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domenica 6 aprile 2014

Il tempo della misericordia


"Qual è il posto dove Gesù era più spesso, dove lo si poteva trovare con più facilità?" si chiede papa Francesco, parlando ai preti di Roma il 6 marzo 2014. E risponde: "Sulle strade. La vita di Gesù era nella strada". Con questo suo stile di vita, Gesù "ci invita a cogliere la profondità del suo cuore, ciò che Lui prova per le folle, per la gente che incontra… persone stanche e sfinite… e ne sentì compassione".
"Un po' come tante persone che voi incontrate oggi per le strade dei vostri quartieri".
Oggi, nella Chiesa tutta "è il tempo della misericordia"!
Il papa, parlando ai preti (e tra questi c'erano anche i diaconi), è come se parlasse a ciascun seguace di Gesù, seguace che è presenza di Lui che serve.
"A immagine del Buon Pastore, il prete (e non solo…) è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti".
"La Chiesa oggi possiamo pensarla come un ospedale da campo… C'è bisogno di curare le ferite... Misericordia significa prima di tutto curare le ferite… (Prima curare) la ferita, e poi vediamo le analisi…".
Prima curare le "ferite aperte", dice il papa, poi vedere come guarirle… Forse non ci sarà rimedio, ma sicuramente l'amore di misericordia, non abbandona, dà sollievo, accompagna, non lascia soli…
E questo "per me - dice il papa – in questo momento è più importante".
"E ci sono anche ferite nascoste, perché c'è gente che si allontana per non far vedere le ferite…". Ferite anche, forse, causate dai nostri scandali, dalla nostra durezza di cuore…
Non si trovano soluzioni oggettive, soddisfacenti, per casi particolari? Allora, queste persone, sono lasciate sole o peggio giudicate dai benpensanti come non degne? Non degne, soprattutto, di stare in mezzo alla comunità dei credenti, che si raduna magari per incontrare Cristo e per testimoniarlo? Oppure l'amore sa trovare soluzioni che non emarginano e non escludono?
È in gioco la nostra credibilità di discepoli di Gesù! E il papa ci incoraggia: "Non aver vergogna della carne di tuo fratello…". Come il buon Samaritano aprire il cuore: ognuno "si lasci commuovere nelle viscere, e questo movimento interiore si traduce in una azione pratica, in un intervento concreto ed efficace per aiutare quella persona".

Colgo allora tre atteggiamenti «essenziali, nella prospettiva della vita eterna di ogni uomo: il fermarsi, come fece il buon Samaritano, accanto alla sofferenza del suo prossimo, l'aver compassione di essa, ed infine il dare aiuto» (cf Salvifici doloris, 30).

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