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venerdì 22 gennaio 2010

L'unità, armonia del corpo

24 gennaio 2010 – 3a domenica del Tempo ordinario (C)

Parola da vivere

Il corpo è uno solo e ha molte membra (1Cor 12,12)


Nella sinagoga del suo paese, Nazareth, Gesù ci offre un esempio quanto mai convincente di lettura della Parola.
Ciò che la parola di Dio annuncia: "Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione... a rimettere in libertà gli oppressi", in Gesù si attualizza e si compie.
La bibbia è il libro di un popolo, è un discorso di Dio agli uomini, un dialogo con Dio da parte di un popolo.
È stato così per il popolo ebreo, disperso e ridotto in schiavitù a Babilonia. Al loro ritorno in patria gli ebrei si ritrovano nel tempio, aprono il libro della parola di Dio: tutti accolgono con commozione e gioia quella Parola e, intorno a Dio, si ri-compone un popolo.
Questo è pure avvenuto per i cristiani. "Erano assidui alla predicazione degli apostoli", e sono così diventati una comunità che si voleva bene e amava gli altri, come Gesù aveva loro insegnato: erano così divenuti un cuor solo e un'anima sola.
Così succederà pure per tutte le religioni e per le chiese di denominazioni diverse, se, conoscendosi, stimandosi, ed amandosi, si ricomporranno in unità.
Tutti insieme allora contribuiremo a realizzare la preghiera di Gesù: "Padre, che tutti siano uno, perché il mondo creda". È quanto san Paolo afferma nella Lettera ai Corinzi, descrivendo l'armonia delle membra che formano un solo corpo.
"Dio, - diceva Teilhard de Chardin - sogna grandi cose per l'uomo".
È la speranza di tutti noi.

Testimonianza di Parola vissuta


Sono libanese, ortodossa, di padre ortodosso e di madre cattolica. I miei genitori sono credenti. In famiglia non si è mai posto l'accento sulla parola 'cattolico' o 'ortodosso'. Era naturale festeggiare le due Pasque insieme alle due famiglie. A 15 anni ho cominciato a rifiutare ogni religione, anche perché in Libano, religione e politica sono in stretto nesso fra di loro. Pensavo che gli uomini avessero mescolato tutto e non distinguevo più niente. Per me Dio non poteva esistere e permettere guerra e ingiustizia. Dopo alcuni anni siamo giunti al culmine della guerra in Libano.
I miei partono per Parigi. lo volevo rimanere per difendere il mio Paese. Cerco di entrare nell'esercito; nauseata però dalla vanità dei miei sforzi e da me stessa, ubbidisco alla volontà dei miei genitori e li raggiungo in Francia. Ma la mia vita lì non aveva più nessun senso: avevo il mio Paese da liberare... Per non pensare mi sono buttata nei divertimenti della vita.
Nel frattempo mio fratello aveva conosciuto e iniziato a vivere il Vangelo. La sua vita mi affascinava: era così trasparente. Mi ha invitato a incontrare altre persone e sono andata. Era tutto un altro mondo. Vedevo gente che mi accoglieva con tanto amore, molto sorridente. Sono tornata a casa felice, l'amore stava rinascendo dentro di me.
Ho incominciato a frequentare la mia Chiesa, a scoprirla ed amarla. Ho letto la sua storia, ho frequentato un corso di teologia. Ho capito che dovevo essere unita ad essa, sperimentando l'aiuto di questa spiritualità evangelica, che ti fa andare al di là delle divisioni nel rispetto delle differenze. Era questa la vera rivoluzione

(S.W., Libano)

da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, esperienza in parrocchia)

1 commento:

  1. Forse può essere definita la prima omelia... preghiamo perchè la PArola di Dio risuoni forte nel cuore dei fedeli quando viene annunciata.

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