Venerdì 18 dicembre u.s. papa Francesco ha aperto la Porta Santa della Carità all'l'Ostello della Caritas, in via Marsala presso la Stazione Termini di Roma.
All'omelia il papa ha ricordato il modo con cui Dio viene a salvarci: nell'umiltà, quasi di nascosto…
«Se tu vuoi trovare Dio, cercalo nell'umiltà, cercalo nella povertà, cercalo dove Lui è nascosto: nei bisognosi, nei più bisognosi, nei malati, gli affamati, nei carcerati».
In questo ultimo scorcio di tempo in preparazione al Natale, quale modo migliore per affinare il senso della nostra diaconia?
«Dio viene a salvarci, e non trova miglior maniera per farlo che camminare con noi, fare la vita nostra. E nel momento di scegliere il modo, come fare la sua vita, Lui non sceglie una grande città di un grande impero, non sceglie una principessa, una contessa per madre, una persona importante, non sceglie un palazzo di lusso. Sembra che tutto sia stato fatto intenzionalmente quasi di nascosto. Maria era una ragazzina di 16/17 anni, non di più, in un villaggio sperduto nelle periferie dell'impero romano; e nessuno conosceva quel villaggio, sicuramente. Giuseppe era un ragazzo che l'amava e voleva sposarla, un falegname che guadagnava il pane di ogni giorno. Tutto in semplicità, tutto nel nascondimento. E anche il ripudio… - perché erano fidanzati, e in un villaggio così piccolo, voi sapete come sono le chiacchiere, vanno in giro -; e Giuseppe se ne accorse che lei era incinta, ma lui era giusto. Tutto di nascosto, malgrado la calunnia e le chiacchiere. E l'Angelo spiega a Giuseppe il mistero: "Quel figlio che la tua fidanzata porta in sé è opera di Dio, è opera dello Spirito Santo". "Quando Giuseppe si destò dal sonno fece quello che aveva ordinato l'Angelo del Signore", e andò da lei e la prese in sposa (cfr Mt 1,18-25). Ma tutto di nascosto, tutto umile. Le grandi città del mondo non sapevano nulla. E così è Dio fra noi. Se tu vuoi trovare Dio, cercalo nell'umiltà, cercalo nella povertà, cercalo dove Lui è nascosto: nei bisognosi, nei più bisognosi, nei malati, gli affamati, nei carcerati. […]».
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