Ho trovato in questo scritto che riporto, tratto dal blog di Fabio Ciardi, dal titolo "La risposta ultima di apa Pafnunzio", una ulteriore spinta a portare a termine con frutto questo cammino quaresimale, nella preziosità del tempo che Dio mi concede.
Il tempo rallenta nel deserto. I minuti si fanno lunghi come ore, dilatati dal silenzio e dalla solitudine, misurati dall'ampiezza dell'orizzonte. Il cammino interiore di apa Pafnunzio in questo spazio d'immensità, procedeva con ritmo calmo e perseverante come quello delle carovane dei cammellieri.
È arido e secco il deserto. Apa Pafnunzio sentiva prosciugarsi l'intimo dell'anima, fino all'essenziale, come le rocce attorno alla sua cella.
Aveva dunque eliminato l'inutile zavorra? Le maschere dell'io, nel lungo e fedele avanzare, si erano sciolte per lasciare emergere il suo vero volto? Aveva finalmente raggiunto l'identità con se stesso?
Gli sembrava lineare il percorso intrapreso, guidato dalla speranza verso una meta certa. Oppure, senza accorgersene, stava vagando in percorsi circolari, come nei quarant'anni di deserto del popolo di Dio in cerca della terra promessa?
Gli spazi del deserto gli si aprirono e gli mostrarono il villaggio d'origine, le grandi città di Alessandra, di Antiochia, di Ninive abitate da uomini e donne che non sapevano distinguere la destra dalla sinistra. Loro, che non conoscevano né il silenzio, né la distensione del tempo, né l'essenzialità e la leggerezza del deserto, sarebbero mai giunti a cogliere la verità del loro io, avrebbero mai scoperto e raggiunto il progetto di Dio su di loro? Perché questo è il vero io di ognuno.
A notte si addormentò lasciando la domanda in sospeso. Il deserto, con la sua lunga estensione del tempo, avrebbe provveduto alla risposta.
La risposta arrivò proprio durante la notte. Gli fu donata in sogno.
Sognò d'essere al termine dell'interminabile tempo del deserto. Perché anche l'interminabile tempo del deserto, ha un tempo segnato. Era finalmente giunto alla fine del lungo pellegrinaggio. Così lungo da sembrare profezia ed esperienza d'eternità, mentre ora s'accorgeva di quanto quell'interminabile tempo fosse stato breve, un soffio appena. Soltanto adesso sarebbe iniziata la vera eternità, eterno presente.
Iddio gli mostrò come da sempre l'aveva pensato, a cosa veramente l'avesse chiamato. I momenti della vita, di successo o di fallimento, le scelte compiute fino ad allora, quelle sbagliate e quelle riuscite, gli parvero soltanto delle tappe, profili provvisori e incompleti della sua vera identità. Ora capiva finalmente chi era chiamato ad essere, quale fosse la sua vera identità. Per ogni uomo, per ogni donna sarebbe dunque giunto il momento della verità.
Era il momento più importante, il più solenne, determinante per il passaggio nell'eternità. Era l'estrema possibilità per la risposta alla chiamata, per il sì pieno e definitivo, ed essere se stesso.
Apa Pafnunzio si svegliò ebbro di gioia, e disse il suo sì.
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