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sabato 26 dicembre 2015

La famiglia, il luogo dove si impara il nome di Dio, Amore


Domenica fra l'Ottava del Natale - Santa Famiglia (C)
1 Samuele 1,20-22.24-28 • Salmo 83 • 1 Giovanni 3,1-2.21-24 • Luca 2,41-52
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!
La santa Famiglia di Nazaret porta un messaggio a tutte le nostre famiglie, l'annuncio che è possibile una santità non solo individuale, ma una bontà, una santità collettiva, familiare, condivisa, un contagio di santità dentro le relazioni umane.

Perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo
Santità non significa essere perfetti; neanche le relazioni tra Maria Giuseppe e Gesù lo erano. C'è angoscia causata dal figlio adolescente, e malintesi, incomprensione esplicita: ma essi non compresero le sue parole. Santità non significa assenza di difetti, ma pensare i pensieri di Dio e tradurli, con fatica e gioia, in gesti. Ora in cima ai pensieri di Dio c'è l'amore. In quella casa dove c'è amore, lì c'è Dio.
Un amore vivo e potente, incarnato e quotidiano, visibile e segreto, che sta in una carezza, in un cibo preparato con cura, in un soprannome affettuoso, nella parola scherzosa che scioglie le tensioni, nella pazienza di ascoltare, nel desiderio di abbracciarsi. Un amore, non spirituale, ma concreto, come è quello di Dio per noi. Non ci sono due amori: l'amore di Dio e l'amore umano. Uno solo è l'Amore! C'è un unico grande progetto, un solo amore che muove Adamo verso Eva, me verso l'amico, il genitore verso il figlio, Dio verso l'umanità, a Betlemme.

Scese con loro a Nazaret e stava loro sottomesso
Gesù lascia i maestri della Legge e va con Giuseppe e Maria che sono maestri di vita. Per anni impara l'arte di essere uomo guardando i suoi genitori vivere: lei teneramente forte, mai passiva; lui padre non autoritario, che sa anche tirarsi indietro. Come poteva altrimenti trattare le donne con quel suo modo sovranamente libero? E inaugurare relazioni nuove tra uomo e donna, paritarie e senza paure?
Le beatitudini Gesù le ha viste, vissute, imparate da loro, in casa: erano poveri, giusti, puri nel cuore, miti, costruttori di pace, con viscere di misericordia per tutti. E il loro parlare era: sì, sì; no, no. Stava così bene con loro, che con Dio adotta il linguaggio di casa, e lo chiama: abbà, papà. Che vuole estendere quelle relazioni a livello di massa e dirà: voi siete tutti fratelli.

La famiglia è il luogo dove si impara il nome di Dio, e il suo nome più bello è: amore, padre e madre. La famiglia è il primo luogo dove si assapora l'amore e, quindi, si gusta il sapore di Dio. La casa è il luogo dove risiede il primo magistero, più importante ancora di quello della Chiesa. È dalla porta di casa che escono i santi, quelli che sapranno dare e ricevere amore e che, per questo, sapranno essere felici.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Gesù cresceva in sapienza, età e grazia (Lc 2,52)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (30/12/2012)
Questo è il mio comandamento: che ci amiamo gli uni gli altri (1Gv 3,23)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Il segno visibile dell'amore del Padre (28/12/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Cosimo Musio)

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