In questi giorni in cui la liturgia ci parla del Buon Pastore e ci presenta le caratteristiche con cui Egli si presenta a noi, mi è venuto spontaneo confrontarmi con alcune caratteristiche descritte nel vangelo di Giovanni (cf Gv 10,1s).
«Il buon pastore dà la propria vita per le pecore… Conosce le sue pecore ed esse conoscono lui; così come il Padre conosce il Figlio, il Figlio conosce noi...
Conoscono la sua voce, che non è quella di un estraneo».
«Il Padre mi ama, perché io do la mia vita».
«Io sono venuto, perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».
L'amore del Pastore per le sue pecore è un amore che accoglie sempre, «anche quelli che non sono di questo recinto», è un amore che serve di un servizio che ti fa entrare nella "sua famiglia"…
Sono le caratteristiche tipiche di «Colui che non è vento per farsi servire, ma per servire e dare la sua vita…» (cf Mc 10,45): segno distintivo di chi è chiamato (ma tutti, in modo loro proprio, lo sono) a portare e a suscitare l'esperienza dell'incontro con Gesù, la "Porta" attraverso cui passare per entrane nella Vita. Parlo dei diaconi e della diaconia che ogni discepolo vive.
Nel Direttorio per la vita dei diaconi è scritto: «Per i diaconi la vocazione alla santità significa sequela di Gesù in questo atteggiamento di umile servizio, che non si esprime soltanto nelle opere di carità, ma investe e modella tutto il modo di pensare e di agire» (n. 45). «È necessario che i diaconi si adoperino per conformare la loro vita a Cristo, che con la sua obbedienza al Padre "fino alla morte e alla morte di croce", ha redento l'umanità» (n. 47). «Bisogna ricordare che la diaconia di Cristo ha come destinatario l'uomo, ogni uomo che nel suo spirito e nel suo corpo porta le tracce del peccato, ma è chiamato alla comunione con Dio» (n.49).
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