5a domenica di Quaresima (A)
Appunti per l'omelia
Nei brani evangelici delle ultime domeniche Gesù si è rivelato progressivamente: come "l'acqua viva" che disseta il nostro bisogno di felicità e di infinito (l'incontro con la samaritana); come "la luce" che rischiara le nostre tenebre donandoci la fede (la guarigione del cieco nato). Nel brano di questa domenica (cf Gv 11,1-45) Gesù, risuscitando Lazzaro da quattro giorni nel sepolcro, si rivela come Colui che possiede la pienezza della vita e la comunica.
La storia narrata in questo capitolo evidenzia, con accenti toccanti, non solo il rapporto tenero e profondo che legava Gesù alla famiglia di Lazzaro, ma il miracolo strepitoso operato da Gesù contiene un messaggio immensamente più profondo. Gesù, richiamando Lazzaro dalla tomba, rivela se stesso, chi è Lui per l'uomo, per ogni uomo:«Io sono la risurrezione e la vita». Questa dichiarazione solenne di Gesù a Marta rappresenta il culmine del racconto. Quando Gesù giunge a Betania, la situazione è irreparabile: Lazzaro è nel sepolcro già da quattro giorni. Ma Gesù, pur incontrandolo ormai prigioniero della morte, la sconfigge con la sua parola e libera il proprio amico.
Il grido che chiama «Lazzaro, vieni fuori!» è la voce di Colui che nell'ultimo giorno chiamerà i morti dai loro sepolcri. Gesù risusciterà i morti e sarà il contenuto della loro vita di risorti. Essi parteciperanno, cioè, alla sua vita gloriosa, saranno con Lui realizzati supremamente come uomini. Questo futuro che Gesù apre ai credenti non può essere un miraggio, frutto della fantasia degli uomini, inventato dalla loro disperazione davanti alla morte; ma semplicemente ciò che Dio ha promesso e che ha già cominciato ad attuare proprio in Lui, Gesù, il primo dei risorti. Se davanti alla tomba di Lazzaro Gesù pensa che presto un'altra tomba si aprirà per accogliere anche Lui, Egli però sa vedere nella morte dell'amico, nella propria morte, nella morte di noi tutti un significato nuovo, per cui la morte diventa un sonno in attesa del risveglio. Al di là, perciò, dell'esperienza lacerante della morte, il credente è invitato a vedere l'unica realtà che sembra vera e definitiva per gli uomini, la vittoria di Cristo, il suo amore che salva l'uomo. Gesù è l'unico che davanti alla morte dell'amico continua a sperare. La tomba non può essere l'abitazione definitiva dei suoi amici.
La risurrezione di Lazzaro, però, non è soltanto simbolo della risurrezione futura, ma è anche segno di un dono che il Signore Gesù già ora fa a chi crede. La "vita eterna" il credente la possieda già fin d'ora in attesa dell'esplosione e maturazione finale di tale vita. Già adesso, nel presente, Gesù è per tutti i credenti quella vita divina, ineffabile, eterna che non morirà mai. Se Gesù è in te, in me, non moriremo: «Io sono la risurrezione e la vita».
Ma occorre credere. Come già nell'incontro con la samaritana e col cieco guarito, così Gesù vuole condurre alla fede vera Marta e i discepoli: «Chi crede in me, anche se muore, vivrà. Credi questo?». Credere significa non solo accettare le verità annunciate da Gesù, ma dire un sì totale a Lui, consegnarsi a Lui accogliendo e vivendo le sue parole, i suoi insegnamenti, che sono riassunti nell'amore. In tal modo si apre la porta a Lui, che è la Vita, perché dimori permanentemente in noi.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Io sono la risurrazione e la vita (Gv 11,25)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
Gesù qui realizza la seconda parte della parabola di Lazzaro e del ricco epulone, dove quest'ultimo chiede ad Abramo di mandare Lazzaro dal regno dei morti ad avvisare i vivi. Gesù che ne aveva il potere mettete in pratica la parabola (o esperimento mentale diremmo oggi), risuscita l'amico Lazzaro e non solo sostanzialmente non viene creduto, ma vengono qui decise la morte di Gesù e di Lazzaro. Gesù poi morirà e risusciterà e il problema, anche se in maniera diversa si ripropone. L'omonimia, non casuale dei 2 protagonisti, (i nomi propri nei Vangeli sono pochi, e Lazzaro è l'unico nome attribuito ad un personaggio di fantasia), rafforza il processo speculare, a matrioska, come in una stanza degli specchi, tipico del genio, di Gesù, ma anche dei grandi artisti. Cfr. ebook. (amazon) di ravecca Massimo.Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
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