Nel pomeriggio di ieri, 19 giugno, si è svolto a Roma l'incontro interregionale (Centro Italia) della Comunità del Diaconato in Italia, con l'udienza, questa mattina, con il Santo Padre Benedetto XVI.
Il titolo del Convegno: Ministero diaconale e nuova evangelizzazione; in preparazione al Convegno Nazionale del 2013, dove si rifletterà su come il ministero del diaconato abbia trovato nel mandato evangelizzatore uno dei contenuti della sua identità.
La tematica si inserisce nel cammino che la Comunità ha scelto per l'approfondimento e la riflessione in vista del Sinodo dei Vescovi indetto da Benedetto XVI su "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede".
Il programma, introdotto dalla preghiera di apertura e la meditazione di don Giuseppe Bellia, direttore della rivista Il diaconato in Italia, è proseguito con il saluto e l'introduzione del diacono Enzo Petrolino, presidente della Comunità del Diaconato in Italia.
Un punto di particolare interesse nella riflessione di don Bellia: La carità, che deve caratterizzare la vita del diacono, come di ogni cristiano, deve uscire dall'ambito "virtuoso" e riflettere piuttosto la partecipazione attiva della vita trinitaria. Perché Gesù, non è stato il fondatore della morale, ma è stato il Salvatore, Colui che morendo ci ha donato la sua vita…
Partecipare alla carità di Cristo significa partecipare al suo "annientamento", al suo "non apparire". Il "non apparire" è il segno di questa assimilazione a Cristo, per essere meglio utilizzati da Dio, il quale "crea dal nulla e al nulla riduce tutte le cose". Tutto ciò non dipende da una nostra comprensione intellettuale, ma da una nostra esperienza "vitale".
Così, il lavoro del diacono, molto spesso considerato "cosa da poso" o niente agli occhi degli uomini, è prezioso invece agli occhi di Dio, da cui è benedetto, perché l'azione diaconale ha valore nel suo "perdersi": "perdesi" dietro a piccole incombenze o umiliazioni di carattere ministeriale è essere più prossimi a Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per "diaconizzare" e dare la vita.
È seguita la riflessione centrale del diacono Giuseppe Colona, dell'Ufficio di Pastorale Sociale della diocesi di Roma, sul tema: Ministero diaconale e nuova evangelizzazione.
Sintesi dell'intervento:
Il mandato evangelizzatore del diacono (reso evidente dalla consegna dei libri sacri nel rito di ordinazione);
Il nuovo contesto culturale (fenomeno di grande attualità dove il cristianesimo non è più visto come forza storica in grado di unificare vita e cultura; anzi il subconscio culturale è contro l'umanesimo cristiano, ritenuto incapace di illuminare una via di progresso);
La nuova evangelizzazione (evangelizzare di nuovo una società ormai secolarizzata; evangelizzare poi in "modo" nuovo, da nuovi pulpiti, come il web e la rete; verso nuovi interlocutori, che sono il 90% che non frequenta più la chiesa; con un nuovo linguaggio, quello che parla al cuore con testimonianze esplicite e segni profetici; rivolto alle nuove generazioni, con nuovo metodo, dove unire "insieme" Parola, Preghiera, Carità; con nuove risorse, con laici formati alla nuova evangelizzazione);
L'anno della fede (dove la fede non si presuppone, ma si propone, si riscopre, si proclama, rivolta all'uomo che ha nostalgia di Dio);
Il cortile dei Gentili (senza dogmatismi e senza proselitismi, uno spazio di dialogo, dove gli uomini possano in qualche maniera agganciarsi a Dio);
La missio ad gentes (dove l'andare in missione, in una realtà culturale e sociale diversissima dalla nostra, diventa un'autentica scuola di "nuova evangelizzazione");
La bellezza e la gioia della fede (esplicito riferimento al documento Porta fidei, dove si legge: "metter in luce la gioia e il rinnovato entusiasmo dell'incontro con Cristo" [n.2], "illustrare a tutti la forza e la bellezza della fede" [n.4], "riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l'entusuasmo nel comuinicare la fede" [n.7], "la fede ... quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia, ... allarga il cuore" [n.7], "le prove della vita... sono preludio alla gioia e alla speranza cui la fede conduce" [n.15]);
Linee di impegno pastorale (un'agenda-decalogo su cui impegnarci per annunciare la bellezza e la gioia della fede).
Il dibattito che ne è seguito, con apporti dalle varie diocesi, si concludeva con tre domande apparentemente inusuali, ma dietro alle quali si intravede una visione seria del diaconato, di estrema attualità:
- Come mai il primo martire fu proprio un diacono? (rapporto tra la diaconia e il dare la vita, non essere dei funzionari);
- Perché furono ordinarti i Sette? (non tanto quali specialisti addetti alle mense, ma quali uomini "pieni di Spirito Santo" in una situazione "critica" della chiesa delle origini, dove erano sorti dei "malcontenti", una sorta di divisione culturale strisciante tra greci ed ebrei);
- Cosa di tremendamente serio sta vivendo oggi la Chiesa? (in una perdita sempre più crescente di credibilità e di attrattiva).
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