La rivista Il Diaconato in Italia dedica il n° 180 al rapporto tra fede e carità (Celebrare la fede e servire nella carità).
Nel riportare i vari articoli nel mio sito di testi e documenti, segnalo questi interventi.
Celebrò la fede e servì nella carità (Emergenze)
di Giuseppe Bellia
"Il percorso storico-spirituale di un martire della speranza" (don Pino Puglisi)
Quotidianità, inevidenza e gloria, caratterizzano sia il servizio dei ministri di Cristo sia la testimonianza dei discepoli, congiunti in questo nella fedele imitazione della missione di Cristo. Saper cogliere nell'insignificanza della fedeltà quotidiana, nello spreco di una vita donata in martyría a causa di Cristo e del Vangelo (Mc 8,35), i segni gloriosi delle grandi opere di Dio, si deve ancora ribadirlo, non è alla portata della vanità della carne, ma solo opera dello Spirito Santo, perché «la carne non giova a nulla» (Gv 6,63).
Proprio la difficoltà di questo percorso ci spinge a ricercare quali sono state le stazioni o le svolte principali del cammino storico-spirituale di don Pino Puglisi, piccolo parroco siciliano. Quali gli elementi basilari della sua diaconia di martire della speranza in terra di mafia? Quali i tratti costitutivi della sua esistenza teologica? Guardando al suo tracciato interiore più solido e costante, mi pare che emergono tre punti di forza: il primato della Parola di Dio, la centralità dell'eucaristia domenicale e la forte tensione caritativa che lo sospingeva a ricercare il bene della comunità fraterna.
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Celebrare la fede, vivere la diaconia (Liturgia)
di Enzo Petrolino
Se la liturgia è l'azione più efficace della Chiesa essa è anche l'azione più efficace per trasmettere ancora oggi la fede della Chiesa. Allora il diacono cerca la carità sincera che viene dalla comunione al Corpo di Cristo. Il Concilio ci insegna che nel dono, l'eucaristia, ritroviamo il senso più profondo della liturgia cristiana e della vita della Chiesa (culmen et fons ricorda la costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, n.10). Nella Sacrosanctum Concilium - che ha aperto il rinnovamento conciliare - ritroviamo alcuni aspetti che sottolineano un legame stretto tra liturgia e carità.
Già al n. 2 la costituzione conciliare afferma che «la liturgia infatti, mediante la quale specialmente nel divino Sacrificio dell'eucaristia "si attua l'opera della nostra Redenzione", contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa, che ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina».
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Per servire nella carità (Riflessioni)
di Andrea Spinelli
Se chiediamo a qualcuno, oltre naturalmente che a noi stessi, che cosa sia la fede, la prima risposta sarà quasi certamente: la fede è credere, credere che esiste Dio, l'Essere supremo, che sta al di sopra di noi, è onnipotente, onnisciente e onniveggente. Una simile risposta pare che soddisfi molti, la conferma spesso presbiteri e diaconi l'hanno durante le benedizioni delle famiglie in occasione del Natale (rito ambrosiano).
Talvolta, anche senza una domanda specifica (che non facciamo per rispetto della libertà individuale), qualche parrocchiano si sente in dovere di spiegarci perché non lo vediamo a Messa la domenica (se non nelle solennità "indispensabili"): «Vede, padre, la domenica non riesco a venire in chiesa per la messa, poiché, dopo una settimana di lavoro, ho tanto da fare in casa e proprio il tempo non me lo permette. Comunque le preghiere le dico ogni giorno, mattino e sera, perché io ci credo, so che Dio c'è e Lui senz'altro sa che non vengo perché non posso, non perché non voglio».
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