Il teologo tedesco Klaus Hemmerle (1929 - 1994), così descrive il profilo dei santi in una sua omelia del '93, quando era vescovo di Aquisgrana. Si tratta di santi anonimi, sconosciuti ai più, ma più che celebri agli occhi di Dio.
«Chi sono i santi? Non inarrivabili figure superumane di una cristianità che intende sconfortare, abbattere noi mediocri, non vette somme, inaccessibili al punto che, per persone come noi, è meglio restarne ai piedi e 'arrangiarsi' nella pianura.
I santi sono i piccoli, i veramente piccoli. Quelli che Gesù proclama beati nel Discorso della Montagna, i poveri e gli afflitti, i miti e coloro che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi e i puri di cuore, gli operatori di pace e i perseguitati per causa della giustizia.
Uomini che mettono se stessi e il proprio destino nelle mani di Dio – e così la mano di Dio è libera di fare del loro destino qualcosa che sia di benedizione al mondo.
Vivono presso Dio e ci vivono per noi – e noi possiamo vivere con loro.
Il loro esempio è passato che ci trascina, la loro vita presso Dio è presente che ci accoglie in una comunione a cui la morte non può porre limiti, la loro beatitudine è futuro che ci invita e ci infonde coraggio».
(Klaus Hemmerle, La luce dentro le cose, Città Nuova Editrice, 1998, pag. 339)
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