La mia vita per gli Altri! Mi piace sintetizzare così (con gli Altri con la "A" grande!) il discorso che papa Francesco ha rivolto lunedì 19 maggio 2014 all'Assemblea Generale dei Vescovi italiani.
La mia vita per gli Altri, essere "per" gli Altri, essere "gli" Altri!
Ed ho cercato di riferire a me quanto detto dal papa ai vescovi, per cogliere l'essenza della nostra missione di rappresentare Cristo, Servo e Signore, in seno alla comunità, senza lasciarci prendere dalla frenetica attività pastorale e distogliere lo sguardo da Colui che ci ha mandati in mezzo alla gente. Quello che il papa dice ai vescovi, lo sento detto a me, non solo perché al diacono sono imposte le mani per il "ministero di cui il vescovo è titolare", ma anche perché anch'io debbo avere il Cuore di Cristo per servire come Lui desidera la comunità che mi è affidata.
Solo un rapporto personale con Gesù, solo una fede autentica ed illuminante mi potrà sostenere nella mia azione pastorale, la fede che «è memoria viva di un incontro, alimentato al fuoco della Parola che plasma il ministero e unge tutto il nostro popolo; la fede è sigillo posto sul cuore: senza questa custodia, senza la preghiera assidua, il Pastore è esposto al pericolo di vergognarsi del Vangelo, finendo per stemperare lo scandalo della croce nella sapienza mondana». «Se ci allontaniamo da Gesù Cristo, se l'incontro con Lui perde la sua freschezza, finiamo per toccare con mano soltanto la sterilità delle nostre parole e delle nostre iniziative».
«È tentazione la fretta pastorale, al pari della sua sorellastra, quell'accidia che porta all'insofferenza, quasi tutto fosse soltanto un peso. Tentazione è la presunzione di chi si illude di poter far conto solamente sulle proprie forze, sull'abbondanza di risorse e di strutture, sulle strategie organizzative che sa mettere in campo. Tentazione è accomodarsi nella tristezza, che mentre spegne ogni attesa e creatività, lascia insoddisfatti e quindi incapaci di entrare nel vissuto della nostra gente e di comprenderlo alla luce del mattino di Pasqua».
«Spiritualità – dice il papa - è ritorno all'essenziale, a quel bene che nessuno può toglierci, la sola cosa veramente necessaria».
Il papa invita i vescovi ad essere «pastori di una Chiesa che è corpo del Signore», e perseguire, sopra ogni cosa, il dono prezioso ed essenziale dell'unità, perché «la mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l'eresia che deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa. Nulla giustifica la divisione: meglio cedere, meglio rinunciare – disposti a volte anche a portare su di sé la prova di un'ingiustizia – piuttosto che lacerare la tunica e scandalizzare il popolo santo di Dio»…; contro «la pretesa di quanti vorrebbero difendere l'unità negando le diversità, umiliando così i doni con cui Dio continua a rendere giovane e bella la sua Chiesa», superando decisamente quel «ripiegamento che va a cercare nelle forme del passato le sicurezze perdute», con lo slancio apostolico di chi è mosso dallo Spirito.
Contro ogni tentazione, «l'antidoto più efficace, promana dall'unica Eucaristia, la cui forza di coesione genera fraternità, possibilità di accogliersi, perdonarsi e camminare insieme; Eucaristia, da cui nasce la capacità di far proprio un atteggiamento di sincera gratitudine e di conservare la pace anche nei momenti più difficili: quella pace che consente di non lasciarsi sopraffare dai conflitti – che poi, a volte, si rivelano crogiolo che purifica – come anche di non cullarsi nel sogno di ricominciare sempre altrove». Perché, «una spiritualità eucaristica chiama a partecipazione e collegialità, per un discernimento pastorale che si alimenta nel dialogo, nella ricerca e nella fatica del pensare insieme».
«Servire il Regno – infatti - comporta di vivere decentrati rispetto a se stessi, protesi all'incontro che è poi la strada per ritrovare veramente ciò che siamo: annunciatori della verità di Cristo e della sua misericordia».
E sento rivolto a me, a noi discepoli del Signore Gesù, l'invito di papa Francesco ad essere «semplici nello stile di vita, distaccati, poveri e misericordiosi, per camminare spediti e non frapporre nulla tra voi e gli altri».
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