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venerdì 26 gennaio 2018

Quale novità si cela in Gesù di Nazaret?


4a domenica del Tempo Ordinario (B)
Deuteronomio 18,15-20 • Salmo 94 • 1 Corinzi 7,32-35 • Marco 1,21-28
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il brano del vangelo di questa domenica propone alla nostra riflessione un aspetto della vita profetica di Cristo: insegnava come uno che ha autorità.
Gesù è profeta perché proclama davanti al mondo la parola di Dio; egli stesso è la parola di Dio, nel suo essere filiale, nella sua disponibilità oblazionale, nella sua testimonianza profetica. Più che profeta, egli è il mediatore che rende presente il Dio che annuncia; Dio egli stesso.
La sua personalità profetica si esprime nel suo insegnamento, come pure nelle sue opere. La sua funzione profetica si prolunga in qualche modo nella liturgia, L'assemblea eucaristica, che si raccoglie ogni domenica, è un'assemblea di ascolto: in essa Gesù profeta ci parla e ci ammaestra. Se fossimo più disponibili a questo ascolto, ci accorgeremmo quanto la parola di Cristo sia illuminante anche oggi; dovremmo far lievitare questa parola nel nostro spirito, per diventare a nostra volta... sale della terra e luce del mondo.
Con Gesù si realizza finalmente la profezia di Isaia (9,1-2): questo povero popolo che giaceva nelle tenebre dell'abbandono e del peccato finalmente ha visto la grande Luce della Vita e della salvezza. La predicazione del Signore ha prodotto il prodigio, che si verifica ancora oggi qui per noi.

Gesù in giorno di sabato, giorno del riposo, della preghiera e dell'istruzione religiosa, approfittava per esporre il suo pensiero, recandosi nelle sinagoghe come ogni buon giudeo e prendendo la parola quando gli si offriva l'opportunità. I suoi uditori erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava come uno che ha autorità. Nel suo insegnamento Gesù non seguiva il metodo dei rabbini, i quali per lo più si limitavano a ripetere quanto avevano appreso dai loro maestri. Ecco alcune differenze principali tra Gesù e gli altri maestri sono: egli non tanto accoglie discepoli spontanei quanto li chiama personalmente; non insegna solo ad una cerchia ristretta, ma pubblicamente alle folle; non si limita ad insistere sulla conversione dei peccatori, ma li cerca e li accoglie; non è solo un ripetitore della Torah, ma osa correggerla e prende posizione contro le interpretazioni più accreditate della legge; il suo metodo d'insegnamento è prevalentemente fatto con il linguaggio delle parabole.
L'autorità di Gesù si fonda in modo particolare nella sua consapevolezza di essere Figlio di Dio.

Nella sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro. La presenza demoniaca è qui personificata nel colloquio che ha con Gesù: è l'uomo posseduto che materialmente parla, anzi «grida» a gran voce, ma le parole sono dello spirito che è in lui e di lui si serve come di uno strumento privo di volontà, per esprimere i suoi pensieri.
«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno?» (letteralmente: Cosa c'è tra noi e te?), formula "difensiva" che nega qualsiasi comunanza con la persona alla quale è rivolta. Qui serve al demonio da difesa contro l'opera di esorcismo di Gesù.
«Taci! Esci da lui!». In questo esorcismo Gesù non usa scongiuri, formule magiche, né gesti magici come erano soliti fare gli esorcisti ebrei e greci. Questo esorcismo è privo di qualsiasi contatto fisico che accompagnano i racconti degli esorcismi al di fuori del N.T.; la loro assenza conferma ancora una volta il potere della parola di Gesù. Qui abbiamo semplicemente un comando, secco e perentorio: Gesù agisce unicamente con l'autorità della sua Parola. Lo spirito immondo, pur dando sfogo alla sua rabbia, tuttavia gli obbedisce prontamente.
Da qui lo stupore dei presenti; stupore non provocato dal fatto dell'esorcismo, che gli ebrei conoscevano e praticavano con l'apparato di un lungo cerimoniale. La ragione è nella maniera con cui Gesù lo compie, con un semplice comando che viene subito eseguito.
«Che è mai questo? Un insegnamento nuovo dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». Giustamente l'insegnamento è qui ricollegato al miracolo, che ne è il segno dimostrativo.

L'opera di Gesù incomincia ad attirare l'attenzione generale; il «problema» della sua persona è posto, anzi imposto dalla novità delle sue opere e del suo insegnamento. Tuttavia non è risolto in modo conveniente, poiché il popolo non riesce ad intravedere dietro questa novità il mistero che si cela in lui, né come Messia né come Figlio di Dio.

(spunti da Lectio: Abbazia Santa Maria di Pulsano)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Insegnava loro come uno che ha autorità (Mc 1,22)
(vai al testo…)

Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Insegnava loro come uno che ha autorità (Mc 1,22) - (01/02/2015)
(vai al testo…)
 Insegnava loro come uno che ha autorità (Mc 1,22) - (29/01/2012)
( vai al testo…)
 Perfino gli spiriti immondi gli obbediscono! (Mc 1,27) - (17/01/2009)
(vai al post "La forza dell'amore")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Il "modo" di Gesù (30/01/2015)
  Gli effetti della Parola (27/01/2012)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 1.2018)
  di Luigi Vari (VP 1.2015)
  di Marinella Perroni (VP 1.2012)
  di Claudio Arletti (VP 1.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione di Stefano Pachì)

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