«L’elemosina deve essere nascosta, “resti segreta” (cfr Mt 6,3-4). Non ci si deve vantare delle proprie buone azioni, per non rischiare di essere privati della ricompensa celeste (cfr Mt 6,1-2). …”vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16). Tutto deve essere compiuto a gloria di Dio e non nostra; (…) evitando che ogni gesto di aiuto al prossimo si trasformi in un mezzo per porre in evidenza noi stessi. Se nel compiere una buona azione non abbiamo come fine la gloria di Dio e il vero bene dei fratelli, ma miriamo piuttosto ad un ritorno di interesse personale o semplicemente di plauso, ci poniamo fuori dell’ottica evangelica.
L’elemosina, espressione concreta della carità, esige l’interiore conversione all’amore di Dio e dei fratelli, ad imitazione di Gesù Cristo. A ben poco serve donare i propri beni agli altri, se per questo il cuore si gonfia di vanagloria».
La “gratuità” quale caratteristica peculiare di ogni diaconia, ad imitazione di Gesù, che “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita”.
Ciò che dono non è più mio, non mi appartiene più; me ne sono privato…
L’amore è disinteressato… nemmeno l’amare per essere riamato: non è amore puro!
Gesù si è “svuotato”… e il Padre lo ha “risuscitato”!
Amare “nel segreto” significa per me far trasparire solo quello che viene da Dio, amare in modo soprannaturale, vedere Gesù nel prossimo (che è poi mio fratello!!!); in altre parole: essere Gesù, far da Gesù. Gesù nel mistero del suo abbandono è il “nulla d’amore” che si dona, affinché noi “siamo”!
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