Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


venerdì 5 giugno 2009

Abbraccio di eternità

7 giugno 2009 – Santissima Trinità (B)

Parola da vivere


Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine
dell'età presente
(Mt 28,20)



È facile trovare nelle nostre chiese la rappresentazione popolare della Trinità: Il Padre, vecchio amabile che, a braccia aperte, sostiene il Figlio crocifisso; sui due aleggia la colomba dello Spirito Santo. La maestà mite del Padre sembra dire: "Ti amo, non morirai!".
La nostra esperienza cristiana, guidata dalla pedagogia della liturgia nel ripetersi del cammino di Dio tra di noi come presenza di salvezza, nella Trinità raggiunge il culmine: la sicurezza che nell'amore totalmente dispiegato del Padre la morte è stata sconfitta.
Al di là del dogma teologico, abbiamo vissuto l'emozione di Dio che si fa bambino, compagno di viaggio, maestro e medico in Gesù. Nella sua morte e risurrezione abbiamo provato la certezza dell'uomo nuovo che nasce e cresce in noi per lo Spirito immortale che ci sostiene con il suo amore.
Non basta: nel quotidiano ci è offerto un pane che ci fa morire e rivivere ogni giorno in una continua festa tra il Calvario e la Pasqua. Il Padre continua a dire in noi "ti amo" come lo dice eternamente al suo Figlio.
La Trinità è Dio con noi per tutto il tempo della storia che rimane. La vita e la morte continueranno ad affrontarsi in un prodigioso duello, ma il Signore della vita ormai è vivo per sempre.
La Trinità, sempre mistero, è diventata una Parola, un abbraccio che ci fa pregustare fin da adesso l'eternità: Ti amo, non morirai mai!



Testimonianza di Parola vissuta



Ero in attesa di una bambina. Durante la gravidanza, dalle analisi di routine, emersero dei sospetti che io soffrissi di una malattia seria. La dottoressa che mi seguiva mi fece fare indagini più approfondite, che confermarono quei sospetti.
Dopo la nascita della bimba, altre analisi risultarono positive: quando i medici mi spiegarono la situazione, mi sentii crollare il mondo addosso, per le conseguenze gravi che sarebbero derivate alla mia famiglia. Successivamente mi consigliarono di fare ulteriori controlli che richiedevano lunghi tempi di attesa.
Con mio marito abbiamo cercato di essere amore l'uno per l'altro, volendo riconoscere in questo dolore il volto di Gesù crocifisso e abbandonato a cui ripetere ogni momento: "Sei Tu, Signore, l'unico mio bene".
Ho comunicato ciò che stavamo vivendo anche ad altre giovani sposate con cui cerco di vivere il Vangelo: ho avvertito subito che il dolore non era solo mio, ma era portato insieme da tutte. Gesù presente tra due o tre riuniti nel suo nome, mi dava nuova forza e il giogo della sofferenza non mi opprimeva più come prima. L'attesa fu lunga. L'amore scambievole mi aiutò a vivere il presente serenamente, rendendomi sicura che, qualunque fosse stato l'esito dell'esame, sarebbe stato amore di Dio per me.
Proprio un Giovedì Santo, in cui Gesù ha dato tuffo di sé per noi, mi è arrivato il risultato delle analisi: tutto negativo, la malattia non c'era! Questa mi è sembrata, più che una coincidenza, la risposta di Gesù all'aver cercato di dare a Lui tutto di me e ho sentito l'esigenza di comunicare subito questa notizia a chi aveva condiviso la mia pena, per ringraziarLo insieme.


(S.I., TO)


(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

Nessun commento:

Posta un commento