3a domenica di Pasqua (A)
Appunti per l'omelia
L'annuncio pasquale che Pietro rivolge a una grande folla, il giorno di Pentecoste (cf At 2,14-33) è una notizia sconvolgente: Dio ha risuscitato Gesù dai morti! Questo annuncio risuona oggi ai nostri orecchi ancora nuovo e provocatorio. Ci interpella con la stessa forza di allora: "Voi per opera di Gesù credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio". È l'esperienza che ci consente di rivivere il racconto evangelico dei discepoli di Emmaus (cf Lc 24,13-35).
La domenica di Pasqua Clèopa e un altro discepolo si allontanano da Gerusalemme profondamente delusi e amareggiati a causa della crocifissione del loro Maestro. Ma vi ritornano pieni di gioia recando l'annuncio pasquale. Tra questi due momenti si situa il loro cammino, durante il quale Gesù si unisce a loro senza essere riconosciuto, e la cena a Emmaus nella quale i loro occhi si aprono al Risorto.
«Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo». Gesù è quello di prima, ma è anche diverso: risorgendo dai morti è entrato in una dimensione radicalmente nuova, quella cioè di un corpo glorificato, permeato e trasfigurato dalla realtà di Dio. Se fosse tornato alla vita terrena di prima (come è stato per Lazzaro, uscito dalla tomba) i discepoli non avrebbero difficoltà a identificarlo. Ma per riconoscerlo nella sua nuova dimensione occorre la fede, che in essi però è spenta. Considerano infatti la morte del Maestro un fallimento irreparabile. Per essi non c'è futuro oltre la morte.
Ed è anche l'esperienza di tante persone oggi: la rassegnazione fatalistica davanti alla morte, l'incapacità di sospettare una vita nuova al di là della morte!
Ed è qui che comincia l'esperienza con Gesù, che inizia con lo sgombrare ai due uomini la via della fede. Prima, però, Gesù si avvicina a loro, si fa compagno di viaggio e li interroga, si interessa della loro vita, si lascia coinvolgere dai loro problemi, li provoca a uscire fuori dalla apatia e cammina con loro: se li fa amici, ottiene la loro fiducia. Ed essi si sentono amati, capiti, pronti ad affidarsi alla sua parola. Egli apre loro una prospettiva nuova, mostra, spiegando le Scritture, il cammino percorso da Gesù: la sua morte in croce non manifesta il suo fallimento, ma la sua incondizionata fedeltà a Dio. Per questo il suo cammino non finisce con la morte, ma attraverso di essa conduce alla gloria, alla comunione piena, eterna con Dio. È una vera conversione quella che la parola di Gesù opera lentamente in loro. Ora non sono più tristi, ma sentono «ardere il cuore» e desiderano prolungare la relazione con Lui: «Resta con noi…». Accolti da Lui, ora lo accolgono.
I discepoli sono, così, gradualmente portati a riconoscere il Risorto, a incontrarlo nel modo più intimo e forte. Ciò avviene a tavola, nel momento della fraternità conviviale, quando Egli spezza il pane, ed i loro occhi si aprono e lo riconoscono.
L'evangelista, usando vocaboli che evocano l'ultima cena di Gesù e il rito eucaristico, vuole assicurare i cristiani che, quando si riuniscono per "spezzare il pane", incontrano il Risorto, come accadde a Emmaus. Tutta la struttura, infatti, del racconto sembra proprio ricalcare lo schema della celebrazione eucaristica: alla "mensa della Parola" segue la mensa eucaristica, dove l'incontro col Risorto e col suo sacrificio pasquale si realizza pienamente.
La gioia della scoperta è tale che i due rifanno il cammino, questa volta da Emmaus a Gerusalemme, per comunicare ai fratelli la loro esperienza e per proclamare insieme: «Il Signore è davvero risorto!».
È la notizia sempre fresca e nuova che la Chiesa si sente responsabile di portare a ogni uomo, come il dono più grande che gli possa essere offerto.
-------------
Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero (Lc 24,31)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
Nessun commento:
Posta un commento