Epifania del Signore.
Mi sono messo, come un bambino incantato, a contemplare questo meraviglioso evento, questa infinita luce che ha squarciato le tenebre che pesano sulla nostra umanità. A noi, barcollanti nel buio, ci si è riempito il cuore di gioia al vedere la sua stella… e L'abbiamo incontrato!
Pazzia d'amore di un Dio per noi!
Ed in questo incontro non può non esserci che uno scambio di doni.
«Il dono - scrive Claudio Arletti nel suo commento - è supremo momento di verità. I regali che abbiamo ricevuto in questi giorni natalizi si distinguono in due categorie sostanziali. Ci sono cose che abbiamo ricevuto e potremmo definire anonime. Abbiamo riconosciuto il gesto di affetto, ma l'amicizia e il legame espresso dal dono non coglievano la peculiarità della nostra persona. Solo chi ci conosce sa di cosa abbiamo bisogno o indovina gusti e desideri. In quel caso il regalo rafforza il rapporto perché è un vero e proprio messaggio personale. (…)
Il dono non è soltanto il momento in cui il destinatario si sente letto e conosciuto. Anche il donatore parla di sé in relazione a colui che benefica, offrendogli qualcosa che narra anche la propria storia e descrive la propria identità. I Magi, in altre parole, aprono il loro cuore e offrono ciò che contiene. Per questo è possibile tentare un'altra lettura dei tre doni associati inscindibilmente alla solennità odierna.
L'oro, ricchezza visibile, rappresenta ciò che uno ha ma ancor più ciò che uno è in relazione al proprio valore. Ciascuno di noi avverte dentro di sé qualche scheggia d'oro; per grazia di Dio abbiamo vissuto istanti di autentico e disinteressato amore. Noi siamo oro.
L'incenso, invisibile come Dio, rappresenta ciò che ognuno desidera. Quando brucia, sale al cielo, immagine della preghiera che incessantemente l'uomo religioso eleva al cielo per impetrare una vita felice e serena. Impercettibile e intangibile, l'incenso spande il suo aroma inconfondibile come inconfondibile è il desiderio proprio a ciascuno di noi. L'uomo diviene ciò che desidera... È impossibile non conoscere un uomo senza penetrare almeno un poco nel mondo dei suoi desideri... Noi siamo incenso.
La mirra cura le ferite ma preserva anche dalla corruzione. Rappresenta certo la tutela che uno ha di sé e la difesa dalle proprie fragilità. Esprime però anche la volontà di conservare la vita… Non c'è verità su di sé senza la consapevolezza delle proprie perdite e delle ferite che la vita - soprattutto il nostro peccato - hanno inferto allo spirito e all'anima. Noi siamo anche mirra.
I Magi, precursori di ogni credente, offrono tutto questo al Bambino.
Dando ciò che sono, i Magi ricevono colui che è regalità, divinità e mortalità redenta. Così essi diventano simili a lui. (…) L'Epifania è davvero il Natale dell'anima… Se Dio nasce nell'uomo, nulla ancora è redento fino a quando l'uomo non rinasce in Dio. Qui si compie il cammino dei Magi. Solo qui può compiersi il nostro personale cammino verso la salvezza, in una sincera e totale apertura del nostro tesoro interiore a Cristo che sia offerta delle nostre ricchezze e delle nostre povertà, senza nulla celare, senza nulla camuffare».
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