«Soltanto la comunione con i fratelli ci porta a Dio»
Ho ricevuto l'ultimo Foglio di Collegamento dei Diaconi dell'Arcidiocesi di Torino, in cui si ricorda il diacono Gilberto Bonansea, morto il 23 settembre scorso.
Voglio scrivere qualcosa di lui perché ci legava una lunga amicizia. Ho riportato nel mio sito di testi e documenti quanto è stato pubblicato nel Foglio di Collegamento.
Una cosa che sempre mi ha colpito di lui (ed in questo c'è sempre stata una consonanza piena) era che l'esperienza del diaconato non fu mai disgiunta da quella di famiglia. Sono convinto che per lui il diaconato non era solo una questione personale, ma un servizio da vivere nello spirito di famiglia e in una vita di comunione. Alla scuola di don Vincenzo Chiarle (per più di trent'anni incaricato della formazione spirituale dei diaconi dell’archidiocesi di Torino e di cui ho riportato una intervista fattagli a questo proposito) aveva capito che un punto essenziale di questo “nuovo” ministero era proprio il saper “vivere e creare comunione”.
Riporto alcuni passi della lettera di un amico comune che racconta degli ultimi momenti di Gilberto:
«Il 7 luglio scorso, inaspettata, la diagnosi. (…) Gilberto affronta giorno per giorno le diverse terapie, sempre pronto a ringraziare. Anche quando gli viene comunicato che a causa di un guasto la terapia non si può eseguire, con un sorriso esclama all'infermiera: "Io le voglio bene lo stesso e le auguro buona domenica". Pur non potendo essere presente fisicamente, rimane sempre molto partecipe alle diverse attività pastorali e ripetutamente domanda: "Le persone erano contente?". (…) Col passare dei giorni la sofferenza si acuisce: si alternano momenti di coscienza a momenti di torpore. Emerge tutta la sua profondità spirituale e il suo rapporto con Dio: è proprio in uno di questi momenti che comunica il Salmo da leggersi al funerale, "Dal pianto alla gioia". In un altro momento dice alla figlia: "La vita terrena finisce, la vita di fede è eterna, bisogna continuamente alimentarla".
Nelle ultime ore, assieme alla famiglia, amici e persone della comunità, si raccolgono in un clima di profondo raccoglimento. Ne scaturisce una veglia di preghiera spontanea: pur nella sofferenza del distacco, si respira già aria di Paradiso. La notte prosegue in questo clima: i familiari lo accompagnano, rassicurandolo che tutti coloro che ci hanno già preceduti e che abbiamo amato lo attendono nella casa del Padre; subito dopo la partenza, in una preghiera speciale chiedono di accoglierlo in Paradiso e di avere la capacità di continuare a vivere come lui ha loro trasmesso, in piena unità anche nella diversità. (…)».
Ed ecco la conclusione dell'intervento della moglie Maria Pia al funerale di Gilberto: «Dopo 30 anni di ordinazione e 45 di matrimonio, festeggiati lo scorso maggio, e dopo la partenza per il Paradiso di Gilberto, non posso che riconfermare tutto. Una cosa mi permetterei di sottolineare, perché è ciò che ha permesso a tutta la famiglia di percorrere insieme nella serenità questo tratto di strada della nostra vita: non venga mai meno il confronto, il dialogo nella coppia; non cessi la bellezza del coinvolgere i figli nelle nostre scelte di vita; partecipiamo agli altri ciò che Dio ha operato in noi.
Io e le mie figlie siamo convinte, e in questo recente dolore lo abbiamo ancora di più constatato, che da soli non andiamo da nessuna parte: soltanto la comunione tra noi e con i fratelli ci porta veramente a Dio».
Questa testimonianca mi ha profondamente toccata, anche quella tenera della moglie e delle figlie. E' proprio vero che l'amore per Cristo e la sua Chiesa può solo alimentate l'amore nella famiglia. Un caro saluto a te e alla tua famiglia. :)
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