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venerdì 25 gennaio 2019

L'eu-anghelion, il «lieto annuncio»


3a domenica del Tempo ordinario (C)
Neemìa 8,2-4.5-6.8-10 • Salmo 18 • 1 Corinzi 12,12-30 • Luca 1,1-4; 4,14-21
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio
Il lieto annuncio era l'assicurazione che Jahvè stava per riprendere in mano le sorti del suo popolo in esilio. Sulla bocca di Gesù queste parole significano, come Lui stesso afferma: la promessa di Dio è giunta a compimento. In altre parole egli affermerà: "Il regno di Dio è arrivato: convertitevi e credete al vangelo", a questo "lieto annuncio".
Per i "poveri" questo diventa lieto annuncio, perché sono abolite le leggi ferree e spietate che permettono a chi è ricco e potente di avere sempre ragione, di opprimere il debole e, in alcuni casi, farsi chiamare anche benefattore. Però, non nel senso che i poveri diventano i nuovi ricchi, ma nel senso che cambia il metro di valutazione: il valore è il servizio, l'essere, non l'avere. Infatti, l'essere "povero" non è anzitutto uno stato sociale, il semplice fatto di non avere beni e di essere alla mercé di altri, come nel caso del "povero Lazzaro". Ma un atteggiamento dello spirito, che suppone una povertà di fatto ma non si identifica con essa. Isaia e i profeti parlano dei "poveri di Jahvè", coloro che sono poveri "davanti a Dio", che nella loro afflizione e povertà si ricordano di lui e in lui ripongono la loro speranza e fiducia; che non confidano "nei carri e nei cavalli" e neppure nelle loro opere di giustizia. Questa povertà non è principalmente un modo di essere di fronte agli uomini, ma un modo di stare dinanzi a Dio: come il pubblicano nel tempio, come Maria, come la prima comunità cristiana dopo la Pasqua: "umili sotto la potente mano di Dio" (cfr. 1Pt 5,6). La povertà evangelica non è separabile dall'umiltà, come ci insegna Francesco d'Assisi.

Entrò di sabato nella sinagoga … aprì il rotolo …
Senza Gesù, il Cristo, il testo sacro è un libro chiuso, gli oracoli dei profeti rimangono incomprensibili: solo Lui è in grado di dare senso alle Scritture. Per questo le Scritture si interpretano a partire da Gesù, non viceversa. Luogo privilegiato per l'ascolto è l'incontro comunitario. Nel Suo giorno (il dies Domini) il Risorto rivolge la sua Parola alla comunità riunita.
Già nei primi secoli si ripeteva con insistenza il richiamo: "Non vogliate anteporre alla parola di Dio i bisogni della vostra vita temporale, ma in giorno di domenica, mettendo da parte ogni cosa, affrettatevi alla chiesa. Infatti, quale giustificazione potrà presentare a Dio chi non si reca in questo giorno in assemblea ad ascoltare la parola di salvezza?" (Didachè).

Oggi si è compiuta questa Scrittura
Gesù non commenta il testo, ne proclama la realizzazione.
Oggi inizia l'anno di grazia, la festa senza fine, perché a tutti è destinato il lieto annuncio della salvezza gratuita e senza condizioni, come è successo al brigante sulla croce: "Oggi sarai con me in paradiso".

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Oggi si è compiuta questa Scrittura (Lc 4,21)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Lo Spirito del Signore è sopra di me (Lc 4,18) - (24/01/2016)
(vai al testo…)
 Oggi si è compiuta questa Scrittura (Lc 4,21) - (27/01/2013)
( vai al testo…)
 Il corpo è uno solo e ha molte membra (1Cor 12,12) - (22/01/2010)
(vai al post "L'unità, armonia del corpo")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Dio è sempre dalla parte dell'uomo (22/01/2016)
  La Parola si compie, oggi (25/01/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2019)
  di Luigi Vari (VP 11.2015)
  di Marinella Perroni (VP 11.2012)
  di Claudio Arletti (VP 1.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione di Stefano Pachì)

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