Oggi, 19 marzo, san Giuseppe. Mi sono preparato a questa giornata, meditando sul commento che Enzo Bianchi ha fatto per questa solennità.
Giuseppe, «figlio di David», «uomo giusto».
«La giustizia di Giuseppe - scrive Enzo Bianchi - è quella dell'uomo dalla fede obbediente, disposto cioè a compiere la volontà di Dio anche quando essa sembra paradossale, enigmatica: come definire altrimenti la condizione in cui egli si trova quando, prima di andare a vivere insieme alla sua promessa sposa, scopre che essa è già incinta? Ma anche in questo frangente Giuseppe rimane saldo nella fede, capace di leggere la storia alla luce della parola di Dio, fino a che l'enigma si trasforma per lui in mistero: "Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito santo"…
Mai una parola sulla bocca di Giuseppe: egli mostra l'eloquenza della sua fede attraverso il silenzio, il silenzio della contemplazione del mistero, …"il silenzio stesso di Dio, riempito dalla forza dell'amore". […]
Giuseppe sa che Gesù è il Figlio di Dio, eppure assume la paternità di chi non è carnalmente suo figlio: egli è padre di Gesù secondo la Legge… L'educazione e la crescita umana di Gesù sono descritte nei vangeli con grande discrezione, una discrezione che va da noi rispettata e accolta nella fede. Nello stesso tempo però, se si vuole prendere sul serio la realtà dell'incarnazione, va riconosciuto che Gesù deve essere giunto alla personalità adulta di uomo e di credente anche grazie a Maria e Giuseppe. In particolare, per quanto riguarda quest'ultimo, Gesù è passato progressivamente dal chiamare "padre" Giuseppe al chiamare Dio "Abbà", "Papà caro, Papà amato". Di più, da Giuseppe padre umano a Dio suo Padre Gesù è passato anche grazie all'amore vissuto nella sua umanissima relazione filiale. Sì, Gesù ha avuto un padre non prima, ma dopo la nascita, un padre di cui ha avuto bisogno come tutti i bambini, un padre che gli ha insegnato l'obbedienza a Dio e la forza dell'amore.
Verrà però il giorno in cui Giuseppe si sentirà dire da Gesù dodicenne, perso per tre giorni e poi ritrovato nel tempio intento a dialogare con i maestri di Israele: "Non sapevate che io devo stare presso il Padre mio?". Parole ancora una volta enigmatiche; parole che Giuseppe e Maria non comprendono fino in fondo. Ma anche in questo caso Giuseppe fa obbedienza e riporta Gesù a Nazaret, dove egli sarà sottomesso ai suoi genitori e crescerà in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini, fino al giorno in cui deciderà di lasciare la casa per iniziare una vita comune itinerante con alcuni discepoli.
Dall'ora di questo ritorno a Nazaret, Giuseppe "scompare" e di lui non sappiamo più nulla: non sappiamo né come né quando sia morto, ma l'unica morte che conta è quella che Giuseppe ha fatto a se stesso, accogliendo con piena obbedienza la parola del Signore, accogliendo Maria incinta, accogliendo Gesù, il Figlio che solo Dio ci poteva dare. Quel Figlio che resterà per sempre, nella storia degli uomini, anche "il figlio di Giuseppe"».
San Giuseppe, rendici capaci di custodire, nella nostra diaconia, la fiamma della presenza di Gesù nella comunità che siamo chiamati a servire.
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