11a domenica del T.O. (B)
Appunti per l'omelia
Fiducia e Speranza costituiscono il messaggio che scaturisce dalla Parola che la liturgia di questa XI domenica del Tempo Ordinario ci propone.
L'annuncio di gioia e di serenità è fondato sulla certezza che non solo Dio è presente nella nostra storia e in quella dell'umanità intera, ma che Egli guida pazientemente e misteriosamente il cammino di ogni uomo e di ogni donna, perché cresca nel mondo il suo Regno, secondo un suo progetto fecondo e creativo che Egli mette nelle mani di ciascuno di noi.
Davanti alle difficoltà e alle prove che la vita ci riserva, spesso siamo tentati di pensare che Dio ci abbia abbandonati. Ma Egli è fedele alle promesse fatte: per chi si affida a Lui, vita nuova scaturisce da avvenimenti anche negativi e da piccole realtà crescono cose grandi: meraviglia delle sue mani.
È come il ramoscello colto dalle punte del cedro e trapiantato su un alto monte, "il monte di Israele", il monte del Signore, dove "metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico"; e tutti potranno vedere l'opera di Dio che "umilia l'albero alto e innalza quello basso, fa seccare l'albero verde e fa germogliare l'albero secco" (cf Ez 17,22-24).
Così è il Regno di Dio: "come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi… ma diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra" (Mc 4,31-32).
Questa visione "bucolica" del Regno di Dio potrebbe portarci lontano dalla realtà in cui quotidianamente ci dibattiamo, sperimentando la sterilità e spesso il fallimento della nostra azione apostolica. Forse necessita una presa di coscienza meno trionfalistica e più evangelica, dove si possa sperimentare che è lo Spirito che diffonde e che tocca i cuori, non i nostri, sia pur illuminati, discorsi: è la carità umile, concreta, quella che sa aprire il cuore ad ogni povertà. Quella carità, perché genuina, che non ha paura di essere piccola, povera, insufficiente, ma che crede fermamente che in essa agisce la Carità di Dio.
Sperimenteremmo, allora, con somma gratitudine che il seme gettato, indipendentemente da noi, "sia che noi dormiamo, sia che siamo svegli, di giorno o di notte, germoglia e cresce, come nemmeno chi lo ha gettato la sa, perché il terreno produce spontaneamente" (cf Mc 4,27-28).
Questa Parola è veramente illuminate per la nostra azione apostolica: ci fa umili servitori della Parola, ci fa credere che è lo Spirito che tocca i cuori. Solo così potremmo testimoniare che l'agape di Dio è diffusiva per se stessa. Vedremmo spuntare meraviglie sempre nuove nella "vigna del Signore", se solo la nostra presunta superiorità di credenti non facesse da ostacolo a che l'umanità diventi sempre più una famiglia di popoli ed anche l'impegno politico a favore del bene comune una vera e genuina diaconia.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
La parola di Dio è come un seme (Canto al vangelo)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)
Commenti alla Parola:
• di Marinella Perroni (VP 2012)
• di Enzo Bianchi
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