia, paranoica, scorbutica? Un uomo ubriaco che vive per strada? I ragazzi che fumano hashish ai giardinetti? Dare la mano ad una persona che ti ha fatto un torto? È molto più comodo stare a casa, recitare qualche rosario, guardare la tv, uscire con gli amici, oppure balconare sui mali del mondo. Come spiega bene il libro Francesco è il primo Papa che viene dalla realtà di una città globale come Buenos Aires: una città-mondo che "ingloba" i tradizionali confini che dividevano il pianeta e li concentra nello spazio di pochi chilometri: favelas, case della classe media, grattacieli. Qui il Papa ha vissuto, ha attraversato questi confini fisici, morali e sociali. I papi precedenti venivano da piccoli paesi di provincia e da percorsi interni alla curia, Francesco invece viene dalla realtà globale.
La sua solitudine è interna ai poteri costituiti, ai potentati economici, alla gerarchia e arriva fino ai fedeli. In un recente incontro con i nunzi apostolici ha chiesto come mai alcuni tra loro scrivono blog e organizzano attività contro il Papa. Da qui il verificarsi di fatti inediti e senza precedenti le accuse di eresia, varie lettere e documenti di "correzione filiale", offensive social del mondo "devoto", striscioni in via della Conciliazione e manifesti di sberleffo, fino a come ha ricordato il Vescovo Trasarti a "preghiere per la morte del Papa".
Il Vescovo si è poi soffermato sulla sua solitudine di fronte al caso di un prete accusato e poi condannato per pedofilia: "nessuno mi ha chiamato". E al fatto sconcertante che dopo la condanna sia in primo grado che in appello da parte del tribunale civile ed ecclesiale il sacerdote sia ora responsabile di un centro per esercizi spirituali nella diocesi di Pordenone eludendo così la condanna perché basta "trovare un Vescovo amico". Addirittura con un leggero cambio del nome il prelato ha scritto un articolo persino sull'Osservatore Romano. È forse il destino dei profeti quello di restare soli, ma come ha spiegato il Vescovo Trasarti, "non si tratta di una solitudine narcisistica", ma donativa. "È un pontificato drammatico in cui ci sono cardinali che attaccano il papa e atei che lo sostengono" secondo p. Antonio Spadaro.
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