Pensando alla situazione che la nostra società sta vivendo e al dissolvimento di quei valori che hanno formato il nostro vivere comune sotto l'impronta del cristianesimo, mentre leggo l'editoriale del numero 21-22/2015 della rivista Città Nuova, dal titolo Cattolici nella società - Torniamo a Diogneto, di Fabio Ciardi, mi chiedo se è un'utopia che i cristiani, col loro vivere evangelico, siano ancora oggi lievito e sale della società.
La diaconia che siamo chiamati a vivere e animare esprime questa presenza rinnovatrice del Vangelo?
Ecco l'articolo:
«Piuttosto che un panificio cattolico, è meglio fare il pane buono». Così un vecchio amico. Ma nella società mediatica dell'apparire, avere visibilità è diventato indispensabile. Anche per la Chiesa, emarginata in maniera progressiva e inarrestabile dalla secolarizzazione e dalla laicizzazione, la tentazione è quella di riaffermare la propria presenza esigendo nuova visibilità.
Presenza sì. È indispensabile. Non si può confinare il cristianesimo nelle sacrestie o nelle coscienze. Se esso non si traduce in vita e non trasforma dal di dentro la società, è una caricatura di sé stesso. Ma occorre proprio apporre un'etichetta all'agire cristiano? Hanno ancora senso denominazioni del tipo banca cattolica, scuola cattolica, partito cattolico... eventualmente "panificio cattolico"? Gesù non ha apostrofato quanti fanno elemosine in piazza per essere visti? Lo stile dell'agire cristiano è come quello del sale che si scioglie: insaporisce e insieme sparisce.
È l'esperienza dei primi tempi del cristianesimo così come l'ha tramandata un'anonima lettera del II secolo a un non meglio identificato Diogneto: «I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti», eppure «si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile... Adempiono tutti i doveri dei cittadini... Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi... Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l'anima è nel corpo... i cristiani li vediamo abitare nel mondo, ma la loro pietà è invisibile... sono loro a sostenere il mondo».
La perdita di visibilità della Chiesa diventa quindi un appello a ogni singolo cristiano che voglia definirsi tale, per una presenza più qualificata in politica, nel mondo del lavoro, della scuola, dei media, che punti a immettervi fermenti evangelici, senza bisogno di etichettare. Meglio fare il pane buono.
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