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lunedì 3 marzo 2008

Quaresima (1)


Durante questa Quaresima ho cercato di confrontarmi con il Messaggio di Benedetto XVI, “Cristo si è fatto povero per voi” (2 Cor 8,9), traendone luce e cercando di applicarlo alla mia vita.
Riporto alcuni passi…

«La Quaresima ci stimola a riscoprire la misericordia di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i fratelli».

È un abisso l’amore di Dio per noi, per me! Posso testimoniare in sincerità che la mia vita non è stata altro che un progressivo svelarsi ed una presa di coscienza sempre maggiore di questo Amore… per me. Come se esistessi solo io! La cosa più sconvolgente è che Dio mi ha preso così come sono e mi ha introdotto nei suoi segreti, svelandomi, per quel poco che sono capace di accogliere, il “segreto” del suo Amore: il Suo “Abbandono” consumato per noi.
Solo pensando a come Dio mi ama, riesco ad amare il mio prossimo, a credere che come Dio ha sostenuto me, così Lui “esprimerà” Se stesso nell’altro. In ultima analisi, amare il mio prossimo è riconoscere in me l’Amore di Dio operante.

«L’elemosina rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno, un esercizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni terreni. (…) Ci educa a venire incontro alle necessità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo… Non siamo proprietari bensì amministratori… I beni non vanno considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo. (…) È chiaro il monito di Gesù verso chi possiede e utilizza solo per sé le ricchezze terrene...
“Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il proprio fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio?” (1 Gv 3,17)».

Ci sono alcune frasi che espressamente mi richiamano il mio “dover essere”, come cristiano e come diacono: il distacco dai beni non fine a se stesso, ma per la carità; la povertà non per se stessa, ma per la condivisione, per la comunione. Non tanto privarmi dei beni, quanto metterli in comune.
La condivisione dei beni, sia materiale che spirituale, fa essere “comunità”, la sostiene, la sviluppa, la fa nascere.
La povertà per l’unità! …perché se la carità non porta all’unità, è “cembalo risonante”.

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