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venerdì 13 aprile 2012

La nostra vita con il Risorto


II domenica di Pasqua (B)

Appunti per l'omelia

"La sera di quel giorno, il primo della settimana… Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa…" (Gv 20,19.26). Una indicazione cronologia con un significato ben preciso: c'è un tempo privilegiato in cui la comunità dei discepoli può incontrare Gesù risorto. È questo il Giorno del Signore!
"Viene Gesù"! Verbo usato tre volte in questo testo di Giovanni (Gv 20,19-31), due al passato ed una al presente nel testo originale. In realtà Gesù ha inaugurato una sua presenza definitiva nella comunità dei credenti, una presenza nuova, non più condizionata dal tempo e dallo spazio. In altre parole, non è che Gesù visita i suoi ogni tanto e poi se ne va. No, il Risorto è ormai presente in modo ininterrotto in mezzo ai suoi. Alle volte possono "vederlo" e li educa a riconoscerlo presente anche quando è invisibile. Si tratta per noi, come dice sant'Ambrogio, di percepire come "l'alito della sua presenza", cogliendo il suo sguardo personale su ciascuno, avvertendo il suo "respiro", cioè lo Spirito Santo, mentre ce lo dona.
Il Risorto mostra i segni della sua Morte, le mani ed il costato, segni dell'amore immenso con cui ci ha amato. Questi segni "glorificati" sono la testimonianza che nella Vita rimane solo l'Amore; e solo quello si vede ed è quello che dà senso al tutto.
In quelle piaghe brilla l'infinita misericordia di Dio, l'amore che ha vinto la morte!
Ed in quella scopriamo e riceviamo i doni che il Signore risorto ci ha elargito:
La pace, "Pace a voi!". Non un semplice saluto, non solamente la cessazione dell'inimicizia con Dio e tra di noi. Ma il dono della pienezza della comunione con Dio e tra gli uomini.
La gioia, "I discepoli gioirono al vedere il Signore". La gioia stessa del Risorto riversata in loro. Quella stessa gioia che sperimentiamo, o che dovremmo sperimentare, ad ogni Eucaristia domenicale.
Lo Spirito Santo, "Soffiò e disse: Ricevete lo Spirito Santo". Il dono per eccellenza che il Risorto ci fa nell'incontro domenicale, come ai primi discepoli. È il gesto di Dio, quando all'inizio della creazione ha formato l'uomo; è il gesto che Gesù compie rendendoci nuove creature, rigenerandoci.
La missione, "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Non si può fare esperienza del Risorto e non sentirsi inviati da Lui… "Va' dai miei fratelli e di' loro…": continuare l'opera di Gesù, riconciliando gli uomini con Dio e tra di loro, perdonando i peccati.
La fede, "Non essere incredulo, ma credente… Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto". È nella fede che possiamo riconoscere il Risorto presente fra noi, ricevere i suoi doni, adempiere alla sua missione. Egli, ad ogni incontro domenicale, ravviva la nostra fede!

Non è la fede di chi crede solo se vede e tocca, cioè di chi crede solo in se stesso, non credendo nemmeno alla parola degli amici, ma è la fede che nasce dal nostro rapporto personale con Gesù, il Risorto, vivo ed operante oggi in noi e tra noi.
Ancora una volta ci troviamo ad affermare che la "vita" si riceve donandola, che occorre "uscire da sé", dal proprio io, per incontrare l'altro, che in ultima istanza è l'Altro, il Risorto, in qualunque forma Egli voglia presentarsi.
In altre parole, occorre essere sempre nell'amore!



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto (Gv 20,29)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
di Marinella Perroni (VP 2012)
di Claudio Arletti (VP 2009)
di Enzo Bianchi



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