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mercoledì 21 gennaio 2009

Ascoltare è fare

"Ma mi ascolti quando ti parlo?"… "Mi stai ascoltando?"…
Molto spesso abbiamo sentito od anche pronunciate noi stessi queste parole, soprattutto di fronte a persone che, mentre parli, non ti stanno ad ascoltare perché pensano ad altro o non importa quello che si dice; oppure quando un genitore richiama il proprio figlio perché non fa quello che gli vien detto di fare.
Si fanno queste domande perché ci si aspetta qualcosa…
Ascoltare, in questo senso, significa eseguire, fare.

Dio parla e noi ascoltiamo!
Quante volte Egli avrebbe potuto dirmi "Ma tu mi stai ascoltando?"!
Noi cristiani siamo abituati ad "ascoltare" la Parola di Dio; alle volte ci piace, ne restiamo affascinati… tanto che non vorremmo smettere e "scendere da quel monte".
Una persona innamorata rimane incantata di fronte alla persona amata e non smetterebbe mai di starla ad ascoltare. Però poi, concretamente, sa che quella non è la sua vita, che bisogna mettere i piedi per terra, che l'amore si manifesta in atti concreti, in una condivisione che prende l'esistenza.
Così è della Parola di Dio: se l'ascoltiamo è perché Lui vuole che si metta in pratica, si attui concretamente, diventi parte integrale della nostra vita.
Se il nostro ascoltare non è un semplice ascolto estetico o peggio ancora narcisistico, ci si aspetta un riscontro positivo sulla nostra vita.
È esperienza consolidata nelle nostre comunità ecclesiali esortare all'ascolto della Parola di Dio, a pregare la Parola, a confrontarsi con la Parola,… cercando poi di mettere in pratica.
Purtroppo però non sempre ci si sforza di verificare se la "pratica esiste" (dato che è affidata alla buona volontà del singolo, come se la comunità fosse una sorta di somma di singole persone che si aiutano anche a vivere il vangelo, ma che fondamentalmente fanno la strada da soli, forse perché non trovano o non sono loro offerti strumenti di comunione soddisfacenti); e si continua ad insistere sull'ascolto.
Di contro ci sono anche realtà ecclesiali che mettono in risalto soprattutto la pratica (a volte per contrastare una visione solo "teorica" della Parola di Dio): importante è vivere e verificare la corrispondenza nella comunione delle esperienze sulla Parola vissuta; pratica che fa crescere la comunione nella comunità e la fa vivere "a corpo", magari a scapito di un serio approfondimento della Parola.
Ci vuole l'equilibrio tra questi due aspetti. La bellezza della Parola di Dio e il nostro rapporto con lei (che è il rapporto con la persona di Gesù) sta proprio in questo ascolto che si fa vita, perché se non vivo quello che ascolto, non ascolto affatto.
Se Dio mi dice "Ma tu ascolti quando ti parlo?", vuol dire che non vede in me una vita piena corrispondente, ma piuttosto una dissociazione della mia personalità spirituale.
Del giovane Samuele è detto che non "lasciò andare a vuoto una sola della sue parole" (1Sam 3,19).

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