Epifania del Signore (C)
Appunti per l'omelia
La Chiesa celebra, con la solennità dell’Epifania, la Manifestazione del Figlio di Dio a tutte le genti, rappresentate dai Magi che non appartenevano al popolo di Israele. Essi, all'apparire della stella si mettono in cammino attirati da Qualcuno che li attendeva a Betlemme. Quel Bambino, manifestazione vivente di un Dio che non fa preferenze di persone, è punto di convergenza dell'anelito di tutti i popoli, che rende possibile la fratellanza universale.
Dio che, parzialmente e in modi diversi, si era rivelato nella natura e nella storia, ora si è manifestato pienamente in Gesù. In Lui Dio ci ha detto tutto e donato tutto, anzi, si è detto tutto e si è donato tutto. Gesù è la rivelazione palpabile, definitiva di Dio, che è Amore, in quello che dice e che fa: «Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv 14,9); manifestazione riservata non a un popolo privilegiato, ma a tutti gli uomini e le donne di tutti i tempi.
I Magi, che non sono ebrei, con ogni probabilità sono sapienti, studiosi degli astri, scrutando i quali cercano di discernere la volontà di Dio; provengono dall'Oriente. Rappresentano tutti i pagani, chiamati a credere in Cristo. Essi inaugurano il pellegrinaggio di tutti i popoli, come annunciato dal profeta Isaia (cf Is 60,1-6), verso Gerusalemme, la città tutta luce, perché riempita dalla presenza del Signore. Qui nell'incontro con Lui si ritrovano fratelli e si scambiano le ricchezze della loro cultura e delle loro tradizioni. Questa nuova Gerusalemme è la Chiesa, dove è presente Gesù: in Lui Dio si manifesta e si fa incontrare.
È un dono carico di una grande responsabilità. Nei nostri confronti innanzitutto. Ci sono, infatti, comunità cristiane che assomigliano alla Gerusalemme inondata di luce e polo di attrazione per molti che vengono da lontano, ma non sa vedere la luce in cui è immersa, non sa vedere i doni che ha. È il caso di comunità che si trascinano stancamente e di singoli cristiani che cercano, magari chissà dove, una verità ed un tesoro che qui hanno a disposizione ma non sanno vederli.
Ed anche responsabilità verso tutti gli altri, specialmente verso i molti che sono in ricerca seria della verità: riescono a vedere la luce di Cristo oppure non la nascondiamo o non la lasciamo filtrare attraverso la nostra parola e la nostra vita?
Il viaggio dei Magi è immagine del cammino di fede e di speranza che l'uomo di ogni tempo intraprende verso Dio. Dio infatti ha messo nel cuore di ognuno una insopprimibile nostalgia di poterlo incontrare. Il racconto evangelico evidenzia il contrasto tra i "lontani", i Magi che cercano e trovano il Salvatore, ed i "vicini", Erode e gli abitanti di Gerusalemme. In questi la notizia portata dai Magi, invece di suscitare gioia, provoca turbamento… nessuna voglia di cambiare le proprie abitudini, nessuna voglia di un cammino diverso.
La stella che guida i Magi, in definitiva, è simbolo di Cristo luce del mondo. Egli chiama gli uomini a sé attraverso una grande varietà di segnali e di indicatori luminosi… In primo luogo è la Parola di Dio la stella che dà gioia, è il Vangelo che conduce direttamente al Salvatore Gesù.
Ma, secondo il racconto evangelico, l'incontro pieno col Salvatore avviene nella "casa", che è la Chiesa: «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono» (Mt 2,11). Qui c'è il Bambino, cioè il Signore Gesù, con Maria sua Madre, che è figura e modello della Chiesa. Da lei la Chiesa apprende continuamente l'arte di essere madre di Cristo, cioè di generarlo e di donarlo a tutti.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Siamo venuti ad adorare il Signore (Mt 2,2)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Marinella Perroni (VP 2012)
• di Claudio Arletti (VP 2009)
• di Enzo Bianchi
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