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domenica 30 giugno 2019

La fratellanza universale:
  testimonianza del Risorto, dono dello Spirito


"Rilettura", alla fine del mese, della Parola di Vita di giugno.

«Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni» (At 1,8).

Accogliere lo Spirito di Dio nel nostro cuore, ecco il nostro impegno. Avere lo Spirito Santo in noi è un dono di Dio ed occorre essere pronti e disponibili ad accoglierlo. Lui si manifesta nel cuore di chi ama, di chi cerca Dio con un amore concreto che riconosce la sua presenza in ogni prossimo. Perciò, desiderare di riceverlo, chiedere con insistenza il suo aiuto, fare la volontà di Dio, amando sempre. Questi sono i requisiti di base per avere lo Spirito di Dio nei nostri cuori, pronti ad accoglierlo come quando e dove Lui vorrà.
Essere poi testimoni di Gesù, significa anche vivere da portatori di pace. E la pace è uno dei frutti dello Spirito Santo. Lo Spirito infatti ci dà la certezza di essere infinitamente amati da Dio e questo ci dà sicurezza e pace interiore. Può essere portatore di pace chi la possiede in se stesso. Per questo occorre essere anzitutto portatori di pace nel proprio comportamento, vivendo sempre in accordo con Dio e la sua volontà. Anche in mezzo all'agitazione del mondo pieno di violenza e di peccato i cuori di coloro che amano non sono disturbati, perché sanno che tutto concorre al bene per chi ama Dio.
La forza dello Spiro di Dio ci aiuta ad aprire il nostro cuore all'altro. Il rimedio ai mali che ci sono nel mondo sta dentro ognuno di noi, è la nostra umanità, quella rinnovata dall'amore. Ma chi può darci un cuore così grande da farci sentire vicini, prossimi, anche coloro che sono più estranei a noi, da farci superare l'amore di sé, per vedere questo sé negli altri? È un dono di Dio, anzi lo stesso amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato (cf. Rm 5,5). Allora, se apro il mio cuore all'altro, se allargo l'orizzonte del mio amore a tutti, vedrò sbocciare dappertutto pace e fraternità.
Ma è opportuno incominciare da chi è vicino a noi, nell'ascolto profondo di chi ci è accanto. Questo ascolto richiede presenza fisica, calore umano, accoglienza, sentire il dolore dell'altro come fosse il nostro, l'angoscia dell'altro come fosse la nostra. Richiede la condivisione fianco a fianco. Non è sufficiente essere "collegati" con i moderni mezzi di comunicazione. Anzi, questi, se non siamo vigilanti, ci rendono sempre più isolati gli uni dagli altri. L'ascolto, invece, esige vicinanza, presenza reale, amore concreto, guardarsi negli occhi, "farsi uno" nel momento presente, lasciando che la comprensione avvenga da cuore a cuore.
Occorre allora andare verso gli altri senza riserve, senza "se" e senza "ma". A volte siamo tentati di mettere un "se" nei nostri rapporti: se accetta la mia idea, se riconosce che ho ragione, se mi chiede perdono, ecc. Niente di tutto questo è amore, perché l'amore è incondizionato. Chi ama non impone, né comanda, solo ama e serve. Chi ama va verso gli altri con gioia e si mette al servizio. Esempio mirabile è il padre della parabola (cf. Lc 15,11-32) che accoglie il figlio con gioia, gli va incontro, lo abbraccia, lo veste a festa. L'errore del figlio non conta più, conta solo che è ritornato. Ciò è possibile perché lo Spirito ci rende capaci di amare con tutto il cuore, l'anima e le forze, Dio e il prossimo che incontriamo.
Questo amore ci fa avere in cuore la fraternità universale, che esige in noi un passaggio interiore molto importante: avere un amore che vada oltre le nostre convinzioni religiose, ideologiche, ecc. Ogni persona, di qualsiasi punto del pianeta, è nostro fratello. Avere la fraternità nei nostri cuori significa non avere in noi alcun tipo di barriera che ci impedisca di costruire un mondo in cui tutti ci riconosciamo come membri uguali dell'unica famiglia umana. Per amore di Gesù ci è domandato di "farci uno" con ognuno, nel completo oblio di sé, finché l'altro, dolcemente ferito dall'amore di Dio in noi, vorrà "farsi uno" con noi, in un reciproco scambio di aiuti, di ideali, di progetti, di affetti.
Se abbiamo alla base della nostra vita l'amore al fratello che suscita la reciprocità nel modo che Gesù ci ha indicato, avremo tra noi la vera fraternità. Il comandamento di Gesù, infatti, ci dice di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato (cf. Gv 13,34). E l'apostolo Giovanni specifica che se qualcuno dice di amare Dio ma odia suo fratello, è un bugiardo, puntualizzando che non si può amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che si vede (cf. 1Gv 4,20). Per questo motivo il cristiano ha il dovere di creare con tutti rapporti fraterni. Siamo infatti testimoni di Gesù, quando facciamo nostro il suo stile di vita. Quando cioè ogni giorno, nel nostro ambiente di famiglia, di lavoro, di studio e di svago, ci accostiamo con spirito di accoglienza e condivisione alle persone che incontriamo, avendo però in cuore il grande progetto del Padre: la fraternità universale.
Allora, lasciamoci guidare dallo Spirito di verità. Lo Spirito di verità, che Gesù ha promesso di inviarci prima di salire al cielo, ci dà forza, sapienza, conoscenza delle cose e conoscenza di Dio. Lo Spirito di verità ci indirizza sempre verso la strada del bene e dell'amore, nonostante il cammino sia accompagnato da sofferenze e difficoltà. Ma non c'è un bene senza la croce, non c'è rosa senza spine. Lo Spirito Santo abita in noi come nel suo tempio e ci illumina e ci guida. È lo Spirito di verità che fa comprendere le parole di Gesù, le rende vive e attuali, innamora della Sapienza, suggerisce le cose che dobbiamo dire e come dobbiamo dirle.
È così che ogni persona che incontro è un dono per me.

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