Ascensione del Signore (A)
Appunti per l'omelia
Nella festa dell'Ascensione del Signore, la Chiesa celebra sempre il mistero della Risurrezione di Gesù, manifestando di Gesù il suo "novo essere", uno stato di vita radicalmente nuovo, quello della vita di Dio.
Nel racconto di Luca (cf Atti 1,1-11), Gesù risorto, dopo essere apparso «per quaranta giorni», incontra per l'ultima volta i discepoli ed orienta il loro sguardo al futuro che li attende: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni… fino ai confini della terra». Con queste parole Gesù delinea l'esperienza, il servizio della Chiesa nella storia. Alla base di questa esperienza è il dono dello Spirito. È Lui la fonte inesauribile di vita che comunica luce, energia, coraggio per la missione. Che è quella di rendere testimonianza al Signore Risorto: «sarete testimoni di me», della mia persona, protesi verso tutti… «fino ai confini della terra».
L'ascensione inaugura così il tempo dei testimoni, che con la forza dello Spirito, renderà presente Gesù, raggiungendo ogni uomo ed ogni donna della storia, fino al giorno del suo "ritorno".
Nel racconto evangelico di Matteo (cf Mt 28,16-20), vediamo Gesù che incontra i suoi discepoli venuti all'appuntamento con Lui sul monte in Galilea. È Lui che prende l'iniziativa: si fa vedere e si avvicina. E la reazione dei discepoli è quella di una fede mescolata al dubbio, che nel cammino dei credenti non di rado rimane un compagno inseparabile. Ma tutta l'attenzione è concentrata su Gesù e specialmente sulle parole che pronuncia. Matteo non racconta l'Ascensione. Intende piuttosto sottolineare il fatto che il Maestro non è partito, ma resta nella Chiesa, nella quale continua a risuonare la sua voce. Una dichiarazione apre e un'altra chiude un ordine perentorio del Risorto: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Nella risurrezione Gesù ha ottenuto da Dio la sovranità universale. È ormai per sempre il "Figlio dell'uomo", il "Signore" glorioso che "siede alla destra del Padre", condividendo con Lui la cura di tutte le creature e specialmente il potere di salvare gli uomini. Un'autorità, un potere che ora Gesù partecipa agli "Undici": «Andate dunque e fate discepoli...», anzi, "andando fate discepoli". È la missione che affida loro. Non si tratta di aspettare nell'immobilismo, ma di mettersi in movimento verso gli uomini, che sono tutti candidati a diventare discepoli di Gesù. «Fare discepoli», che significa non semplicemente offrire un messaggio, ma mettere in relazione personale con Gesù, in uno stato di totale appartenenza a Lui. Che è come dire: fateli diventare ciò che voi già siete, cioè discepoli come voi e insieme con voi.
E come? "Battezzando... e insegnando ad osservare…". Atri due participi usati da Matteo, oltre al primo: "Andando", "Battezzando", "Insegnando"; mettendosi sempre "in movimento", guidati dallo Spirito.
Nel Battesimo il credente incontra il Risorto ed entra in un rapporto definitivo di appartenenza al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo. L'insegnamento: «Tutto ciò che vi ho comandato», sintetizzate da Matteo in primo luogo nel discorso della Montagna. Si tratta di apprendere, ma soprattutto di attuare nella vita l'insegnamento di Gesù.
Fare di ogni persona un discepolo di Gesù! È questo l'impegno della Chiesa e dei cristiani in ogni tempo. Ma non è un'impresa impossibile, perché il Signore risorto ha promesso: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».
Con l'Ascensione Gesù è divenuto veramente l' "Emmanuele", il "Dio con noi".
(Immagine: Velasco Vitali, Ascensione (2012), tempera su carta)
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
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