Parola da vivere
Perfino gli spiriti immondi
gli obbediscono! (Mc 1,27)
Nel mese di febbraio la Parola di Dio ci interpeIla sulla salute e la malattia e suIla loro causa: il peccato. Per questo Gesù alle volte risana, altre volte scaccia il demonio, risanando in profondità.
Da tutti gli uomini, in tutti i tempi sale un fiume di lamenti e di suppliche: "guariscimi, liberami, fàmmi vedere, fammi udire". Ma queste invocazioni ci sono già nell'umanità che Gesù ha incarnato in se stesso per darle risposta con la vita vera, quella di Dio, l'AMORE.
Non pensiamo che gli indemoniati siano cosa rara, lontana dal nostro quotidiano. Quello che inveisce contro Gesù si trova neIla sinagoga, vale a dire, oggi, nella comunità cristiana, neIle nostre case, sui cammini che facciamo ogni giorno.
Il demonio occupa lo spazio che abbiamo tolto all'amore in noi e da lì inquina e corrode alle volte anche il nostro fisico, ci toglie gli occhi, le orecchie, le gambe deIl'amore: diventiamo ciechi, sordi, paralitici. Nello squilibrio del nostro essere, Gesù ci chiede di accoglierlo, di credergli, lui farà il resto con il suo grido onnipotente: "esci da quell'uomo!".
AII' amore neanche il demonio può resistere, perché l'amore è Dio. L'amore fa luce sul dolore e lo trasforma.
Testimonianza di Parola vissuta
Sia mio marito che i miei figli sono alcolizzati. Fino ad un anno fa, Tom il più grande conviveva con una ragazza. Tutti e due si sono trovati ad essere non solo alcolizzati, ma anche tossicodipendenti.
È stato circa un anno fa che mio figlio è tornato a casa perché non andava più d'accordo con la donna con cui viveva. Intanto, però, era nato un bambino. L'idea di questo nipotino mi dava tanta pena perché la sua situazione era dolorosissima. lo ne incolpavo la madre e un giorno, incontrandola per la strada, I 'ho apertamente accusata di tante cose. Ci siamo lasciate con tanta amarezza da ambo le parti. Inutile dire che tornando a casa mi sentivo colpevole di non aver amato.
E tutte le giustificazioni che cercavo di darmi, il ripetermi che in fondo avevo ragione, che l'avevo fatto per mio nipote, non mi davano pace. Qualcosa dentro di me mi spingeva a chiamarla per chiedere scusa, anche se trovavo la cosa molto difficile. Non sapevo neanche se mi avrebbe ascoltata. In realtà, quando io mi sono scusata con lei, è stata poi lei a scusarsi con me.
Alcune settimane dopo questo episodio, Dorothy è stata messa in prigione. Le cose andavano di male in peggio, e io, preoccupata per la situazione del nipotino, provavo un forte risentimento verso i genitori che l'avevano messo al mondo in quella situazione. Non essendo sposati, il bambino sarebbe stato affidato allo Stato.
Il risentimento dentro di me cresceva di ora in ora, eppure le parole di Gesù sul perdono non mi davano pace. Dovevo amare anche Dorothy, qualunque cosa fosse successa a mio nipote. Dopo vari sforzi, finalmente la Parola ha fatto breccia nel mio animo ed è stato con un 'anima nuova che sono andata a trovarla in prigione: mi ha abbracciata, commossa. Credo abbia sentito che sono andata per amarla ed accettarla così com'era.
È stata lei a parlarmi del bambino e a chiedermi se potevo tenerlo io. Così la custodia legale del nipotino è passata a mio figlio e ambedue adesso sono sotto il mio tetto. Mi è sembrato il centuplo promesso da Gesù a chi cerca il suo Regno, facendo la sua volontà, il frutto dell'essermi impegnata ad amare, fino in fondo.
(J.S., USA)
(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)
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