Tratto dall'articolo su La Repubblica, 9 dicembre 2015
di Enzo Bianchi
(…) Papa Francesco fa il gesto così semplice, quotidiano, umano di aprire una porta chiusa. Purtroppo temo che molti di quelli che passeranno per le porte sante aperte nelle chiese non arriveranno neppure a pensare che potrebbero aprire o tenere aperta la porta della propria casa: aperta per chi giunge inaspettato, straniero o povero, conosciuto o sconosciuto, aperta per un atto di fede-fiducia fatto nei confronti degli altri umani, tutti legati dalla fraternità, valore per il quale pochi oggi combattono, ma senza il quale anche la libertà e l'uguaglianza diventano fragili e non sono concretamente instaurabili. (…)
Aprire e tenere aperta una porta è invece una decisione umanizzante, un'azione antropologica che non dovrebbe essere così estranea a cristiani e a non cristiani. Ma per giungere a tale comportamento occorre con urgenza che la convinzione e la prassi di misericordia, di compassione e di perdono siano inoculate come diastasi nelle nostre società e culture, dando vita a un'ospitalità culturale reciproca che ci permetta di far cadere pregiudizi e di conoscerci meglio. (…)
Secoli di storia cristiana testimoniano che facilmente la misericordia di Dio non è compresa, scandalizza i credenti stessi, sembra un eccesso che va sempre temperato con le nozioni di verità e di giustizia. Il papa lo sa bene e lo denuncia con forza: "Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto" – e solo i cristiani possono pronunciarlo – "che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza invece affermare prima che sono perdonati dalla sua misericordia… Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia", perché "la misericordia ha sempre la meglio sul giudizio" (Giacomo 2,13). (…)
Lo stesso Francesco ha esplicitato a più riprese che la misericordia, la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio non sono da intendersi come un correttivo della giustizia divina, non sono in tensione o in concorrenza con il suo giudizio, ma semplicemente sono la giustizia di Dio messa in atto verso l'essere umano. (…)
(…) secondo il profeta Osea, la misericordia è la manifestazione della santità di Dio, il quale è Santo, cioè è differente, altro dall'uomo proprio nel giudicare e nel sentire la giustizia. Osea arriva a dire che nel cuore di Dio c'è una sorta di "rivolta" del sentimento di misericordia contro la volontà di giustizia: questo sentimento impedisce a Dio di castigare secondo l'alleanza, di andare in collera contro chi ha peccato (cf. Osea 11,8-9). Gesù sottolinea questo prevalere in Dio della misericordia sulla giustizia citando per ben due volte un'altra parola dello stesso profeta: "Andate a imparare che cosa vuol dire: 'Voglio misericordia e non sacrifici' (Osea 6,6)" (Matteo 9,13 e 12,7).
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